Ilva replica a Peacelink: il limite per la diossina dopo il 30 giugno 2017

Ilva replica a Peacelink: il limite per la diossina dopo il 30 giugno 2017
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Mercoledì 9 Marzo 2016, 06:37 - Ultimo aggiornamento: 15:02
L’Ilva non ci sta. E precisa che non è vero quanto affermato dall’associazione Peacelink in merito ai limiti di diossina dimezzati a partire da ieri. La prescrizioni dell’Aia per le emissioni di diossina dal camino E312 dello stabilimento siderurgico sono slittate insieme al completamento degli altri adempimenti Aia, per effetto dell’ultimo decreto del Governo. 

A precisarlo, con una nota, in poche righe, è la stessa azienda. «In merito a quanto pubblicato da alcuni organi di stampa e alle dichiarazioni rilasciate da Alessandro Marescotti - si legge nella nota del gruppo - Ilva precisa che il termine per l’attuazione del piano ambientale, comprensivo dei nuovi limiti per l’impianto di agglomerazione e sinterizzazione e, dunque, del camino E312, è stato rinviato al 30 giugno 2017 (art. 1, comma 7 del Decreto Legislativo 191/2015 convertito il 1/2/2016)”. Si tratta dell’ultimo provvedimento per l’Ilva.
 
Il decreto che è stato poi convertito in legge l’1 febbraio prevedeva lo slittamento del completamento dell’Autorizzazione integrata ambientale. Un rinvio al 30 giugno del prossimo anno che include anche le emissioni del camino più grande d’Europa, l’E312 dell’Ilva di Taranto. 

“Dunque, il nuovo limite di 0,15 nano-grammi di diossina per metro cubo previsto dalla nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) non è entrato in vigore nella giornata di oggi (ieri per chi legge)”, ribadisce ancora in modo più marcato la comunicazione dell’azienda. La precisazione della società va avanti e conclude: “Ilva continua pertanto a operare nel pieno rispetto delle norme e prosegue il lavoro adeguamento ambientale e bonifica dello stabilimento di Taranto”.

Una polemica dunque tra ambientalisti e gruppo siderurgico che sembra sempre più aspra. Gli ambientalisti jonici segnalavano infatti che con l’attuale dotazione del camino E312 l’Ilva non sarebbe stata in grado di raggiungere quel risultato e che tutto il fascicolo sarebbe stato inviato all’Unione Europea.
La nota dell’azienda sui limiti di diossina arriva in concomitanza ad un’altra segnalazione che questa volta non arriva dall’associazione ambientalista ma dal sindacato.
«Nei giorni scorsi durante le attività lavorative, le Rsu (rappresentanti sindacali) ed Rls (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza) sono intervenute nel reparto Tubificio Erw per verificare le condizioni strutturali a seguito della bonifica da amianto del tetto del capannone. Nonostante le certificazioni Asl del 29 dicembre muovevamo alcuni dubbi circa la completa bonifica di quanto indicato, tanto che, da un sopralluogo, tali procedure risultavano incomplete. La stessa azienda tramite Sil (Sicurezza lavoratori), verificando quanto da noi denunciato, impediva alle maestranze di continuare le operazioni in corso fino a quando non fossero stati effettuati nuovi campionamenti e nuove verifiche». È quanto afferma la Fim, il sindacato dei metalmeccanici della Cisl.

«Nonostante questo, ancora una volta, il carente coordinamento tra azienda e gestori operativi nei reparti, faceva sì che dei dipendenti fossero inviati a svolgere interventi nelle aree interdette», denuncia l’organizzazione sindacale.
«Ciò che ci troviamo a denunciare – dichiara l’esecutivo di fabbrica Fim Cisl Paolo Panarelli - è come, a tutt’oggi, ci sia una carenza di management operativo all’interno dell’Ilva e come questo possa creare danno alla sicurezza dei lavoratori».
«Attendiamo i risultati dei campionamenti effettuati – aggiunge il segretario generale della Fim Cisl, Valerio D’Alò - per poter garantire la tranquillità dei lavoratori e non escludiamo di proseguire quanto fin qui fatto in coordinamento con gli enti esterni competenti. Non da meno chiediamo all’azienda di fare al più presto chiarezza al suo interno per garantire le migliori condizioni agli stessi lavoratori». 
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