Falsi incidenti, in otto finiscono nei guai

Falsi incidenti, in otto finiscono nei guai
Accordi sottobanco fra carrozzieri, periti dell’assicurazione ed automobilisti per far risultare incidenti stradali mai avvenuti ed intascare così i rimborsi delle...

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Accordi sottobanco fra carrozzieri, periti dell’assicurazione ed automobilisti per far risultare incidenti stradali mai avvenuti ed intascare così i rimborsi delle polizze? Sostiene questo teorema l’inchiesta chiusa nei giorni scorsi dal pubblico ministero Antonio Negro e condotta con i finanzieri della sezione “Tutela Economia” del Nucleo di polizia tributaria. Otto gli indagati, cinque i falsi incidenti contestati.

Fraudolento danneggiamento dei beni assicurati per aver falsificato o alterato una polizza oppure la documentazione richiesta per la stipulazione di un contratto di assicurazione, l’ipotesi di reato che ora passerà al vaglio del collegio difensivo per offrire una eventuale ricostruzione diversa dei fatti e sottoporla anche al giudice che in seguito dovrà stabilire se e quali degli attuali indagati mandare a processo.
Al momento l’inchiesta nata dall’esposto presentato dall’assicurazione Generali con l’avvocato Silvio Caroli, vede indagati Antonio Calò, 36 anni, di Lecce, titolare dell’omonima autocarrozzeria di Surbo; i dipendenti Pantaleo Calò, 64 anni, di Surbo, padre di Antonio; Giuseppe De Matteis, 38 anni, di Cavallino; Giuseppe Matrone, 30 anni, di Surbo. I periti incaricati dalla “Generali Business Solution”: Paolo Leo, 68 anni, di Trepuzzi; ed Antonio Piccinno; 50 anni, di Surbo. Ed infine gli automobilisti Oronzo De Luca, 35 anni, di Surbo; ed Alessandro Sabato Vicedomini, 41 anni, di Surbo.
Del primo falso incidente contestato rispondono Antonio Calò, De Matteis e Piccinno: uno scontro fra un furgone Fiat Scudo condotto da De Matteis ed l’Audi Q5 di Calò. Quest’ultimo avrebbe chiesto l’indennizzo e con De Matteis avrebbe sottoscritto il modello Cai (Constatazione amichevole di incidente), Piccino deve difendersi dall’accusa di aver redatto una falsa perizia.
Il secondo incidente falso è contestato al solo Antonio Calò: avrebbe fatto tutto da solo, grazie alla disponibilità in officina di una Renault il cui proprietario sarebbe rimasto all’oscuro di tutto. Un falso incidente con l’Audi Q5 del carrozziere.
Del terzo incidente indicato anche questo del tutto inventato allo scopo di incassare l’indennizzo, rispondono i due carrozzieri Calò, l’automobilista Vicedomini ed il perito Piccinno: uno scontro fra la Daewoo Matiz dei Calò con la Renault Megane di Vicedomini. Lo schema contestato è lo stesso del primo incidente, cambia solo nella parte in cui sostiene che Vicedomini sottoscrisse una autorizzazione per far versare l’indennizzo direttamente all’autocarrozzeria.
Nel quarto incidente ritenuto falso rispondono Antonio Calò, Vicedomini e Piccinno: un sinistro fra la Volkswagen Golf di un automobilista inconsapevole di tutto e la Megane di Vicedomini. Con la consueta procedura per l’indennizzo.
Infine l’ultimo falso incidente contestato in questa inchiesta vede rispondere Antonio calò, Matrone, Leo e De Luca: riguarda il sinistro denunciato fra la Fiat Panda di De Luca ed un moto Ape guidato da Matrone, per ottenere un indennizzo di 2.330 euro. A Leo viene contestato di aver redatto una perizia falsa, a Calò di aver organizzato il sinistro, a De Luca e Matrone di aver sottoscritto il Cai ed al solo De Luca di aver fornito indicazioni alla compagnia assicuratrice di versare l’importo direttamente al carrozziere.

Difesi dagli avvocati Fiorino Ruggio, Enrico Chirivì e Salvatore Leone, gli indagati hanno ora la possibilità di chiedere di essere interrogati o di presentare una memoria per fornire una ricostruzione diversa da quella indicata nell’avviso di conclusione delle indagini. In attesa che la verità sia sancita dal processo. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia