Resti umani in un pozzo: ergastolano rivela un caso di lupara bianca di 25 anni fa

Resti umani in un pozzo: ergastolano rivela un caso di lupara bianca di 25 anni fa
Claudio Giorgino era solo un ragazzo quando scomparve. Non era un esponente di primo piano della Sacra corona unita; forse qualche frequentazione sbagliata alle spalle, forse...

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Claudio Giorgino era solo un ragazzo quando scomparve. Non era un esponente di primo piano della Sacra corona unita; forse qualche frequentazione sbagliata alle spalle, forse alcune scelte fatte in quel periodo ne hanno segnato il destino. Ma anche lui finì - come altri - nel triste elenco delle vittime di lupara bianca, ovvero quelle persone uccise dalla malavita organizzata i cui corpi non vengono più ritrovati. Il caso di Giorgino, giovane di Taviano, però, a venticinque anni dalla sua scomparsa, potrebbe essere presto risolto. Nelle scorse settimane, infatti, un uomo che da un quarto di secolo sta scontando l'ergastolo per un altro efferato omicidio di mafia ha indirizzato gli inquirenti verso quella che potrebbe essere stata la tomba di Giorgino: un pozzo nelle campagne di Matino, in località Lazzarello, che ne avrebbe custodito i resti per tutto questo tempo. È stato Angelo Salvatore Vacca, 52 anni, di Racale, a togliere il velo a una vicenda ormai archiviata. E così, proprio nel punto indicato dall'ergastolano, i carabinieri del Nucleo investigativo di Lecce e i vigili del fuoco hanno recuperato quelli che sembrerebbero essere resti umani. Ossa, in sostanza, perché dopo venticinque anni non ci si può aspettare altro.

Toccherà ora agli esami medico-legali disposti dalla Procura stabilire innanzitutto se quei resti siano umani; e soprattutto se siano quelli di Claudio Giorgino. Nei giorni scorsi il pubblico ministero Guglielmo Cataldi ha affidato l'incarico al medico legale Alberto Tortorella e al professore Francesco Introna, direttore dell'Istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari. Ci vorrà tempo. Ma le indicazioni precise e circostanziate date da Vacca sembrerebbero suggerire un cauto ottimismo.
Stando alle poche informazioni che trapelano, sembra che sia arrivato dallo stesso ergastolano l'input a rivelare informazioni così delicate e decisive. L'uomo, forse, ha voluto in questo modo togliersi un peso dalla coscienza, permettendo ai familiari di Giorgino di concedere una sepoltura ai resti del loro caro. Ha dunque contattato il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi della Direzione distrettuale antimafia, e a lui ha detto tutto. Rivelazioni che tuttavia non si inseriscono assolutamente nell'ambito di un rapporto di collaborazione con la giustizia: del resto, Vacca è in carcere da quasi venticinque anni, e non ha alcuna conoscenza delle dinamiche all'interno degli attuali clan della Sacra corona unita.

La condanna all'ergastolo del 52enne di Racale riguarda un altro omicidio. Quello di Luciano Stefanelli, altro elemento di spicco della Scu di quegli anni, quando non si esitava ad eliminare i rivali nell'ascesa al potere del clan. Stefanelli fu ucciso a colpi di kalashnikov nel 1995, a Taviano. Per quell'omicidio, oltre a Vacca, fu condannato - in qualità di mandante - anche Vito Paolo Troisi, anch'egli di Racale, anch'egli ergastolano con un curriculum criminale di tutto rispetto. Gli anni Novanta tornano prepotentemente d'attualità, dunque. E un caso di lupara bianca potrebbe essere risolto a breve.
A.Cel. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia