Xylella e rigenerazione del territorio: «La politica si svegli. Servono dialogo e più risorse». L'appello delle imprese

Xylella e rigenerazione del territorio: «La politica si svegli. Servono dialogo e più risorse». L'appello delle imprese
di ​Rita DE BERNART
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Venerdì 1 Settembre 2023, 05:00

«Non basta scrivere piano di rigenerazione per porre rimedio»: il tempo perduto non potrà essere in nessun modo recuperato. Nella guerra per contrastare l’avanzata della Xylella tante battaglie sono state perse irrimediabilmente. Insieme a gran parte degli 85mila ettari olivetati. Ora serve comprendere la vocazione del territorio, studiarlo particella per particella, ricompattare ciò che resta. E mettere in salvo la filiera. In trincea ci sono loro: produttori olivicoli, imprenditori turistici, sindaci. Compatti, oggi, contro le strumentalizzazioni politiche. 

Il ruolo della politica

La politica ha delle responsabilità in questo ritardo siderale tra le prime avvisaglie e le decine di migliaia di ettari di alberi di ulivo andati, letteralmente in qualche caso, in fumo? «La legislatura precedente a quella in corso è stata un disastro totale – dice senza esitazione Giovanni Melcarne, agronomo e imprenditore titolare del frantoio Forestaforte di Gagliano del Capo-. Si era già in una fase molto particolare, in più la vicinanza del presidente Emiliano ai negazionisti non ha facilitato la collaborazione tra organizzazioni e imprenditori che vivono di questo mestiere. Oggi un cambio di rotta c’è, ma è ovvio che non si possono recuperare i cinque anni disastrosi precedenti. Riguardo all’ipotesi commissario non comprendo la convenienza del Governo nel caricarsi questa patata bollente; inoltre sarebbe davvero difficoltoso e lungo trasferire la struttura attualmente messa in piedi. Il Governo piuttosto dovrebbe investire altri fondi dato che siamo fermi ai 300 milioni di Centinaio. Serve un’attività di concerto tra Governo e Regione per mettere in campo quei soldi che per altri territori del Nord vengono investiti. Gli imprenditori illuminati in questo territorio e con queste cultivar da cui si faceva il lampante si sono inventato l’extravergine.

Ora bisogna puntellare l’intera filiera. Non basta scrivere il titolo “Piano di rigenerazione” economica legato ad una somma: ci sono ancora solo circa tremila e cinquecento ettari di reimpianti; il Salento ha bisogno di innovazione, di essere ripulito dall’immondizia. Serve un piano di zonazione, capire cosa si può salvare, che esigenze ci sono e poi stabilire le somme. Un’idea è quella di investire nella ricostruzione dei muretti a secco e riqualificare i giardini e la campagna non da reddito con mandorli, orto e frutteti. Ripartire da ciò che ci è rimasto e dalle filiere esistenti». 

Il turismo


L’urgenza è quella di rendere al paesaggio quella bellezza oggi deturpata di cui chiedono conto anche i turisti. «Questo disastro impatta anche sul turismo - commenta Alessandro Zezza di Masseria Panareo ad Otranto -. Sono in aumento camminatori e cicloturisti e come operatore è una realtà con la quale sono chiamato a confrontarmi giornalmente. I miei ospiti ci chiedono il perché tutti gli olivi sono secchi. A questo punto se il commissariamento ha reali funzioni operative ben venga: purtroppo in questa triste storia ciò che è mancato in Regione è un coordinamento tra gli assessorati Ambiente e Agricoltura per giungere ad un piano di ripristino ambientale paesaggistico e produttivo, nonché la politica in generale. Cosa che sinceramente non desta molto stupore visto che il presidente Emiliano poco tempo fa dichiarava che la vera olivicoltura inizia a Bari. Noi operatori siamo pronti a fare la nostra parte, nella nostra azienda abbiamo già piantato le nuove varietà, ma serve un piano organico ed un vero coordinamento». 
Dall’Adriatico allo Jonio anche i sindaci in campo. «Gli agricoltori – commenta Andrea Barone, sindaco di Alezio – si sentono abbandonati. Una soluzione potrebbe essere affidare ai Gal i fondi per la rigenerazione perché sono strutture pubblico-private che funzionano benissimo e che hanno già gestito alcuni progetti per interventi di riqualificazione. Occorre essere vicini agli agricoltori, far sentire loro la vicinanza delle istituzioni. Accanto ai Gal ci sono i comuni che possono aprire degli sportelli. Nel frattempo bisogna dare un segnale non facendo pagare le cartelle dei Consorzi di bonifica a chi ha subito danni da Xylella».
Levata di scudi anche dalla politica pugliese. Per il gruppo consiliare Azione, guidato dal consigliere e commissario regionale Fabiano Amati «solo puntando su produzione e resa si potrà ricostruire il paesaggio pugliese distrutto dalla Xylella e battere l’abbandono delle terre. In un settore produttivo come l’agricoltura non si possono perseguire modelli culturali non adeguati alla modernità e all’innovazione nelle tecniche colturali». Contro le mode e le strumentalizzazioni la “Puglia in più”. «Per contrastare questa esiziale e drammatica sterilità delle politiche che sin qui ci hanno accompagnato - ha affermato Donato Ratano, responsabile agricoltura del movimento - occorre approcciare al problema con un modello multidisciplinare, che tenga conto sì degli aspetti ambientali e paesaggistici, ma anche e soprattutto degli aspetti agronomici, economici e commerciali».
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