«La nostra missione: la città d'arte per tutti»: parla Paolo Babbo, presidente di ArtWork

«La nostra missione: la città d'arte per tutti»: parla Paolo Babbo, presidente di ArtWork
di Alessandra LUPO
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Martedì 30 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 17:25

L’idea di una città da svelare, cui è dedicato il titolo del libro in uscita da domani in abbinamento con Quotidiano, non è un artificio retorico. Dietro le sue meravigliose quinte barocche, che l’hanno resa famosa in tutto il mondo, Lecce ha infatti un’anima complessa e per mettere chi arriva nelle condizioni di coglierne le sfaccettature occorre una vera e propria passione. 
Negli uffici di ArtWork, partner di questa avventura di parole e immagini, abbiamo visto come questa passione si è trasformata in management culturale, applicato al patrimonio ecclesiastico della città. Ossia al suo biglietto da visita che per decenni risultava di difficile fruizione.
Nata nel 2019 proprio da questa idea, la cooperativa sociale è presieduta da Paolo Babbo, noto professionista leccese, che ci racconta come in pochi anni si è arrivati a dare corpo a un sogno. 

 

Siete una cooperativa giovanissima, in pochi anni avete costruito un percorso esemplare. Da cosa siete partiti?
«Il barocco leccese è ormai un brand da molto tempo ma i turisti per anni lamentavano di trovare le chiese chiuse. Noi abbiamo organizzato un servizio che tutela i fedeli e che grazie a un piccolo ticket garantisce la fruizione dei visitatori ».

Niente macchine fotografiche durante le funzioni, insomma?
«Monsignor Seccia fu categorico: la Chiesa resta un luogo di culto, poi che ci sia un interesse artistico per le chiese potrebbe anche essere un modo di evangelizzare».

La fede attraverso la bellezza?
«Il nostro arcivescovo d’altronde ha voluto la nascita nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose del corso “Teologia della Bellezza”».

Poi cosa è successo?
«Oltre a gestire gli accessi nelle chiese, fornendo idoneo materiale informativo, abbiamo realizzato alcuni servizi per i visitatori: una App che funge da audio/video guida, i videomapping nel chiostro dell’Antico Seminario e “i misteri di Santa Croce” installazione artistica curata dal regista Alessandro Valenti: una visita emozionale nella Basilica che si snoda in un percorso dal buio alla luce. Un’esperienza di pura immersione, molto lontana dal nostro vivere con il cellulare in mano a scattare selfie. Ma abbiamo anche presentato una bella mostra con le fotografie di Bruno Barillari e convinto l’architetto Mario Cazzato, a chiudere il lavoro sulla ‘’Lecce Sacra’’ di Giulio Cesare Infantino, pubblicandone la ristampa e l’aggiornamento ai giorni nostri. E poi c’è il grande impegno per l’ascensore nel campanile».

L’accesso al campanile è sempre stato un miraggio per tutti. Voi siete riusciti a renderlo accessibile. Come avete fatto?
«Quando abbiamo potuto dimostrare grazie alla rilevazione degli accessi il flusso turistico che arriva a Lecce, la Banca Popolare Pugliese si è detta disposta a concederci il mutuo necessario. A rimborsare quei fondi sono i ticket che vendiamo. Ma intanto abbiamo realizzato un sogno. Guardare Lecce da quel punto di osservazione è un’esperienza che cambia la prospettiva sulla città. Non è solo suggestione».

Le suggestioni ma anche molti aspetti sconosciuti sono al centro di “Lecce svelata. Barocco, segreti e misteri”, il volume curato in partnership con Quotidiano.
«Sì, abbiamo voluto fornire il nostro contributo a questo divertissement letterario, mettendo insieme una serie di amici, tutti con la propria cifra stilistica e con le proprie competenze, felici di partecipare al progetto».

In quattro anni avete creato un modello da zero. Perché fino ad allora era mancato?
«Sia in ambito culturale che turistico gli esperti dicono che l’offerta genera la domanda. Io l’ho sempre pensato, e noi ne siamo la prova. Ovviamente bisogna essere sufficientemente pazzi da provarci: nel 2019 noi non avevamo idea di quanta gente venisse realmente a Lecce; ora finalmente abbiamo un report completo di tutto ciò che accade».

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