La parola ai candidati/Laricchia: la svolta è nella trasparenza

Antonella Laricchia
Antonella Laricchia
di Francesco G. GIOFFREDI
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Venerdì 22 Maggio 2015, 14:10 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 23:23
Esordio, con tutto il carico di entusiasmi e incognite. Il Movimento Cinque Stelle si affaccia per la prima volta alle regionali pugliesi, col solito copione: primarie online, voce alla base, promesse di cambiamenti radicali, terremotando - ma con più fairplay - il palazzo. «Abbiamo imparato a comunicare meglio le nostre proposte», spiega la candidata governatrice Antonella Laricchia.

Il M5s dà grande peso alle istanze “dal basso”: dopo questo tour pugliese, qual è la richiesta più pressante che avete raccolto? E come la canalizzerete nel programma di governo?

«C’è molta preoccupazione su lavoro e reddito. La disoccupazione giovanile è oltre il 50%, quella generale supera il 20%: la gente vuol lavorare. Prima di tutto ci mettiamo in continuità con i bandi regionali per giovani imprenditori, ma porteremo avanti una gestione più trasparente: la giuria deve essere strutturata come per i bandi europei, con giudici che si esprimono in maniera autonoma e indipendente, assegnando un punteggio e senza nemmeno incontrarsi tra loro, e suggerendo modifiche al progetto bocciato per far sì che possa presentarsi successivamente. Fondamentale poi l’investimento nelle opere di efficientamento energetico, bonifiche, agricoltura biologica: ogni miliardo investito sviluppa migliaia di posti di lavoro. Se invece ci ostiniamo a investire nelle grandi opere, si sbloccano solo 600 posti di lavoro per ogni miliardo investito».

Però le grandi opere spesso sono fondamentali per ridurre il gap infrastrutturale e creare sviluppo. La bandiera del “no alle grandi opere” è un dato caratterizzante di molti candidati.

«Per grandi opere intendo Tap, o Expo, o Tav: la politica non può continuare a finanziarle».

E le grandi opere di potenziamento trasportistico? Anche quelle sono spesso osteggiate.

«Il nostro programma prevede il potenziamento dei trasporti su ferro, preferito da noi a quello su gomma: una delle nostre cinque stelle è la mobilità sostenibile, a cui affiancare il potenziamento delle strade esistenti. Ma occorre una pianificazione: basta gestione per emergenze, bisogna capire cosa realmente ci vuole».

Meno attacchi frontali, urlati alla politica dei professionisti e del passato, e più proposta: è la generale presa di coscienza di uno schema che rischiava di ridurvi alla sola “denuncia”, o è il contesto pugliese a incentivarvi in tal senso?

«Abbiamo di certo imparato a comunicare meglio le nostre proposte. Ferme restando le nostre denunce su gestione della sanità illegittima, voto di scambio, gestione dei fondi, rifiuti».

Emiliano da tempo gioca a rincorrervi, sia sul piano delle idee - è il caso del reddito di cittadinanza - e sia proponendovi una collaborazione, dal Consiglio fino alla giunta, in caso di sua elezione. Scarta del tutto l’ipotesi?

«Emiliano e il Pd hanno addirittura copiato il nostro reddito di cittadinanza dopo averlo denigrato. Il Pd è giunto alla fine, non riesce ad avere idee, ha bisogno di copiare noi, che siamo il nuovo. Quelle di Emiliano sono solo manovre elettorali, che puntano a conquistare il nostro elettorato o addirittura noi candidati. Ma conosciamo bene le cause della situazione del Paese e della Puglia: nasce tutto da una gestione dei vecchi partiti. Se Emiliano vincerà, noi porteremo le nostre proposte di legge in Consiglio: poi sarà la maggioranza a valutarle. Ma mai ci aggiungeremo in giunta».

Emiliano sbandiera le “Sagre del programma” e annuncia la legge sulla partecipazione, Poli Bortone promette l’attivazione del Consiglio delle autonomie per coinvolgere i territori, tutti - voi per primi - assicurano meno verticismo: ma è davvero il gap di partecipazione il principale problema?

«Per gli altri è solo una mossa propagandistica, per noi un modus operandi continuo. L’amministrazione regionale uscente non ha creato presupposti sufficienti: penso al Piano regionale dei rifiuti, in seno al quale si era partiti coinvolgendo tutti i comitati per i rifiuti zero, salvo essere sedotti e abbandonati. Partecipazione all’inizio, e poi lobby al momento di concretizzare. Noi col portale Lex, come per il Parlamento, daremo la possibilità agli iscritti di partecipare alla modifica delle leggi regionali; ma favoriremo anche incontri dal vivo, oltre all’attività online».

La strategia “rifiuti zero” è un orizzonte auspicabile, ma difficile da raggiungere: a questo punto per incentivare la differenziata potrebbe tornare utile un’introduzione robusta dell’ecotassa?

«No. Siamo per la strategia delle tre “r”: riduzione, riciclo, riuso. Più che l’ecotassa, proponiamo la tariffazione puntuale: chi fa la differenziata paga meno».

Tutto ciò presuppone infrastrutturazione per la gestione dei rifiuti. Investimenti massicci, allora: con quali fonti di finanziamento?

«Ogni investimento comporta alla lunga un risparmio. Poi vorremmo recuperare edifici e strutture esistenti. E suppongo ci siano aiuti europei, senza dimenticare il caso della regione francese Nord-pas-de-Calais: ha previsto uno scenario al 2050, convertendo l’economia e incentivando la strategia rifiuti zero, producendo in un anno 20mila posti di lavoro».

Nel vostro programma sostenete la territorializzazione dell’offerta sanitaria, con le Case della Salute. Insomma: vi ponete lungo il solco già tracciato dalla Regione, con razionalizzazione dell’offerta ospedaliera e punti di cura territoriali.

«Siamo per grandi ospedali centralizzati che gestiscono i casi più complessi, ospedali di comunità in cui riunire le strutture sociosanitarie. Ma noi partiremo davvero da una pianificazione Asl per Asl, valutando esigenze e dati epidemiologici. Altrimenti la sanità è solo risoluzione di problemi clientelari, come è stato fin qui. Dobbiamo pianificare, e lo possiamo fare solo noi, avendo il limite dei due mandati».

E le risorse per il reddito di cittadinanza?

«Taglio dei costi della politica, aumento tassazione Irap per chi opera nel gioco d’azzardo, fondi europei per la formazione. Ma non vediamo l’ora di scovare altre voci di bilancio che nascondono sprechi».

A proposito di fondi europei: il prossimo ciclo 2014-2020 sarà l’ultimo. La Puglia ha sempre avuto target di spesa lusinghieri, puntando per esempio sui Contratti di programma con grandi imprese. Come investirebbe le nuove risorse?

«Qualsiasi azienda che non inquina, avrà il nostro sostegno. Ma preferiamo non dare contributi diretti, lo stesso nostro microcredito va in un fondo di garanzia. L’importante è investire sul territorio, creando ricchezza diffusa, senza arrecare danno al patrimonio culturale e naturalistico».

Chiuderebbe l’Ilva?

«È una fase che Taranto deve superare. La Regione può dare un reddito di cittadinanza agli operai del siderurgico e formarli alle bonifica e alla riconversione dell’area».

Qual è la sua pagella al decennio vendoliano?

«Bene gli investimenti su turismo, promozione all’estero e imprenditoria giovanile, al netto della poca trasparenza che riscontriamo anche nell’erogazione dei fondi per la cultura, che hanno premiato sempre gli stessi. Le ombre? Tutto il resto, dalla sanità all’ambiente».

Ma perché lei si è candidata anche come capolista a Bari? Vuole una doppia chance di ingresso in Consiglio?

«Lo facciamo dal 2010: è per rispettare gli elettori che stanno conoscendo me e vogliono avere - comunque vada - la possibilità di scegliermi. Ed è in linea col risultato delle primarie online».




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1- Riccardo Rossi (leggi)

2- Francesco Schittulli (leggi)

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