Renzi: vicenda squallida. Delrio: relazione ai pm

Renzi: vicenda squallida. Delrio: relazione ai pm
di Francesco GIOFFREDI
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Lunedì 21 Marzo 2016, 07:15 - Ultimo aggiornamento: 13:47
La corsa al capezzale della società dissanguata è cominciata. E a impugnare il bisturi per salvare Ferrovie Sud Est dal baratro ci sono il premier Matteo Renzi e il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Graziano Delrio. Dopo la pubblicazione della relazione choc a cura della triade commissariale (debito da 311 milioni di euro, servizio pubblico spazzato via dal «turbinio di consulenze e incarichi» del valore di 272 milioni di euro in dieci anni, gestione dissennata e fuori mercato), da palazzo Chigi scatta la strategia d’attacco: «Vicenda squallida» che merita una «pulizia totale», annuncia il premier; ancora più chirurgico è Delrio, che consegnerà presto la relazione e le carte della “due diligence” contabile alla procura, valuterà l’azione di responsabilità nei confronti del vecchio management (su tutti l’ex amministratore unico Luigi Fiorillo, costato 13,5 milioni lordi in 10 anni), e poi promuoverà un «piano industriale serio» e «un risanamento profondo». Un everest, perché al momento i commissari guidati da Andrea Viero hanno scollinato appena il miglio iniziale: passaggio al setaccio di conti, carte, consulenze, incarichi, risparmi e primo giro di torchio, ma il servizio su treni e bus offerto all’utenza resta ancora un vero incubo. E lo stato finanziario è un vero rebus.
 
Il ministero, che è socio unico di Fse (società peraltro legata da un contratto di servizio alla Regione), aspettava proprio nelle scorse ore la relazione firmata dal commissario Andrea Viero e dai subcommissari Domenico Mariani e Angelo Mautone: nominati dapprima consiglieri d’amministrazione (a novembre) poi commissari (a gennaio), in questi mesi hanno sollevato il coperchio su vuoti strutturali, malagestione, verticismo discrezionale e slegato da controlli d’organismi di vigilanza, consulenze e incarichi elargiti «per perseguire più il tornaconto dell’interessato che del committente», con i piatti della bilancia in madornale squilibrio se si considera che negli anni dei 272 milioni di consulenze sono stati spesi appena 42 milioni per la manutenzione dei mezzi. L’effetto della vecchia gestione è rubricato dai commissari come «devastante sugli equilibri economico-finanziari della società, e ne ha depauperato il patrimonio, sino a mettere seriamente in crisi capacità operativa e continuità aziendale».

Un burrone tutto ancora da esplorare. Ieri il tweet di Renzi è arrivato di buon mattino: «Sulla vicenda squallida di Ferrovie Sud Est andremo fino in fondo. Abbiamo commissariato. E faremo pulizia totale. Il Sud cambia verso». A cascata precisazioni e dettagli da Delrio: «In questo periodo i commissari, oltre a scoperchiare i conti hanno iniziato a revocare consulenze e a recuperare risorse sugli sprechi. Molto resta da fare in una situazione gravemente compromessa: il debito della società è di 311 milioni. C’era, dice il commissario, “un’azienda fuori dall’azienda”, dove la missione istituzionale del trasporto pubblico aveva un ruolo “ancillare” e risorse minime, mentre la gran parte veniva dispersa in consulenze inutili, con incarichi senza gara. Così, nel trasporto pubblico pugliese ci sono carrozze ferme e mai utilizzate, ritardi e disservizi, mentre qualcuno si abbuffava di denaro pubblico. Valuteremo l'azione di responsabilità e consegniamo ufficialmente le carte alla Procura. Poi, a breve, un piano industriale serio, con un risanamento profondo, per dare alla Puglia un servizio pubblico degno di questo nome. Un atto dovuto verso i cittadini e verso i 1.300 lavoratori dell'azienda che, siamo certi, avremo al nostro fianco per ripartire. Basta carrozze ferme, interessi privati e clientelismi, opacità, sprechi. A Bari, come nel resto del Sud e del Paese laddove ci siano incuria e cattive gestioni. Al centro del trasporto pubblico mettiamo i cittadini e i servizi pubblici, che devono essere comodi, puntuali e far camminare l’Italia a testa alta».

E arrivano le prime reazioni politiche. «Anche se in ritardo - analizza Dario Stefàno, senatore del gruppo Misto - finalmente si rompe un silenzio insopportabile. È anche vero che la Regione ha più volte chiesto di aprire i cassetti e di aver accesso ai bilanci. E che a queste richieste siano seguiti silenzio e spocchia insopportabili. Mi sembra inopportuno che questo nuovo corso venga sbandierato come uno degli interventi che colmano i gap di cui soffre il Mezzogiorno. Allo stesso modo trovo un’esagerazione dare la colpa all’attuale premier». Duro attacco dei deputati M5s, tra cui Diego De Lorenzis della commissione Trasporti: «Sulla gestione criminale di Fse tutti sapevano che i conti non tornavano ma governi, Regione e partiti, per 23 anni, non hanno mosso un dito. Nessuno, a parte noi: senza le nostre interrogazioni parlamentari i fari non si sarebbero mai accesi. Delrio è lo stesso che nel luglio 2015 aveva confermato Fiorillo nel ruolo di amministratore unico. Ora si deve scongiurare qualsiasi privatizzazione del servizio e bisogna trovare e rimuovere dirigenti e funzionari di Regione e Ministero che dovevano vigilare».
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