Imprese “rosa” per ripartire. «Ma occorrono interventi per conciliare vita e lavoro»

Imprese “rosa” per ripartire. «Ma occorrono interventi per conciliare vita e lavoro»
di Valeria Blanco
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Venerdì 8 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 07:17

Mentre si festeggia la Giornata Internazionale della Donna, i fari restano puntati sulla necessità di garantire all’universo femminile pari opportunità di accesso al mondo del lavoro e soprattutto parità di retribuzione rispetto ai colleghi maschi. La strada da fare è ancora tanta, se si considera che in Puglia - secondo uno studio di Openpolis - nella fascia d’età che va dai 29 ai 49 anni, solo il 49% delle donne ha un’occupazione: una su due. Difficile, per le donne, anche fare carriera, nonostante il possesso di titoli di studio elevati. Negli enti locali, ad esempio, le donne laureate sono quasi il doppio rispetto ai colleghi uomini (102.675 contro 50.831), ma rivestono solo il 41% dei ruoli di maggiore prestigio e responsabilità. E la Puglia - con il suo 39 per cento di donne dirigenti negli enti locali - si attesta nella parte bassa di un’ipotetica classifica tra regioni.

I numeri


Qualcosa si muove - le imprese gestite da donne, ad esempio, sono in aumento in ogni settore - ma il processo è così lento da essere quasi impercettibile. Secondo i dati elaborati nel 2022 dall’Osservatorio Mpi Confartigianato, in Italia sono 1.336.689 le imprese gestite da donne, più di un’impresa su cinque (22,2%). Di queste il 16,4%, pari a 218.950 unità, sono imprese artigiane e rappresentano il 17,2% del tessuto artigiano totale. 
Il faro sulla Puglia lo accende l’Osservatorio Economico Aforisma diretto da Davide Stasi, che fornisce una serie storica di dati relativa all’ultimo decennio e da cui risulta che in Puglia, alla fine del 2014, le imprese in “rosa” erano 76.513, mentre a fine 2023 sono aumentate di qualche migliaio, diventando 78.309. «L’analisi per settori economici - commenta Stasi - evidenzia una consistente presenza imprenditoriale femminile nel commercio.

A seguire l’agricoltura e i servizi di alloggio e ristorazione. Poi le “altre attività di servizi”, prevalentemente servizi alla persona. Lo studio prende in esame le imprese attive, ovvero quelle iscritte in Camera di Commercio, che esercitano l’attività e non risultano avere procedure concorsuali in atto. Si tratta, quindi, di un sottoinsieme dello stock totale delle imprese presenti nel Registro delle imprese».

La conciliazione vita-lavoro


Nel mondo imprenditoriale le donne continuano dunque a mostrare grandissima forza e capacità di resistenza. Quello che serve, per incoraggiarle a fare ancora di più, sono interventi che permettano di conciliare di più e meglio vita privata e lavoro. «Come associazione - dice Emanuela Aprile, segretaria di Confartigianato imprese Lecce - siamo da sempre attenti al fare impresa promuovendo la cultura della sostenibilità sociale (oltre che economica e ambientale) delle imprese, valorizzando la conciliazione vita–lavoro. Con più attenzione quando ad avere le redini dell’impresa è una donna o una compagine femminile, che svolge un ruolo fondamentale e delicato nella cura della famiglia. Lo testimonia il movimento Donne Impresa, da sempre impegnato con azioni mirate a realizzare una svolta nella gestione delle politiche e degli interventi dedicati». Tanto resta ancora da fare. «È necessario - prosegue Aprile - continuare a spingere per avere una riforma della burocrazia volta alla reale semplificazione, con interventi mirati per l’accesso al credito, la formazione continua e l’innovazione, ma anche promuovere una cultura e delle norme che consentano una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Serve un effettivo cambio di passo per superare il divario rispetto agli altri Paesi».

Il Bilancio di genere


La politica deve fare la propria parte per contribuire a colmare il divario di genere nel mondo del lavoro. E la Regione Puglia, proprio in occasione dell’8 Marzo, ha approvato il “Bilancio di Genere”. Si tratta di uno strumento di rendicontazione volto a comunicare il percorso della Regione verso il raggiungimento dell’equità di genere a beneficio della trasparenza dell’azione amministrativa (accountability), ma anche, e soprattutto, uno strumento di programmazione e controllo che orienta lo stesso decisore pubblico nell’individuazione delle scelte di policy e nel monitoraggio del loro stato di attuazione. «Approvare un bilancio di genere - dice il presidente della Regione, Michele Emiliano - significa innanzitutto comunicare in trasparenza le scelte politiche e i risultati degli interventi regionali, rinnovando il rapporto di fiducia tra l’Ente e la collettività. In secondo luogo, significa aver colto una delle sfide principali del nostro tempo, ovvero l’adozione di nuovo approccio culturale che rende le questioni di genere non un problema per/delle donne, ma la chiave per lo sviluppo del benessere collettivo».

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