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Professor Marcello Cecchetti, lei rappresenterà la Regione Puglia alla Consulta nel ricorso presentato contro il piano di dimensionamento scolastico predisposto dal Governo. Questo braccio di ferro giudiziario è una anticipazione di quanto potrà accadere con il varo dell’Autonomia differenziata oppure si tratta di due temi che, secondo lei, corrono paralleli e vanno tenuti distinti?
«La scuola è un tema molto complesso. A tutt’oggi il personale scolastico è rigorosamente statale, solo che le funzioni amministrative del settore scolastico sono attribuite per lo più in capo alle Regioni e ciò determina alcune evidenti anomalie che non si registrano in altri settori come, ad esempio, quello del sistema sanitario. La prospettiva dell’Autonomia regionale differenziata non è di per sé un pericolo ma una grande opportunità, se costruita in modo attento e non per slogan. Il punto vero è assicurare a tutti una piattaforma di servizi e di diritti garantiti in modo uniforme dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, poi se c’è chi è in grado di fare meglio e di più che lo faccia, perché ostacolarlo? Ma il livello essenziale di garanzia dei diritti deve essere lo stesso per tutti, dunque fissato e controllato dallo Stato. Non a caso la stessa legge di bilancio per il 2023 ha condizionato l’attuazione del regionalismo differenziato all’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei relativi costi e fabbisogni standard».
Quali sono gli argomenti alla base del ricorso sul dimensionamento scolastico?
«Contestiamo, in particolare, i commi 557 e 558 dell’art. 1 della legge di bilancio per il 2023, con i quali il legislatore statale prevede la disciplina per rideterminare il contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi amministrativi.
Cos’altro?
«Ci sono anche censure “accessorie”, relative per esempio al fatto che sono gli Uffici scolastici regionali, ovvero amministrazioni statali, sentite le Regioni, a ripartire i dirigenti fra gli istituti del territorio. Si tratta, invece, di una competenza che non richiede affatto l’esercizio unitario da parte dello Stato e che pertanto si pone in violazione diretta delle prerogative costituzionali delle Regioni in tema di titolarità ed esercizio delle funzioni amministrative. C’è poi il nodo dei risparmi che scaturiranno dalla ridefinizione del contingente organico dei dirigenti e dei direttori dei servizi scolastici».
Le Regioni contestano di non avere voce in capitolo sulla ripartizione delle risorse risparmiate con gli accorpamenti previsti dal piano. È così?
«Esatto. I risparmi confluiscono in un fondo destinato a finanziare i servizi e gli istituti scolastici, ma non è previsto alcun coinvolgimento degli enti regionali in sede di Conferenza unificata. Sarebbe sempre il Governo a decidere unilateralmente, pur trattandosi di un fondo istituito nella materia regionale dell’istruzione. C’è poi un problema che guarda al futuro e alla prospettiva del sistema scolastico».
Quale?
«Il comma 557 introduce una norma che prevede che il contingente del personale scolastico venga ridotto anno dopo anno a partire dal 2024. L’organico non potrà mai essere aumentato: ci sarà una riduzione progressiva del numero di dirigenti e di direttori dei servizi amministrativi che vincolerà le Regioni anche negli anni a venire e a prescindere da un potenziale aumento della popolazione scolastica, che nessuno può escludere».
Quando pensa si esprimerà la Corte costituzionale?
«Il ricorso della Regione Puglia è iscritto al n. 7 del 2023. Verosimilmente entro l’anno potremmo avere la sentenza».
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Quotidiano Di Puglia