«Io, mamma di Francesco, vittima della strage dei treni. Sono salita su quel vagone, volevo vedere quello che ha visto lui»

«Io, mamma di Francesco, vittima della strage dei treni. Sono salita su quel vagone, volevo vedere quello che ha visto lui»
di Alba DI PALO
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Giovedì 13 Luglio 2023, 07:48

«Volevo vedere cosa ha visto lui poco prima di morire. Volevo solo capire cosa è successo e sono arrivata alla conclusione che nessuno si è reso conto di quanto stava accadendo». La voce di Angela Iodice è dolce nonostante sia incrinata da un dolore che da sette anni le lacera il cuore. Suo figlio Francesco, il 12 luglio 2016, era in treno. Viaggiava diretto ad Andria con i suoi sogni in spalla e la voglia di vivere negli occhi. Sono bastati pochi minuti per far sorgere il buio sulla sua vita, sul suo futuro. La sua mamma ha voluto compiere la stessa tratta a bordo del mezzo che sfiora il chilometro 51, quello che ha visto spezzarsi 23 vita e graffiarne atre 51.
«Il personale di bordo è stato gentile - racconta - quando ho spiegato chi fossi e ho chiesto che il treno fischiasse al chilometro 51, mi ha assecondato: per me è stato davvero importante». «Ho visitato anche la cabina del macchinista e ho potuto capire come corre veloce il treno e che quel botto era davvero inevitabile quando i due mezzi ormai erano l'uno di fronte all'altro mormora- Se pure i macchinisti hanno provato a frenare quella corsa, a impedire che quei giganti di acciaio potessero scontrarsi e incastrarsi tra loro, era impossibile evitarlo». Angela ha accanto a sé Vincenzo, suo marito e padre dei suoi figli. «Lei ha avuto il coraggio di salire su quel treno che a me è mancato», sussurra. Troppo grande ancora lo strazio per aver perso Francesco. E troppa è la delusione per la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Trani che ha condannato il capostazione in servizio ad Andria, Vito Piccarreta e Nicola Lorizzo, capotreno del convoglio ET1021 partito da Andria e diretto a Corato, mentre ha assolto gli altri imputati, tra cui i vertici di Ferrotramviara, la società di trasporti ferroviaria che gestisce la tratta.

Errore umano

«Sapevamo già dal giorno successivo all'incidente che era stato un errore umano - sostiene Angela - ma chi doveva garantire la sicurezza della tratta? Non ci fermiamo. Non può finire così». E non finisce neppure l'amore per Francesco: ieri sul muro di largo Baione che costeggia la nuova fermata ferroviaria "Corato sud", è stato inaugurato un murale che racconta il suo ultimo anno di vita.

A volerlo, è stata l'associazione nata in sua memoria.

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