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Forse sarebbe voluto essere un semplice post con uno scorcio di Bari durante la bassa marea, la lingua di sabbia che collega il lungomare ai frangiflutti e la gente che coglie l’occasione per camminare sull’acqua. In una riedizione un po’ dissacrante di ben note immagini bibliche. Il profilo di Pietro Petruzzelli, assessore comunale all’ambiente e allo sport, è invece diventato uno spazio di dibatto, perché la foto ha riportato a galla alcune perplessità su quello specchio d’acqua che fu costruito per garantire un campo da canottaggio durante i giochi del mediterraneo.
L'architetto Spizzico: «Se non si draga il canale diventerà palude»
Tra i primi a commentare la foto c’è stato l’architetto Gianvito Spizzico, già direttore tecnico della Multiservizi che ha ricordato come quello che è sembrato un evento favolistico era già stato anticipato da lui in una relazione nel 2007. «La state prendendo come cosa positiva. Se non si draga il canale di calma e non si rimuove la saldatura tutto il canale diventerà paludoso per mancanza di ossigenazione e ricambio delle acque con conseguente atrofizzazione», ha scritto Spizzico sotto il profilo dell’assessore. Il dragaggio è quell’operazione per cui un fondale marino mobile, per di più quello sabbioso, viene spostato dall’area in oggetto. Può essere utilizzato per riempire le spiagge, nel caso quella su cui varrebbe la pena intervenire sarebbe il lembo di Pane e Pomodoro, oppure può essere rilasciata a largo dello stesso specchio di acqua.
L'assessore Petruzzelli: «Soluzioni allo studio»
Sui pericoli che questo genere di sviluppi potrebbero creare l’architetto ne individua due: «Temo il progressivo insabbiamento di quell’ingresso del canale e quindi la chiusura alle correnti di levante (da sud, ndr) che non porterebbero più acqua ossigenata. Sull’effetto palude non potrei avere davvero una proiezione attendibile, però il livello della sabbia si è alzato di 40 centimetri in 15 anni circa e in un periodo simile non potrà che salire allo stesso modo chiudendo tutto. Le mareggiate di levante spostano quella sabbia, ne basta una di ponente però a rimettere a posto tutto». Nel posto sbagliato però. Il rischio è dunque quello che in concomitanza della spiaggia, unica, in città i frangiflutti creino un imbuto su cui si sta lentamente depositando tutta la sabbia rischiando di chiudere il canale e quindi di impedire il ricircolo dell’acqua. Il comune ha fatto sapere che da tempo si sta ragionando sul destino di quello specchio di mare, immaginando interventi ben più ampi. Tra questi anche il richiesto dragaggio. «È un’operazione lunga, anni fa si poteva prendere la sabbia e ributtarla in mare. Ora ovviamente è vietato, rendendo l’intervento farraginoso sia da un punto di vista amministrativo che economico – spiega Pietro Petruzzelli -. Il nostro obiettivo è quello di prendere in esame quel tratto di costa fino a Torre Quetta e capire se attraverso lo studio delle correnti medio-marine e attraverso una modifica degli scogli frangiflutti si riesce a favorire l’ingresso della sabbia a riva. O proprio a Torre Quetta o un diverso accumulo di sabbia nella zona di Pane e Pomodoro».
© RIPRODUZIONE RISERVATA - SEPA
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