«Il resort sul lungomare si deve fare. Ci auguriamo che l’imprenditore possa portare a termine il suo investimento, fondamentale per la rinascita della marina leccese». A...
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«Ogni tipo di sviluppo è ben accetto soprattutto quando si parla di alberghi - afferma Alfredo Prete, titolare del Lido York -. Oggi non abbiamo una struttura ricettiva che possa accogliere i turisti. Questo tipo di intervento è fondamentale per il turismo della marina soprattutto perché si rianima una zona del lungomare considerata il centro della marina». L’immobile, da tempo in stato di abbandono, sorge proprio nel cuore del centro di San Cataldo. Difficile non vederlo: basta fare due passi sul lungomare Vespucci per scorgere quel che resta del vecchio “Bellavista”, ormai danneggiato dal tempo e dall’incuria. «Il lungomare deve ritornare a essere vitale - aggiunge Prete -. Rivitalizzare l’intera zona non può non far felici tutti gli imprenditori che operano a San Cataldo».
«Siamo favorevoli a tutti gli investimenti che si possono fare su San Cataldo - afferma Leo Curasi, titolare dell’osteria “Maremosso” e presidente dell’associazione “I Love San Cataldo” -. Maurizio lo conosciamo, abbiamo stima e capiamo che questa situazione non sia stata facile per lui ma deve portare avanti la sua idea, tifiamo per lui». Il progetto iniziale prevedeva, appunto, la nascita di un resort con servizi di lusso per accontentare le richieste dei vacanzieri a cinque stelle. Un’idea di rinascita del litorale non proprio low cost che divide i “colleghi” imprenditori della marina. «Le strategie turistiche si basano sui flussi e sulle capacità attrattive - aggiunge Curasi -. San Cataldo, il polmone azzurro di Lecce, si posiziona in una fascia media. Per questo credo che l’ottica del resort a 5 stelle rischia di essere fuori contesto. Anche perché per resistere deve avere attorno una serie di servizi per soddisfare il turista di lusso che oggi non ci sono». L’Aparthotel, quindi, rischierebbe di essere una «cattedrale nel deserto» secondo alcuni imprenditori che preferirebbero avere, invece, una alternativa più economy: «Si potrebbe riconvertire la struttura - spiega Curasi - con il primo piano adibito ad albergo da tre o quattro stelle e nella parte restante si potrebbe aprire una sorta di centro commerciale con caffetteria e ristorazione. Una struttura così resta in piedi da sola senza bisogno di spa o piscine».
Non tutti gli imprenditori, però, sono favorevoli a una struttura low cost per San Cataldo: «Dobbiamo diversificare l’offerta - afferma Fabrizio Mancarella, titolare dello stabilimento balneare “Lido Mancarella” -. Il marchio Salento ha bisogno di un turismo di élite. In Puglia esiste già questo tipo di turismo». Ben venga il turismo di lusso, quindi: «Nel nostro stabilimento balneare accogliamo già questo tipo di visitatore e siamo costretti a spostarlo su Lecce perché non ci sono posti letto. Per questo lancio un appello al mio collega Maurizio: lo invito a proseguire in questa avventura in modo da aumentare la competitività della nostra marina».
Negli ultimi giorni il dibattito è stato animato. [PALLINOBLU]L’urbanista Vezio De Lucia aveva espresso un concetto importante: «La sostenibilità è l’attenzione a non compromettere il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni future» ed è dunque «il criterio da utilizzare per selezionare gli interventi». Mentre l’imprenditrice Marisa Melpignano aveva sottolineato: «Mi auguro che non si vadano a cercare cavilli creati ad hoc dovuti ad una Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia