Primarie Pd, Decaro rassicura Renzi: «Di Lacarra rispondo io»

Il premier Matteo Renzi e il sindaco di Bari Antonio Decaro
Il premier Matteo Renzi e il sindaco di Bari Antonio Decaro
di Oronzo MARTUCCI
4 Minuti di Lettura
Venerdì 18 Marzo 2016, 06:36 - Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 10:13
LECCE - «Di Marco rispondo io»: con queste parole Antonio Decaro, sindaco di Bari e riferimento dei renziani pugliesi, ha deciso di puntare sul consigliere regionale Marco Lacarra per la guida del Pd e fugare i dubbi dei dirigenti nazionali e locali che considerano il designato poco autorevole e molto vicino al segretario regionale dimissionario Michele Emiliano. Nel corso di alcuni incontri svoltisi nei giorni scorsi, in preparazione delle primarie per l'elezione del segretario e del congresso che si svolgeranno il 15 maggio prossimo, Decaro ha voluto impegnarsi direttamente sulla candidatura di Lacarra per evitare che il Pd pugliese possa deflagrare a causa della contrapposizione tra un segretario regionale anti- governatore, come nel caso in cui dovesse avere successo la candidatura dell'europarlamentare Elena Gentile, che si unirebbe alla contrapposizione già esistente tra Emiliano e il premier Renzi.
 
Sul nome di Lacarra, barese e amico personale di Emiliano oltre che di Decaro, alcuni dirigenti hanno espresso dubbi: sia sulla autorevolezza necessaria per guidare un partito in continua fibrillazione, sia sulla capacità di rappresentare il punto di vista politico di un Pd autonomo a fronte di un governatore poco propenso a farsi consigliare o addirittura a dare esecuzione a decisioni prese da altri. Ma Decaro è stato determinato nel dire “di Marco rispondo io”, pur sapendo che se Lacarra dovesse dimostrarsi pià amico di Emiliano che di Renzi e dei renziani, il primo a pagarne le conseguenze in termini di credibilità nei rapporti con il premier sarebbe proprio lui.


Il sindaco di Bari in questo modo è riuscito anche a sottrarsi al pressing di alcuni amici di cordata politica che lo invitano a scendere in campo direttamente e ad assumere il ruolo di segretario regionale, attraverso una deroga che l'assemblea regionale non gli negherebbe (il ruolo di sindaco del capoluogo regionale e di presidente della Regione sono incompatibili con quello di segretario del partito). Una responsabilità diretta alla guida del partito lo avrebbe esposto ancora di più nei confronti di Renzi da una parte e dall'altra di Emiliano, con il quale i rapporti di Decaro continuano a essere più che buoni.

Sul nome di Lacarra c'è anche il via libera della componente di sinistra del Pd, quella guidata a livello nazionale da Roberto Speranza che si raccoglie in Puglia attorno al presidente del Consiglio regionale Mario Loizzo. Il via libera di Loizzo è stato dato dopo che Lacarra ha assunto l'impegno a non ambire, da segretario regionale, a un posto in lista alle prossime elezioni per la Camera. Il presidente del Consiglio vuole tenere un posto libero in quell'area geografica per Vito Antonacci, sindaco di Adelfia. 

Problemi risolti, allora? Neppure per idea. In campo per la segreteria ci sono da tempo le candidature di Elena Gentile e di Stefano Minerva: la prima convinta di doversi misurare per la guida del partito, tanto da aver chiesto a Renzi di puntare su di lei; l'altro impegnato nei prossimi due mesi nella campagna elettorale per il Comune di Gallipoli, dove è candidato sindaco. Eventuali altre candidature devono essere formalizzate entro il 31 marzo. 
E a proposito di eventuali candidature, bisogna tenere conto del fatto che Fabiano Amati, presidente della Commissione Bilancio del Consiglio regionale, non ha abbandonato completamente l'idea di competere per la segreteria. Amati ritiene di avere il profilo giusto per dare autonomia al partito senza entrare in rotta di collisione con Emiliano. Nella lista dei nomi renziani c'è anche quello di Iaia Calvio, ex sindaco di Orta Nova. Ma le sue speranze sono residuali. 

Ancora: bisogna tenere conto della posizione dei cosiddetti giovani turchi che a livello nazionale fanno riferimento a Matteo Orfini, presidente nazionale del partito. E' un giovane turco il salentino Stefano Minerva. Il candidato sindaco di Gallipoli potrebbe ritirare la sua candidature e fare spazio a un altro nome del gruppo, il deputato foggiano Michele Bordo. Il quale però sconta una contrapposizione storica nel partito nell'area foggiana dove opera l'europarlamentare Elena Gentile.
La Gentile, divenuta renziana da pochi mesi dopo l'esperienza congressuale con Pippo Civati, considererebbe la candidatura di Bordo con il sostegno dei renziani un affronto personale oltre che politico.
C'è un altro problema che rende difficile la candidatura unitaria di Bordo o di un altro giovane turco. Gli orfiniani nell'ambito di un accordo nazionale con i renziani hanno ottenuto la segreteria regionale del Pd in Sicilia. Ora non possono chiedere anche la guida della Puglia. 

Dunque l'unico candidato su cui pare ci sia al momento il massimo di condivisione, quello politicamente meno ingrombante, è Lacarra. Si vedrà cosa accadrà nei prossimi giorni, sino al 31 marzo.
Le norme congressuali prevedono che con tre o più candidati in campo per la segreteria regionale si debba procedere alla selezione attraverso le primarie, che saranno aperte e con la partecipazione anche dei non iscritti al Pd. I due candidati più suffragati alle primarie si confronteranno poi nel congresso per la guida del partito. Ogni candidato dovrà presentare anche una lista per procedere al rinnovo dell'assemblea regionale. Con due candidati si procede semplicemente all'organizzazione del congresso senza passare attraverso le primarie. Con un solo candidato si dovrà votare per eleggere l'assemblea regionale che poi dovrà ratificare la nomina del nuovo segretario. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA