La parola ai candidati/Poli Bortone: stop centralismi, dare voci ai territori

La parola ai candidati/Poli Bortone: stop centralismi, dare voci ai territori
di Francesco G. GIOFFREDI
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Domenica 17 Maggio 2015, 18:53 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 23:23
La lady di destra dalle mille vite e dal curriculum torrenziale ha posticipato la pensione, quasi all’improvviso e quando lo squillo di guerra era diventato assordante. Sedotta dal richiamo dell’«amico Silvio», perché Berlusconi aveva bisogno di una candidatura a prova certificata di anti-fittismo. E lei, Adriana Poli Bortone, con Raffaele Fitto ha conti politici aperti, da sempre. «Nessun sacrificio»: candidata alle regionali, a capo di uno dei due lembi di quel centrodestra lacerato dallo scontro finale tra Berlusconi e Fitto.

Intanto l’hanno espulsa da Fratelli d’Italia, partito che sostiene Schittulli: lo ha annunciato ieri l’onorevole Rampelli in visita a Lecce.

«Il primo aprile non ho rinnovato l’iscrizione al partito. Ero in attesa del congresso nazionale, e di sapere se la locazione del simbolo di An è cessata o se si vuole percorrere la strada di una destra chiara. Io espulsa? Finalmente si conosce in Puglia il programma di Fd’I, e lo si fa per bocca di Rampelli, che in aula chiede le dimissioni di Alfano e in Puglia va a braccetto come alleato. Siamo alle comiche finali. E faccio i miei migliori auguri a Fd’I per la nuova coalizione di centro».

Lei ha spiegato che siete voi «il vero centrodestra»: in realtà c’è una spaccatura quasi geometrica, che peraltro non fa altro che favorire Emiliano.

«Cos’è quell’altra coalizione? Un gruppo di dissidenti, poi Area popolare al governo con Renzi e Fratelli d’Italia. Dalla nostra parte invece ci sono i partiti che c’erano nel 1994. E la spaccatura fa parte di quel cliché che conosciamo da 15 anni: le spaccature che crea sempre Fitto. Per 10 anni abbiamo regalato la Regione alla sinistra, da quando si mandavano i pullman per far votare alle primarie Vendola ritenendolo il candidato minore».

Fitto sostiene il contrario: siete voi a rompere. Possibile le colpe siano tutte da una parte?

«Può dire quel che vuole, ma se ne rende perfettamente conto. È un suo tranquillo, continuo modo di fare. Poi non capisco come faccia a stare con Schittulli...basterebbe chiedere al professore il suo giudizio su Fitto».

Lei però ha sponsorizzato Schittulli per mesi, s’è pure commossa alla kermesse di presentazione. Come mai la retromarcia?

«Non è vero: la mia commozione e il mio imbarazzo erano dovuti al fatto che quando il rappresentante di Fratelli d’Italia non ha voluto salire sul palco e l’ha chiesto a me, tutta la sala si è alzata in piedi in un lungo applauso che mi ha spiazzata. Tanto che pensai: “chissà ora cosa succederà per Schittulli”... E invece non ci fu alcuna ovazione. Abbiamo lavorato a convincere i leader dei partiti a convergere su di lui. Ma quando ha cominciato a essere il candidato di un dissidente, ha rotto - insieme col dissidente - quel lavoro fatto con pazienza per mesi».

Dunque, con Berlusconi tutto risolto? Lei non ha aderito al Pdl, quando nacque. E, dopo aver fondato Io Sud, è spesso stata elettoralmente antagonista del centrodestra.

«Ci sono 25 anni di stima reciproca tra me e lui, un rapporto amichevole andato avanti da quando mi fece fare quella bellissima esperienza del ministero dell’Agricoltura. E quando nacque il Pdl, ero semplicemente contraria allo sciogliemento di An».

Avrà al suo fianco la lista “Noi con Salvini”. Eppure lei ha sempre avuto sui temi dell’immigrazione, anche da sindaco, una posizione molto più laica. E con l’antimeridionalismo come la mettiamo?

«Salvini è contro l’immigrazione irregolare e pesante quantitativamente: la stessa Ue si è convinta circa una ripartizione pro quota. L’Italia è il primo approdo, ma non deve subire tutte le negatività. Anche perché la solidarietà spesso pelosa si scontra con la realtà: non ha senso chiudere gli immigrati in centri disumani, come bestie. Oggi l’Italia è in crisi, con rischi di conflitti sociali, quindi è giusto controllare l’immigrazione. Io nel 2000 a Lecce feci entrare gli immigrati nel Consiglio comunale, attraverso regole democratiche, dando così un segnale forte di partecipazione attiva. L’antimeridionalismo? È cambiato il contesto, ed è cambiata la Lega. Quando mi rifiutai di entrare nel Pdl e fondai Io Sud, al governo c’era una Lega molto diversa, che declinava il principio del federalismo solo in ottica fiscale, senza cominciare da quello istituzionale: così si accentuavano le disparità Nord-Sud. Per questo diedi vita a un movimento meridionalista in linea con gli obiettivi di An. Ora Salvini dà il segno di una comunità meridionale che vuol stare insieme per tutelare l’identità, i valori della famiglia, del lavoro, dello sviluppo attivo. “Noi con Salvini” in questo momento è molto vicino a tematiche sociali un tempo di An».

Qual è secondo lei l’errore più caratterizzante della gestione Vendola?

«L’aver blaterato di partecipazione democratica e aver invece prodotto atti imperativi. Non l’aver messo in piedi mai il Consiglio delle autonomie la dice lunga: non ha voluto assolutamente condividere il potere con tutte le istituzioni locali. Penso al problema dell’Ilva, o al Piano paesaggistico, o allo smaltimento dei rifiuti che è un fallimento totale anche per questo: prima gli Ato, poi lo scorporo negli Aro, pensando sempre a posizioni di potere diffuse riconducibili alla sua persona. Un altro esempio riguarda i fondi europei: quanti dei soggetti titolati sono stati coinvolti nella programmazione ai fini della spesa?».

La gestione decentrata si poteva applicare al caso Tap? E lei, una volta eletta, cosa farebbe?

«Io avrei convocato tutti i sindaci. Emiliano mente quando dice che farà ferro e fuoco: Renzi ha deciso che il gasdotto dev’essere fatto lì, punto. Tutte le istituzioni preposte dovevano muoversi per tempo, invece. Fossi eletta, cercherei di rendermi conto degli spazi reali di agibilità, nulli a causa della volontà precisa di Vendola ed Emiliano di sostenere quell’approdo».

Tap si inserisce in un comparto delicato come quello energetico: la Puglia è terra cardine. Lei come ridisegnerebbe l’assetto?

«Innanzitutto ci vuole una moratoria per una mappatura e vedere quanto la diversificazione e integrazione tra fonti energetiche può essere compatibile col territorio. La Regione deve esercitare un potere di controllo. Nessuno, per esempio, a Taranto s’era accorto - al di là delle risatine al telefono - delle nubi tossiche? Nessuno mandava controlli per verificare il rispetto della legge antidiossina? Due cose, allora: programmazione, che è impegnativa perché implica la convocazione di tutti i soggetti; controllo sulla programmazione e sugli effetti e sui tempi».

Puglia turistica o industriale, delle grandi imprese o delle pmi: quale rotta?

«Dobbiamo rendere compatibile l’industrializzazione con la vocazione turistica. Bisogna valutare se, in alcuni casi, ci sono margini di riconversione industriale, anche con formazione del personale. Altrimenti avremo altri casi simili alla Bat di Lecce: hanno deciso di smantellarla, facendo finta di dare a tre aziende la riconversione, ma nessuno ha vigilato su quella riconversione. Occorre un monitoraggio della situazione industriale, e di tutto quel tessuto di piccole imprese dell’indotto che devono avere la certezza del lavoro. E poi: si è operato con tanta enfasi sui distretti, dimenticando però quelli turistici».

Capitolo sanità: ha insistito molto sui meccanismi di nomina del manager Asl, ma - dalle liste d’attesa alla qualità delle prestazioni - è un passo sufficiente per poter risolvere tutti i problemi?

«Bisogna cominciare dalla nomina dei manager, restituendo dignità alla sanità: è avvilente l’idea secondo cui un direttore generale è nominato sulla base di un’indicazione politica. Il manager dev’essere voluto e scelto innanzitutto da medici e personale paramedico. Liberi dai vincoli della politica, i dg sarebbero votati solo al miglioramento di professionalità e servizi e al recupero degli sprechi. Ecco, e su quest’ultimo punto è sufficiente partire da quanto riferito da Desirèe Digeronimo, pm ora candidata con Emiliano, in Commissione d’inchiesta parlamentare sulla sanità, c’è molto da sapere».




Le precedenti interviste:

1- Riccardo Rossi (leggi)

2- Francesco Schittulli (leggi)

3- Michele Rizzi
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