Alessia Pifferi parla in aula per 10 minuti: «Sono stata molestata a 10 anni. Mio padre era violento. Non ho ucciso mia figlia Diana, non sono un mostro»

La 38enne è stata arrestata nel luglio del 2022 per aver lasciato morire di stenti la piccola figlia Diana di soli 18 mesi

Alessia Pifferi, in aula la 38enne accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia: «Non l'ho uccisa». Respinta integrazione della perizia psichiatrica
Alessia Pifferi, in aula la 38enne accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia: «Non l'ho uccisa». Respinta integrazione della perizia psichiatrica
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Venerdì 12 Aprile 2024, 16:02

Torna in aula oggi Alessia Pifferi, la 38enne arrestata nel luglio del 2022 per aver lasciato morire di stenti la piccola figlia Diana di soli 18 mesi, avendola abbandonata in casa da sola per sei giorni. L'avvocato Alessia Pontenani sta basando la sua strategia difensiva su una perizia psichiatrica secondo cui la Pifferi sarebbe stata già seguita tra i 6 e gli 11 anni dai servizi di neuropsichiatria infantile territoriale e aveva avuto già «una diagnosi funzionale di turbe psichiche e gravi ritardi cognitivi», certificata «da una cartella clinica che abbiamo recuperato grazie al Policlinico». Di conseguenza, è stata richiesta ai giudici un'integrazione della perizia psichiatrica, che aveva già certificato la capacità di intendere e volere della donna. La difesa punta a ribaltarne l'esito e a dimostrare il grave deficit cognitivo di cui la 38enne avrebbe sofferto fin da bambina. 

La richiesta respinta

Il pm Francesco De Tommasi ha chiesto il rigetto della richiesta della difesa per «mettere la parola fine» a questa fase di accertamento psichiatrico, anche perché questa documentazione «non può cambiare la conclusione della perizia», dal momento che dalle carte non si evincono «quali siano problemi patologici ma si parla solo di problemi di apprendimento, una situazione molto diffusa tra i bambini». E ancora: «Noi dobbiamo giudicare Pifferi oggi e cosa ha fatto in quella settimana maledetta». La Corte d'Assise di Milano ha respinto la richiesta della difesa di Alessia Pifferi di integrare la perizia psichiatrica, che aveva già escluso vizi di mente, con nuova documentazione.

Quelle carte, recuperate e prodotte dalla difesa, sono state comunque acquisite agli atti del processo dalla Corte, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, che ha spiegato però che l'integrazione di perizia non appare in assoluto necessaria.

Le dichiarazioni in aula della Pifferi

«Voglio dire davanti a tutta Italia che non ho mai voluto far del male a mia figlia, non l'ho uccisa, non mi è mai passato per la mente di uccidere mia figlia, non è stata una cosa premeditata». Sono le parole pronunciate spontaneamente da Alessia Pifferi nell'aula del processo in corso a Milano, prima della requisitoria del pm. «Non sono un assassino o un mostro, ma sono solo una mamma che ha perso la sua bambina, mai ho pensato che potesse accadere una roba del genere alla mia bambina». E ancora: «Non c'è minuto o giorno in cui non penso a mia figlia Diana, non ho mai negato a mia sorella di vederla. Diana è venuta al mondo all'improvviso, non sapevo di essere incinta, l'ho accettata è stata il regalo più bello che la vita potesse regalarmi». Per quanto riguarda la sua salute mentale: «I miei familiari sapevano delle problematiche che avevo ma non mi hanno mai detto nulla, se crescendo me ne avessero parlato non so che metodo di cura avrei potuto fare ma mi sarei curata e penso che oggi sarei ancora con Diana e non ci troveremmo in questa situazione drammatica» aggiunge nel suo intervento durato circa dieci minuti. «Sto già pagando il mio ergastolo avendo perso la mia bambina». 

Le rivelazioni sulla sua infanzia 

Pifferi nelle sue lunghe dichiarazioni è partita dall'«infanzia di bambina sempre isolata, senza amici» con «l'insegnante di sostegno» e ha parlato del padre che «aveva un carattere violento e spesso picchiava anche mia mamma e io assistevo a queste sceneggiate e ho subito - ha aggiunto - anche un abuso sessuale verso i 10 anni, ma non l'ho mai detto alla mia famiglia perché temevo di non essere creduta». Ha fatto anche il nome della persona che avrebbe abusato di lei. «Mi hanno tolto da scuola mentre frequentavo un corso di operatrice sanitaria, perché dovevo accudire mia madre che stava male». E ancora: «Io vivevo con pochissimi soldi. Tutti gli uomini che ho avuto mi prendevano in giro e giocavano con me». 

La requisitoria del pm

La «tragica morte della piccola Diana» inizia il 14 luglio del 2022 e si conclude il 20 luglio, «stiamo parlando di sei giorni in cui la figlia dell'imputata, di appena un anno e mezzo, resta sola in casa senza nessuno, senza nessun tipo di assistenza e cura, senza un'alimentazione adeguata, senza cibo, acqua o latte che possa assicurarle la sopravvivenza». Inizia così la requisitoria del pm di Milano Francesco De Tommasi che si appresta a chiedere la condanna di Alessia Pifferi, la madre accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia. Per una bambina di un anno e mezzo «sei giorni è un'eternità» e così, in una culletta, «si conclude la parabola triste, sfortunata, di questa bambina» che ha «patito sofferenze atroci, terribili, che si è spenta lentamente all'esito di un processo di progressivo indebolimento delle funzioni vitali fino a perdere la vita». Diana era sola in casa «perché la madre invece di adempiere ai propri dovere, stare accanto alla figlia, l'ha lasciata sola ed è corsa dal suo compagno» aggiunge. «Oggi ci è venuta a dire che non è un'assassina, ma allora perché ha voluto sempre giustificare con tutti che la bimba non era sola in casa?», ha aggiunto il pm. «Sapeva benissimo che era una cosa che non si fa, lo sa anche un bambino che è un comportamento gravissimo».

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