Regione Puglia, Vendola promuove il successore: «Bene le sue prime mosse»

Regione Puglia, Vendola promuove il successore: «Bene le sue prime mosse»
di Francesco G. Gioffredi
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Venerdì 5 Giugno 2015, 21:09 - Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 08:47
Le slide colme di numeri confortanti, tra spesa dei fondi europei e risveglio dell’occupazione: è il «trampolino di lancio per le prossime proiezioni verso il futuro», la piattaforma che Michele Emiliano non dovrà dissipare. E poi la pagella dai voti alti al nuovo Consiglio regionale, «che nasce bene, visto che poteva nascere sotto il segno del trasformismo, invece la saggezza del corpo elettorale ha offerto un interlocutore di qualità in Consiglio regionale». C’è anche la sponda offerta - merce rara - al neo governatore, con un soddisfatto placet alle prime mosse di Emiliano sulla scacchiera: l’apertura ai Cinque Stelle e la “forzatura” dello Statuto regionale per nominare cinque assessori esterni, tutte donne, e accorciare così il gap della parità di genere.



È stata probabilmente l’ultima conferenza stampa di Nichi Vendola, il governatore uscente ormai ai titoli di coda. Due gli assist sfornati dalla cronaca: i target di spesa di Fesr e Fse (i due principali canali di raccolta dei fondi europei) e l’ultima rilevazione Istat - di respiro regionale - sugli occupati. Nel primo caso a maggio la certificazione di spesa s’attesta rispettivamente a 3,4 miliardi (obiettivo superato di 210 milioni) e 1 miliardo (4 milioni oltre il target); in un anno invece il numero di occupati è cresciuto di 30mila unità (primo semestre 2014 e 2015), ed è la miglior performance tra le 21 regioni.

Si parte da qui, ma la riflessione va inevitabilmente oltre. Con una promessa: «Qui in Puglia è la mia culla e qui sono le mie radici. Qui morirò. Per i pugliesi nutro un amore profondo». I bilanci sono ormai nel cassetto, quasi impolverati.



E senza più polemizzare con chi (Michele Emiliano) voleva stracciare tutto. È il tempo dell’armistizio e dell’eredità: «Per chi ha dedicato dieci anni della sua vita a questo mestiere il pensiero più forte e quello del successo di una eredità. Penso ci siano tutte le condizioni per proseguire migliorando l'attività di governo». Si «compiace» Vendola per la composizione del Consiglio (la sua lista “Noi a sinistra” ha peraltro eletto quattro consiglieri), e quanto alla scarsa affluenza alle urne, il governatore con la valigia commenta che «anche qui cresce l’area del non voto» e che «il primo partito è quello dell’astensionismo»: «Spero che questo non sia un elemento archiviato perché è drammatico. Se non vota la metà degli elettori c’è qualcosa che non funziona» e si ha «una rappresentanza politica dimezzata»; «è un problema a che deve scuotere tutti i partiti e movimenti. E quando la partecipazione e democratica declina verso la sfiducia dobbiamo essere tutti preoccupati».



Ora, per Vendola, la «Puglia ha un doppio ruolo: continuare a essere la locomotiva del sud, perché se il Sud esce dalla crisi ne esce tutto il Paese, e guidare la battaglia per i diritti del Sud» perché «ha tutte ha le carte in regola per poterlo fare».

Messaggi a Emiliano, innanzitutto. Del quale apprezza i primi approcci: «Non voglio giudicare la linea politica dei Cinque Stelle. Ma ho molto apprezzato la proposta di Emiliano di offrire loro un assessorato. Considero il risultato del M5s in Italia e in Puglia molto significativo: dimostra la maturazione di un movimento che prima era soltanto un movimento con il copyright dei due guru. Oggi si sta strutturando come classe dirigente diffusa. E le esigenze di innovazione e trasparenza che portano nelle assise regionali sono un dato positivo. Confrontarsi con quel dato, evitare qualsiasi forma di demonizzazione, stimolare al dialogo, è molto importante. Per i cinquestelle credo che sia una fase anche di discussione interna, perché hanno un potenziale di trasformazione che potrebbe essere usato».



La crepa che rischia d’essere voragine è il flop elettorale delle donne di centrosinistra, insidiosa al punto da impedire a Emiliano di schierare una squadra d’assessori all’insegna della parità: «La classe politica pugliese non si è dimostrata all’altezza di questa sfida, e spero si corra rapidamente ai ripari. La modifica allo Statuto che ha ridotto a due il numero di assessori esterni si è rivelata una trappola. È stata fatta con una certa fretta e forse con un intento punitivo che è poi diventato autopunitivo. Perché impedisce di fare una operazione importante: quando si stratta della squadra di governo bisogna certamente vedere la platea della rappresentanza politica per scegliere lì dentro le forze migliori, ma bisogna sapere che ci sono competenze, forze ed energie anche esterne che possono rappresentare un valore aggiunto. Anche questo è stato dimostrato in questi dieci anni. Ora non so quale sia la possibilità di forzare lo Statuto, ma mi pare un po’ difficile. L’intenzione è ottima, ma va forse affrontata politicamente, tornando a riflettere sulla legge elettorale». I «dieci anni di governo sono stati segnati, nella giunta, dalla parità di genere, è stato un arricchimento. Leggere il mondo con occhi di donna, dà un beneficio generale».
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