Il “Ferrajolo” in malora per colpa delle istituzioni

Il “Ferrajolo” in malora per colpa delle istituzioni
di Alessandra Macchitella
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Venerdì 22 Gennaio 2016, 10:36 - Ultimo aggiornamento: 10:57
«Le autorità locali sono poco sensibili alle nostre richieste e non erogano più contributi». La denuncia arriva dal professor Vittorio Semeraro, direttore dell’osservatorio meteorologico “Luigi Ferrajolo”. Una vita passata a custodire quel vecchio istituto, quotidiani sali e scendi per le scale che portano alla terrazza tra termometri, vecchi strumenti e libri antichi. «L’osservatorio va avanti con le mie risorse – racconta il professor Semeraro - ho trascorso qui i migliori anni della mia vita. Da un po’ di tempo non sono più erogati i contributi. Dal 2015 la Camera di Commercio non offre più i suoi 120 euro mensili e la Provincia dal 2010 eroga 500 euro l’anno a fronte dei 15mila che ci dava negli anni precedenti, un’offesa all’osservatorio.

In questo modo sono costretto ad autofinanziarmi e a rivolgermi ad enti privati per non interrompere questo servizio di notevole importanza storica. Abbiamo un archivio storico importantissimo e una biblioteca con numerosi volumi che dobbiamo preservare dall’umidità. Alcuni apparecchi della stazione sismica si stanno ossidando, c’è bisogno di termosifoni e condizionatori e per far funzionare tutto è necessario che io abbia a disposizione una somma, arrivano bollette elevate e non sono in condizioni di pagare. Voglio poter controllare l’umidità degli ambienti per preservare il patrimonio storico, faccio tanti sacrifici e mi dispiacerebbe chiudere questa istituzione».


Il professor Semeraro ha trascorso 47 anni in quell’osservatorio che è aperto anche a visite guidate. «Abbiamo una raccolta ininterrotta di dati meteorologici del territorio tarantino – dichiara il direttore - e siamo iscritti nell’elenco degli osservatori storici d’Italia. Vogliamo pubblicizzare l’osservatorio perché nonostante i suoi 137 anni di vita è poco conosciuto a livello locale, mentre è più noto in altre zone d’Italia e all’estero. Anche per questo grazie al contributo dell’Acli cercheremo di catalogare e informatizzare i dati di un secolo, semplificando il lavoro di archivio grazie alla digitalizzazione.

Sarà più semplice fornire le informazioni ai cittadini. Abbiamo anche un museo meteorologico sismico nell’ipogeo e la stazione sismica è collegata con l’istituto nazionale geofisico di Roma. Sul terrazzo c’è la stazione meteorologica automatica collegata con l’ufficio centrale di ecologia agraria di Roma. Collaboriamo con questi enti pubblici che ai fini pratici forniscono la loro attrezzatura, ma a livello economico non abbiamo contributi».

La prima pietra dell’istituto fu posta nel 1892 dal prof. Luigi Ferrajolo che nel 1937 scrisse delle parole che oggi suonano come un ammonimento dal passato: «Il sottoscritto nutre fiducia che il suo lungo ed indefesso lavoro e gli sforzi fatti per dare alla sua città natia una istituzione di tanta importanza, possano essere sufficienti a indurre le au
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