«Strigliati dai prof per restare a casa»: al Miur il dossier con le segnalazioni delle famiglie

«Strigliati dai prof per restare a casa»: al Miur il dossier con le segnalazioni delle famiglie
«Ma vi rendete conto che io rischio la vita per venire in classe e fare lezioni a voi che non avete scelto di stare a casa come gli altri?». Una strigliata a muso...

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«Ma vi rendete conto che io rischio la vita per venire in classe e fare lezioni a voi che non avete scelto di stare a casa come gli altri?». Una strigliata a muso duro, urlata da una maestra di scuola elementare all'indirizzo di due bambini di quinta di una scuola pugliese. L'ultima segnalazione in ordine di tempo risale a ieri mattina. E vedrebbe loro malgrado protagonisti due piccoli alunni, colpevoli solo essere tornati a frequentare le lezioni in presenza. Ma episodi analoghi e relativi a pressioni più o meno insistenti esercitate di persona come anche a mezzo chat e messaggi vocali - all'indirizzo di studenti e famiglie che alle lezioni in remoto da casa (Ddi) hanno preferito la didattica in presenza da settimane ormai vengono denunciati a La Scuola che vogliamo Scuole diffuse di Puglia che riunisce circa sessantina di comitati di genitori, docenti, pedagogisti, cittadine e cittadini attivi in tutta la Puglia. «E tutte le segnalazioni, circa un centinaio al momento, sono già confluite in un dossier che sarà inviato nei prossimi giorni al Ministero dell'Istruzione» annuncia la portavoce del Comitato regionale Terry Marinuzzi.

 

Il dossier 


Un faldone del quale farebbero parte non solo stralci di chat e messaggi audio partiti dai telefonini di qualche insegnante all'indirizzo degli alunni. Ma anche circolari firmate dai dirigenti di alcune scuole pugliesi che, pur ricordando la possibilità garantita per Decreto di tornare a frequentare le lezioni in presenza, avrebbero sponsorizzato l'opzione della Ddi garantita dalle ordinanze pugliesi.
Si tratterebbe di alcuni casi limite in tutta la Puglia, va specificato a tutela di centinaia di presidi e di più di 80mila docenti che da marzo dello scorso anno nonostante i limiti e le difficoltà imposte dalla pandemia vanno avanti a fare il proprio lavoro con professionalità, senso del dovere e coscienza. Eppure, da Bari a Lecce le anomalie non mancherebbero. «I professori dei miei figli hanno scoraggiato in tutti i modi il rientro in classe, con messaggi minatori, telefonate private e minacce di interrogazioni e verifiche a tappeto per chi avesse osato presentarsi in classe. Lo so che ci sarebbe da denunciare, ma sono francamente esausta, stanca di combattere contro un sistema che autorizza e rende possibile anche queste cose» si sfoga una mamma pugliese sulla pagina Facebook del Comitato. Un commento che fa il paio con numerose segnalazioni analoghe sul tema. Ed è sintomo evidente del caos con il quale ormai da mesi si ritrova a fare i conti la scuola pugliese. Ma anche e soprattutto, di un malessere diffuso che accomuna le famiglie degli studenti e il personale della scuola.

 

I due fronti 

 

Da una parte, i genitori sin dallo scorso ottobre sono chiamati ad assumersi la responsabilità di mandare o meno i figli a scuola. Dall'altra, presidi e insegnanti restano in trincea. E alla base di alcuni atteggiamenti tutt'altro che deontologici, se non perfino illegali, ci sarebbe il timore da parte di qualche docente di contagiarsi a scuola. Da qui, dunque, il pressing sugli studenti a rimanere a casa. Ma tant'è.


«Dietro questi episodi forse si celano alcuni docenti che non si sentono implicati nella relazione educativa ma non hanno attitudine a rapportarsi con i bambini e i ragazzi - rimarca la portavoce del Comitato - La maggior parte degli insegnanti pugliesi che in questi mesi hanno svolto con coscienza e professionalità il proprio lavoro si sono assunti lo stesso rischio di contagio. Eppure sono andati avanti senza esitazione. Di contro, qualcuno si è accomodato sulla Ddi e la presenza degli studenti in classe arriva addirittura a dare fastidio. Questo è un delitto che genera un danno per intere generazioni di studenti. C'è poi un altro aspetto fondamentale: il governo ha stabilito che la scuola deve tornarne in presenza. Ecco perché riteniamo che della questione ora debba essere interessato il Miur». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia