Renzi alla direzione Pd: «Mi volete fuori? Convocate congresso e vincetelo»

Renzi alla direzione Pd: «Mi volete fuori? Convocate congresso e vincetelo»
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Lunedì 4 Luglio 2016, 15:40 - Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 17:05

Il referendum è cruciale «non per i destini di qualcuno ma per il futuro della credibilità della classe politica italiana». Lo ha detto Matteo Renzi in direzione Pd. «Ci sono 400mila firme, ne mancano ancora un centinaio per arrivare all'obiettivo». 


«Avverto la responsabilità di questo passaggio molto importante per il nostro partito e per la nostra comunità. Vorrei offrire un'occasione di dialogo molto sincera, profonda e franca - ha aggiunto Matteo Renzi, aprendo il suo intervento - La direzione si svolge dopo le amministrative che non sono andate bene, ma anche dopo Brexit, dopo la più grande strage di civili italiani all'estero, dopo un G7 chiave per la comunità internazionale e dopo la mobilitazione, ognuno avrà le sue opinioni, sulle tasse, tutto mentre si raccolgono le firme sul referendum costituzionale». 

«C'è qualcuno tra voi che pensa sinceramente che, dopo che la legislatura è nata e ha fatto ciò che ha fatto, in caso di 'nò al referendum, il presidente del Consiglio, e io penso anche il Parlamento, non ne possa prendere atto?». 

«Il problema del referendum è quel che accade all'Italia e alla classe politica. Non in una logica di minaccia, del "ricordati che devi morire" o dell'andrà tutto male. Altri stanno dicendo che in caso di sconfitta c'è la recessione, ma non è la mia linea. Io faccio il discorso in positivo: con il "Si" si aprirebbe la più bella pagina di autoriforma di una classe politica in occidente». 

Il G7 del 2017
«Nel G7 di Taormina, il 26 e 27 maggio 2017, dal teatro greco cercheremo di lanciare i valori della nostra cultura come risposta anche agli estremismi, insieme al nuovo presidente o - io spero - alla nuova presidente degli Usa, e ai Paesi del G7». E nei prossimi 12 mesi, per l'Italia sarà «triplete»: dopo il G7 il Consiglio sicurezza dell'Onu e poi la celebrazione dei Trattati europei a Roma. 

Dinamiche interne
«Sono pronto ad ascoltare, ma anche a difendere la dignità di questa comunità, l'unica in cui si discute in modo franco e per questo viene rappresentata in modo macchiettistico. Litigano tutti i partiti e quelli che lo sono in modo meno tradizionale lo fanno ancora di più, ma al chiuso delle stanze. Il punto è che loro fingono di essere una falange e appaiono come tali, mentre noi valorizziamo troppo spesso ciò che ci divide». 

«C'è fuori un mondo che chiede al Pd se ha le idee chiare, quella che si apre è una stagione difficile e affascinante nella quale scommetto sul fatto che il Pd possa essere protagonista e non comparsa».

«Si pone un tema di organizzazione del partito - ha aggiunto - Alla nostra straordinaria militanza dobbiamo un modello organizzativo che non ricalchi gli errori del passato. Finché lo guido io, le correnti non torneranno a guidare il partito, lo dico innanzitutto ai renziani di stretta osservanza, della prima o seconda ora o a quelli last minute. Non c'è garanzia per nessuno in questo partito, a iniziare da me. Girate, ascoltate, fate i tavolini. O state in mezzo alla gente o voi e noi non abbiamo futuro».

«Volete che io lasci? Non avete che da chiedere un Congresso e possibilmente vincerlo, in bocca al lupo», ha concluso. 

Elezioni comunali
«Ai ballottaggi abbiamo perso qualche città. Succede a volte. I candidati si scelgono con le primarie e le alleanze le scelgono i territori: dare una lettura nazionale richiede molta fantasia». Ma sulla questione, il premier chiede di evitare la leggerezza. «Trovo superficiale raccontarlo con tanta supponenza e sfrontatezza», spiega ancora il premier che, su eventuali problemi di linea politica del Pd, sottolinea: «Non mi pare che il Pd pugliese possa essere considerato in linea con quello nazionale e non mi pare che in questo passaggio elettorale il Pd pugliese abbia avuto risultati dissimili da quello nazionale».


Comunque, secondo il premier «ci sono dati positivi come quello della Lombardia, e dati negativi come il Piemonte. Davvero possiamo dare un giudizio nazionale quando a Novara si perde e a Varese si vince. Io non credo ma mi apro alla discussione».

La strage di Dacca
Il terrorismo va combattuto «con le armi dell'intelligence» ma anche con «la difesa dei nostri valori» a partire dall'educazione. 

Brexit
«Ciò che è accaduto su Brexit farà più male ai britannici che a noi, in fin dei conti. È un clamoroso errore del Regno Unito, l'Ue può cogliere l'occasione del referendum britannico per scrivere una pagina nuova. Credo che sarebbe un errore rispondere a quello che è accaduto in Gran Bretagna, sanzionando Spagna e Portogallo».

«Noi lo diciamo da tempo che l'Ue così com'è non va - ha spiegato il premier - All'inizio del 2016 molti giornali del cosiddetto establishment scrivevano che io, prendendo di punta l'Ue avrei terminato la mia esperienza politica. Ma la flessibilità non è una concessione all'Italia ma dovere di buon senso per l'Ue».

Banche

«Noi i risparmi li salviamo nonostante le regole Ue fatte permettendo ai Paesi di mettersi in regola quando noi non l'abbiamo fatto». Matteo Renzi si sofferma sul tema delle banche definendo «assolutamente ingiustificate e indecenti le polemiche fatte anche da alcuni di noi» sulla scia della «demagogia grillina». «Salvare i correntisti non significa fare gli interessi delle lobby dei poteri forti», aggiunge Renzi ribadendo di «aver fatto tutto ciò che serviva».

«Se la misura sulle Popolari fosse stata presa nel 1998, con ministro del Tesoro Ciampi e direttore generale del Tesoro Draghi, la questione delle Popolari non si sarebbe posta come si è posta», a cominciare da quelle «venete. Noi abbiamo tolto la politica dalle banche, se si fosse fatto prima non ci sarebbero stati guasti come quello del Monte dei Paschi di Siena» e «guardiamo a testa alta chiunque».

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