Salento, botte al dipendente e rapina alle Poste: cade l’aggravante della mascherina chirurgica

Salento, botte al dipendente e rapina alle Poste: cade l’aggravante della mascherina chirurgica
Cittadino esemplare fino a quando mise piede nell’ufficio postale di Veglie. Il primo pomeriggio dell’1 giugno dell’anno scorso, erano le 14.45, i sentori del...

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Cittadino esemplare fino a quando mise piede nell’ufficio postale di Veglie. Il primo pomeriggio dell’1 giugno dell’anno scorso, erano le 14.45, i sentori del caldo afoso dell’estate in arrivo erano bene evidenti come pure che le temperature già oltre i 30 gradi avessero mandato in vacanza il Covid: Vito Frisenda, 25 anni, del posto, entrò in quell’ufficio indossando la mascherina chirurgica. Il tempo di raggiungere uno degli sportelli che sferrò un pugno in faccia al dipendente e rapinò 5.000 euro. Condannato a due anni di reclusione, è stata esclusa l’aggravante di avere “commesso il fatto da persona travisata con una mascherina chirurgica”.

La sentenza

La sentenza è del giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Lecce, Marcello Rizzo, che ha accolto la tesi esposta dall’avvocato difensore Luigi Rella tenendo conto che Frisenda avesse confessato quando fu arrestato in flagranza dai carabinieri della stazione quello stesso 1 giugno: la mascherina non servì a travisare il volto poiché vi era l’obbligo di indossarla negli spazi chiusi aperti al pubblico.

Senza quella mascherina Frisenda non avrebbe potuto avere accesso nell’ufficio postale, al di là delle intenzioni malandrine. Né lui e nemmeno chi era lì in veste di utente. La mascherina non era finalizzata a commettere la rapina - siamo sempre sul fronte della difesa - ma ad ottemperare ad una disposizione di legge. Dunque, la pandemia che sta condizionando la vita della popolazione dell’intero pianeta mette sullo stesso piano chi la mascherina la indossa per andare a ritirare la pensione, pagare una utenza o usufruire dei servizi finanziari delle Poste?

Il giudice spiegherà nella motivazione della sentenza il discrimine fra l’osservanza delle norme per contenere la diffusione del Covid e l’uso che intese farne Frisenda quando urlò al dipendente “Mi devi dare i soldi” e lo prese a pugni (ed qualche pugno lo ricevette anche lui). Non v’è traccia di giurisprudenza in merito a casi analoghi, hanno appurato gli addetti ai lavori. Dunque, il Tribunale di Lecce tratterà il primo caso in Italia sull’uso della mascherina chirurgica sul volto di un rapinatore. Cinque anni di reclusione ha invocato il pubblico ministero Simona Rizzo anche perché recidivo (ha due recenti condanne irrevocabili), l’avvocato difensore ha chiesto anche il riconoscimento delle attenuanti generiche per lo stato di indigenza e per problemi di salute.

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Quotidiano Di Puglia