Come in un film, nascosti nel caveau: ecco come è stato messo a segno il colpo dell'anno e come sono stati individuati i banditi

Come in un film, nascosti nel caveau: ecco come è stato messo a segno il colpo dell'anno e come sono stati individuati i banditi
Proprio come in “Ocean's Eleven”, primo film della saga firmata dal regista Steven Soderberg e ispirata, a sua volta, alla pellicola del 1960, “Colpo...

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Proprio come in “Ocean's Eleven”, primo film della saga firmata dal regista Steven Soderberg e ispirata, a sua volta, alla pellicola del 1960, “Colpo grosso”. I quattro arresti eseguiti questa mattina dalla Polizia hanno permesso di scrivere la parola fine a un giallo durato due anni: chi ha messo a segno un colpo milionario al caveau della Banca Nazionale del Lavoro di Lecce? Le indagini degli investigatori della Squadra Mobile di Lecce, del Servizio Centrale Operativo, insieme al personale del Servizio Cooperazione Internazionale Polizia, ai poliziotti del commissariato di di Formia (Latina) e alla sezione Polizia Postale di Lecce – con il coordinamento del pubblico ministero Maria Vallefuoco - hanno fornito una risposta a questa domanda ed eseguito quattro misure di custodia cautelare, due in carcere e due ai domiciliari, nei confronti rispettivamente di Piero Fiore, 47 anni di Veglie; Luciano Romano, 44 anni di Formia; Salvatore Mazzotta, 51 anni di Veglie, ma originario di Copertino, rintracciato e arrestato a Linz, in Austria; Marco Salvatore Zecca, 46 anni di Galatina, ritenuto la mente informatica del maxi furto. 

Sono stati loro – secondo la Procura e gli investigatori – a intrufolarsi nel caveau della Banca durante la notte di San Martino, l'11 novembre di due anni fa, mentre la città brindava al vino nuovo. Un colpo studiato in ogni particolare per giorni, con appostamenti, probabilmente anche con accessi ripetuti alla banca per verificare ingressi, uscite, la disposizione e il tipo di allarme presente. Insomma un lavoro da professionisti Lupin che, però, hanno commesso più di qualche errore.

Innanzitutto il Dna: l'indagine della Polizia ha mosso i primi passi subito dopo il furto, quando la Scientifica ha sequestrato ed esaminato alcuni arnesi da scasso, abbandonati dai ladri sul posto per darsi alla fuga, e due bottiglie ritrovate sulla scena. Una bottiglia utilizzata per dai malviventi per fare la pipì e una bottiglia di vino, portata all'interno della banca per ingannare l'attesa o per brindare a San Martino, che ricorreva proprio quella sera. Così è stato possibile estrarre il Dna, in quantità sufficiente a una comparazione, poi effettuata, che ha permesso di riscontrare «la piena rispondenza con quello di Piero Fiore, di addebitare precise responsabilità penali in ordine al reato di furto pluriaggravato in concorso» spiegano dalla Questura. Un indizio determinante, ma non il primo.

A mettere sulle tracce dei quattro gli agenti di Polizia, infatti, sono state innanzitutto le immagini estratte dagli impianti di videosorveglianza della zona di piazza Sant'Oronzo, dove si trova la filiale Bnl. Sono stati così individuati tre mezzi – un Doblò Fiat, una Peugeot 1007 e una Fiat Punto bianca – che proprio nei giorni precedenti il furto, hanno percorso più volte le strade di quel quartiere, sempre una dietro l'altra, “in fila indiana”: si trattava di vetture intestate a una società campana e a familiari di due degli arrestati oggi, Fiore e Romano, entrambi risultati poi pregiudicati, sempre per furto.

Ancora. Il profilo dei malviventi rispondeva a quello di persone con ottime conoscenze in fatto di allarmi, perché l'impianto era stato disattivato, era stato manomesso il sistema Time Look che regola l’apertura della porta blindata antistante il caveau preziosi, dal quale erano state prelevate e svuotate circa 80 cassette di sicurezza per un bottino complessivo pari a poco meno di un milione di euro. Poi, i quattro ladri hanno preso la via della fuga senza portare con sé i borsoni contenenti gli arnesi da scasso e dimenticando sul pavimento anche una parte dei gioielli e del denaro rubati. Una fuga frettolosa, precipitosa, probabilmente causata dall’arrivo dei vigilantes allertati dalla direzione della banca per via del prolungato distacco di rete nell'agenzia.

Ma come sono riusciti a eludere allarmi, porte blindate, accessi regolati a orario? Secondo la pm Vallefuoco – che ha coordinato una indagine complessa e costellata di verifiche, accertamenti, confronti, pedinamenti, intercettazioni ambientali e telefoniche - uno o più malviventi il venerdì, prima dell'orario di chiusura dell’agenzia, sono riusciti ad aver accesso all’area caveau e a rimanervi chiusi all’interno, proprio nell’area preziosi. Ad avvalorare questa ipotesi la presenza, all’interno del caveau, di un armadio metallico, quasi vuoto e abbastanza grande da contenere all’interno una persona di media altezza. 

Monili d’oro, un captatore di frequenze, svariati hard disk e apparecchi cellulari, sono stati sequestrati e verranno ora esaminati: è tutto materiale ritrovato nelle abitazioni di Romano e Zecca durante le perquisizioni domiciliari della Polizia, che ha scritto un finale diverso a questo film.

 

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Quotidiano Di Puglia