Mafie, relazione Dia: «In Puglia effervescenze per contrasti tra i clan e interni ai diversi sodalizi»

Mafie, relazione Dia: «In Puglia effervescenze per contrasti tra i clan e interni ai diversi sodalizi»
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Giovedì 13 Aprile 2023, 12:15 - Ultimo aggiornamento: 18:38

«Nella regione Puglia emerge la presenza di tre macro scenari criminali, tra loro eterogenei, rappresentati dalla mafia foggiana, dalla criminalità barese e dalla Sacra Corona Unita. L'effervescenza criminale registrata sin nei primi giorni del semestre riflette il dinamismo di equilibri e assetti criminali segnati non solo da contrasti tra clan contrapposti ma anche da frizioni intraclaniche».

La relazione

È quanto emerge dalla Relazione semestrale della Dia, relativa al primo semestre del 2022, presentata ieri in Parlamento, relativa ai fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso. Alcune «tensioni interne sarebbero riconducibili sia alla pressione delle nuove leve, impazienti di scalare le gerarchie criminali e disposte a tutto pur di ricoprire ruoli apicali, sia ai mutamenti repentini delle alleanze dovuti ai continui tentativi per l'acquisizione di maggiori spazi e poteri nei territori di riferimento», si legge nella relazione della Dia.

Secondo la Dia «la criminalità barese si conferma la mafia degli affari» mentre «nell'area barese il clan di Japigia risulterebbe il principale artefice delle commistioni fra business criminali e ambiti politico-amministrativi» e «i clan della Sacra Corona Unita, anche nel Salento, farebbero sistematico ricorso a pratiche estorsive e più comunemente definite metodo mafioso ambientale». Infine, secondo quanto emerge dalla relazione, «neanche la criminalità mafiosa del foggiano sembrerebbe rinunciare alle appetibili risorse dei principali settori economico-finanziari del territorio nel cui ambito riesce a sfruttare al meglio la connivenza di imprenditori e amministratori locali».

Focus su Bari

«La criminalità organizzata» a Bari «evidenzia una struttura organizzativa di tipo camorristico». È quanto si legge nella relazione del ministero dell'Interno al Parlamento riguardo l'attività della direzione investigativa antimafia (Dia) nei primi sei mesi del 2022, con riferimento alla criminalità organizzata in Puglia. Il contesto mafioso nel capoluogo è «in continua evoluzione, destabilizzato da frequenti spaccature dovute all'ansia delle nuove leve di ritagliarsi più ampi spazi nel panorama criminale, in contrapposizione alle pretese dei vecchi boss tornati in libertà di riacquistare il loro prestigio criminale». Secondo la relazione sono quattro le organizzazioni storicamente radicate sul territorio: Parisi-Palermiti, Capriati, Strisciuglio e Diomede-ex Mercante«, che »estendono le loro ramificazioni anche in provincia e sono in grado di catalizzare le forze di altri sodalizi di minore caratura«. Fra questi vengono citati i Misceo, i Montani, gli Anemolo, i Fiore-Risoli, i Di Cosimo-Rafascheri, i Lorusso e i Velluto. »Per quanto riguarda, invece, il clan Di Cosola - prosegue la relazione - il suo progressivo declino derivante dalla scelta del suo elemento di vertice di collaborare con la giustizia, nonché la conseguente diaspora dei sodali, è un elemento da considerare anche alla luce dei flebili tentativi di ricostituzione e di riconquista del controllo territoriale».

Focus sul Salento

«I clan della sacra corona unita, anche nel Salento, farebbero sistematico ricorso a pratiche estorsive» e al cosiddetto «metodo mafioso ambientale». Il documento spiega che il clan Romano, di Brindisi, recentemente «avrebbe puntato anche a monopolizzare la gestione delle slot machine, esercitando in tal modo una forma di controllo del territorio e riuscendo contestualmente a moltiplicare i propri profitti illeciti». Nel settore delle scommesse online illegali, «l'indagine Nautilus 7 dei carabinieri ha evidenziato il ruolo di un pregiudicato di spicco della sacra corona unita brindisina - prosegue la relazione - dedito anche ad altri affari illeciti fra i quali quelli connessi alla gestione delle slot machine, dei videopoker e dei giochi elettronici in generale e delle scommesse online».

Focus su Foggia

Nella provincia di Foggia «il business dell'agroalimentare rappresenta per la criminalità organizzata un efficace strumento per la sua affermazione nel territorio, interferendo così nel mercato immobiliare dei terreni agricoli e nella commercializzazione degli alimenti con il controllo delle catene di supermercati e il condizionamento del prezzo dei raccolti, nonché nella gestione dei trasporti e dello smistamento delle produzioni». L'allarme riguarda anche la «commercializzazione di carburanti e alcolici» che rappresenta «una convergenza di interessi fra compagini locali e organizzazioni di altre regioni e nazionalità» in un settore «particolarmente vulnerabile alle infiltrazioni criminali». Il documento evidenzia anche «il crescente fenomeno della tratta degli esseri umani» in Capitanata. «I gruppi africani operano preliminarmente nell'induzione e nello sfruttamento della prostituzione, nell'immigrazione clandestina, nel traffico di sostanze stupefacenti e nel caporalato». Quelli albanesi «sono attivi nel settore del traffico transnazionale di sostanze stupefacenti e di armi». Il documento cita anche i «ghetti» di Borgo Mezzanone e di Rignano Garganico, oltre al cosiddetto gran ghetto dei migranti di Torretta Antonacci a San Severo, perché «rappresentano ambiti di vulnerabilità sociale con riflessi sull'ordine e la sicurezza pubblica».

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