Puglia, liste d'attesa infinite anche per le urgenze. Nei tempi solo chi paga. Tutti i dati

Puglia, liste d'attesa infinite anche per le urgenze. Nei tempi solo chi paga. Tutti i dati
di Alessandra LUPO
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Martedì 19 Aprile 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 18:05

Non c’è riorganizzazione sanitaria che tenga né iniezioni di personale da utilizzare nel post covid per rafforzare i reparti: le liste d’attesa restano tra i problemi principali della sanità pugliese. Con in più la solita aggravante: pagando si accelera. L’amara conferma arriva dal report che raffronta i tempi di attesa medi nel servizio pubblico e quelli nelle prestazioni da privati in un rapporto che resta critico.
Nella maggior parte dei casi, infatti, sul totale delle prestazioni prenotate ai cup delle Asl pugliesi con garanzia dei tempi massimi (52.586 su un totale di 64.520) solo una piccola parte rispetta le scadenze previste. Purtroppo anche nella fascia di urgenza, in cui il tempo massimo stabilito non deve superare le 72 ore. Per accorgersene basta prendere in esame i numeri relativi ad alcune settimane campione nei report istituzionali. Ad esempio quella che va dal 12 al 16 luglio 2021. 
In alcune prestazioni chiave come le visite cardiologiche, le ecografie mammarie o tomografie computerizzate di encefalo, addome e colonna vertebrale, il rispetto dei tempi massimi si aggira intorno al 20%, con crolli fino al 13%. 
Nella settimana centrale di luglio, infatti, dei 126 pazienti che avrebbero dovuto ricevere una visita cardiologica urgente solo 25 hanno visto rispettato il tempo prescritto di 2 giorni. Per gli altri l’attesa media è stata di 22 giorni. 
I dati migliorano in alcuni settori, come l’oncologia: per la prima visita oncologica, infatti, i tempi vengono rispettati quasi nel 90% dei casi mentre un ecodoppler cardiaco si effettua nei tempi previsti quasi nel 70% dei casi. Così come per otorinolaringoiatria, oculistica e ortopedia. Ma si tratta di eccezioni, purtroppo.
I numeri non migliorano nemmeno per le prestazioni previste in tempi brevi (ovvero entro 10 giorni). Sempre prendendo in esame una visita cardiologica, infatti, dei 196 pazienti che avrebbero dovuto ricevere un consulto in dieci giorni, solo il 26% è stato nei tempi. Per gli altri l’attesa media è stata di 56 giorni. Anche in questo caso, i tempi si accorciano per la prima visita oncologica che ottiene il bollino verde in oltre il 97% dei casi. Ma la fila diventa preoccupante in quasi tutti gli altri esami. Un RM di encefalo e tronco encefalico, giunzione cranio spinale e relativo distretto vascolare rispetta l’urgenza nell’11% dei casi e i tempi brevi in circa il 16%. E che la carenza di personale possa spiegare solo in parte il fenomeno lo conferma il dato nella settimana campione di gennaio 2022, quando su 2.590 visite cardiologiche totali i giorni di attesa sono 77. Per una mammografia bilaterale i giorni di attesa salgono a 152 (103 per la monolaterale) e 172 per la Tomografia computerizzata del rachide e dello speco vertebrale lombosacrale. 

Chi paga fa prima

La geografia cambia leggermente a seconda delle province ma a fare la vera differenza è solo e sempre un fattore: il dato Alpi, che si riferisce all’Attività libero professionale intramuraria, cioè svolta dai medici all’interno degli ospedali. La percentuale di ricorso all’attività a pagamento ha dei picchi di circa il 30% per esami ginecologici e gastroenterologici. Purtroppo però, i dati sulle attese confermano quello che per tutti è già noto e cioè che le file si accorciano magicamente solo pagando, basti pensare che i giorni di attesa per una visita urologica passano da 75 per una prestazione istituzionale a 3 per quella a pagamento e per una dopplergrafia cardiaca da 67 a 5 giorni. E così via. 
La norma ovviamente stabilisce che i tempi di attesa debbano essere allineati perché la ratio per la scelta del privato dovrebbe riguardare esclusivamente la possibilità di preferire un professionista a un altro e non certo garantire una corsia preferenziale per superare gli altri pazienti nell’accesso alla diagnostica. Nei casi in cui questo allineamento non ci sia, la legge prevede infatti che si proceda a un provvedimento disciplinare. Misura che sinora però non è mai scattata per nessuno. Chissà perché.
 

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