BARI - E poi ci sono loro due, Nichi e Raffaele. La coppia degli opposti che s’incrociano, stridono, si studiano e forse si stimano, inavvertitamente s’alleano, ora alla luce del sole e al tavolo delle istituzioni e del buon governo (l’uno da presidente della Regione, l’altro - all’epoca - da ministro che gestiva la cassaforte dei fondi europei), e ora in più o meno involontarie trame politiche ordite nell’ombra dall’uno e dall’altro. Guerre e armistizi. Erano, Nichi e Raffaele, gli antagonisti perfetti e speculari, romanzeschi, nati e cresciuti per polemizzare e contrastarsi, in Puglia e a Roma. Ma adesso l’irrequieta dissidenza anti-berlusconiana di Raffaele Fitto, declinata su scala nazionale, potrebbe stuzzicare antichi appetiti in Nichi Vendola, risvegliandone l’indole da scavezzacollo della politica. Lo scenario, a tinte forti e da affrescare su una tela tutta però ancora da tendere sul cavalletto, fa pressappoco così: l’eurodeputato azzurro, al culmine della ribellione, strappa col centrodestra “ufficiale” e si candida governatore alla testa di un manipolo di liste di stretta ispirazione fittiana, contro tutti; a quel punto lo scenario elettorale si sfarina, tra il protagonismo di Michele Emiliano, l’incognita Cinque stelle, l’ostinata resistenza di Schittulli, il triplo carpiato di Fitto, e il consenso si polverizza in un pulviscolo indecifrabile, dai mille risvolti, che potrebbe infiammare la tentazione vendoliana. E cioè: mozzare il (debole) cordone ombelicale con Emiliano, sbattere la porta e dare dignità autonoma a “Noi a sinistra per la Puglia”, il listone fin qui - e tra troppi mugugni - associato alla causa dell’ex sindaco di Bari, ma che ora potrebbe correre in solitaria.
Barbanente o Stefàno. Alla testa del progetto autonomista vendoliano potrebbe esserci un candidato governatore di alto profilo e soprattutto in grado di capitalizzare il core business del listone di Nichi, vale a dire la continuità governativa col decennio alle spalle: Dario Stefàno e Angela Barbanente sono i profili più adatti alla missione, il primo peraltro s’è già misurato alle primarie di coalizione ed è il regista di “Noi a sinistra”, la seconda - vicepresidente della giunta e assessore all’Urbanistica - dipanerebbe col pilota automatico le politiche del vendolismo.
Insomma: Nichi e Raffaele insospettabili alleati. Un mutuo, inconsapevole, soccorso per sparigliare le carte finora battute dal solo Emiliano.
I numeri. Un passo in parte studiato, e in altra misura invece di puro istinto. Anche perché la sostanza rischierebbe di restare intatta: Emiliano - pur vincendo a fatica e con l’armatura ammaccata dai colpi di fittiani e vendoliani, oltre che di Schittulli e Cinque stelle - incasserebbe il premio di maggioranza. La legge elettorale parla chiaro: anche al di sotto del 35% scatta il bonus e la coalizione intasca 27 consiglieri (28 se tra il 35 e il 40%, 29 invece se si oltrepassa il 40%). E c’è chi lucidamente consiglia: «Nichi, avremmo più peso condizionante su Emiliano stando con lui, eleggendo i nostri nella sua coalizione e togliendo così poltrone ai suoi». Ma le ragioni del cuore sfuggono alle regole dell’aritmetica, e Vendola potrebbe decretare la grande fuga da Emiliano, da un momento all’altro. Solleticato dal colpo di coda dell’ex storico duellante, quel Raffaele Fitto col quale oggi condivide un’inclinazione alla dissidenza impronosticabile fino a qualche anno fa.