Ilva, minacce all'operaio poeta

Una delle scritte apparse sull'armadietto della vittima
Una delle scritte apparse sull'armadietto della vittima
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Sabato 5 Novembre 2016, 12:59 - Ultimo aggiornamento: 17:20

Insulti e minacce incise sul suo armadietto. Nel mirino di una intimidazione davvero deplorevole Vincenzo De Marco, il dipendente dello stabilimento Ilva, conosciuto come il poeta operaio.
L'uomo ha trovato la sgradita sorpresa l'altro giorno mentre era al lavoro. A qualcuno dei suoi colleghi, evidentemente, non è piaciuto il contenuto del suo libro scritto sulla grande fabbrica. E ha pensato bene di farlo capire all'autore, incidendo frasi sin troppo eloquenti sul suo armadietto. L'operaio ha subito presentato denuncia ai carabinieri. Mentre solidarietà gli è stata espressa subito dal comitato dei "Genitori Tarantini".
"L’Ilva è un’azienda che si regge sul malessere e sul "male essere" di un'intera comunità. Il dipendente che denuncia il malessere vissuto da tutti - si legge nella nota del comitato - viene minacciato dai suoi stessi colleghi, in barba alla più elementare regola di solidarietà della classe operaia. Le scritte apparse sugli armadietti parlano chiaro, ci illustrano il pensiero di uomini striscianti, ci dicono “Non mi importa di morire, non mi interessa che fine farà la mia famiglia. Io devo mangiare! Se ti metti in mezzo, devi morire!”.

 

L’operaio che denuncia condizioni di lavoro da terzo mondo viene minacciato dai suoi stessi colleghi, come lo schiavo che si ribella e viene soppresso dagli altri schiavi. Per fortuna, in molti si stanno ribellando, all’interno della fabbrica: persone che hanno pianto la morte di colleghi, amici, parenti e che hanno trasformato in rabbia le lacrime. Non è più il tempo dello schiavismo. Non è più il tempo della “morte tua, vita mia!” Ora è il tempo della solidarietà e del rispetto dei diritti. I Genitori tarantini sono vicini a tutti gli operai che pretendono il rispetto delle leggi".

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