Parola ai candidati/2 Schittulli: tagli alle spese inutili per rilanciare la sanità

Parola ai candidati/2 Schittulli: tagli alle spese inutili per rilanciare la sanità
di Francesco G. GIOFFREDI
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Lunedì 11 Maggio 2015, 12:41 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 23:23

Il “candidato di Raffaele Fitto”: per brevità è questo Francesco Schittulli nel clima da guerriglia che aleggia nel centrodestra spaccato in due. «Ma io sono autonomo», rimbecca il prof per marcare il profilo “civico”. In campo da mesi, prima ancora che la coalizione si coagulasse e poi sfaldasse, “l’oncologo delle donne” indica la regola e svela l’eccezione che rinfocola il caso politico: «Devo tutto alle donne dal punto di vista umano, ogni giorno mi insegnano qualcosa di sublime. Ma ce n’è una che è l’eccezione che conferma la regola». Adriana Poli Bortone, «e non voglio nemmeno parlare di lei».

Professore, però nei mesi scorsi aveva detto che sarebbe rimasto in campo a patto d’essere il candidato unitario. Adesso non è così. E allora?

«Sono stato in campo come candidato unitario sino alla fine di marzo, davanti ci restavano due mesi di campagna elettorale da gestire avendo rispetto dell’elettorato di centrodestra. Tutti avevano concordato sul mio nome, compreso Silvio Berlusconi, comprese le due Forza Italia, quella romana-milanese e quella pugliese. Ma io sono sensibile alla Puglia, nel senso che ho massimo rispetto per chi gode di un consenso ampio, né tantomeno sono il candidato della Lega. A dirla tutta, mi sento l’unico rappresentante del centrodestra: quell’altra frangia mi sembra di destra estrema...ma finirà per aiutare il centrosinistra. Cinque anni fa ci fu lo stesso disegno da parte dello stesso soggetto (Poli Bortone, ndr). Un pernicioso disegno, studiato a livello romano: un “Patto de Nazareno” per svendere la Puglia».

Doveva restare super partes, ma ha sposato in toto le tesi di Fitto. Ne è rimasto ostaggio?

«Non sono ostaggio di nessuno: sono un uomo libero, autonomo, indipendente, senza tessere di partito. Non mi candido con la lista di Fitto, né lo avrei fatto con Forza Italia. Semplicemente Fitto ha accolto le mie indicazioni, cioè quelle di una lista di supporto alla mia candidatura. Altri invece, per beghe interne che riguardano solo pressioni nazionali che nulla hanno a che vedere con la Puglia, hanno preferito continuare a guerreggiare».

Ha messo in campo una lista “bicicletta” Ncd-Movimento Schittulli: prove tecniche di confluenza nel partito alfaniano?

«No, restiamo autonomi. Ma avevo chiesto liste forti e competitive, a tutti. Abbiamo preferito stare insieme: inutile fare pseudo-liste deboli solo per accattivarsi alcune frange e prendendo in giro tutti, come vedo altrove».

Ha parlato di 11 punti programmatici, talmente nevralgici da essere disposto a dimissioni anticipate nel caso in cui dovesse fallire. Non teme però che le sue idee rischino di restare stritolate dalle polemiche “dei” centrodestra?

«Cinque punti hanno caratterizzato la prima parte della campagna elettorale, sono online da mesi e fino ad aprile erano a disposizione del contributo di tutti: sviluppo legato al lavoro, agricoltura, ambiente, sanità, politiche sociali».

E fin qui, tutti i candidati siete d’accordo.

«Ma per ciascun punto voglio assumere impegni da onorare, subito. Prima cosa: rinuncerò all’indennità da governatore, al vitalizio e alla buonuscita, e devolverò tutto alla Caritas perché conosco le difficoltà dei pugliesi, anche di quello che una volta era il ceto medio. Altro passaggio: l’abolizione di enti, società, consorzi in rosso che servono solo per mantenere il sottobosco della politica. Terzo punto: abolire le liste d’attesa in sanità grazie a una convenzione tra pubblico, privato e convenzionato. Valorizzeremo poi l’autocertificazione per ridurre l’eccesso di burocrazia che si abbatte sulle imprese. Istituirò la social card per chi ha una pensione inferiore ai 1.000 euro per l’acquisto di beni primari. Cancellerò ticket e superticket, anche».

Obiettivi ambiziosi. Ma rischia di scontrarsi con voci di bilancio e veti politici.

«Saranno impegni cadenzati semestralmente: se i punti non saranno soddisfatti, automaticamente ci saranno le mie dimissioni. Le firmerò prima di essere eletto consegnandole al notaio, il quale dovrà solo apporre la data in caso di mia inadempienza».

Capitolo sanità: il bilancio sanitario assorbe l’85% delle risorse, come farà a rivoluzionare le politiche della salute, addirittura abolendo i ticket?

«È un bilancio sul quale va fatta chiarezza. Se un disinfettante in un supermercato costa 50 euro, è assurdo che all’Asl costi 1.500 euro».

Ma sull’acquisto di beni e servizi è stato fatto qualche passo avanti, nel senso di una centralizzazione della spesa.

«No, i numeri parlano chiaro. Vanno allora individuate le responsabilità, mandando via chi di dovere. E occorre una seria spending review».

Anche per incidere sulle liste d’attesa? Come andrebbe costruita la convenzione a cui lei accennava?

«Chiedendo all’Asl quante, ad esempio, mammografie realizza in una settimana: mi risponderà “1.000”. La struttura convenzionata mi risponderà “2.000” e il privato “4.000”. Voglio dare al cittadino la possibilità di scegliere dove andare, a parità di professionalità. L’accordo porterà risparmi e razionalizzazioni, pagando in tempi ragionevoli le strutture e investendo sulla salute con la diagnosi precoce. E anche questo taglierà costi, sociali e non solo».

E i ticket? La tassazione dovrà essere in qualche modo compensata?

«Innanzitutto c’è la spending review a tutto tondo, e ho già detto che intendo abolire gli enti inutili le cui poltrone sono frutto di “scambi politici”: grazie al lavoro di esperti economisti ne ho individuati cinque, saprete a tempo debito quali, ma risparmieremo 10 milioni di euro».

Il tema della salute risucchia con sé anche la salubrità dell’ambiente: Taranto e Brindisi sono dossier scottanti. Evidentemente però bisogna spingere anche sulla leva industriale, no?

«Il caso Ilva va affrontato a livello nazionale ed europeo: se l’Italia tiene alla presenza dell’insediamento, bene, allora il sito e la struttura vanno completamente bonificati, garantendo quei posti di lavoro in ogni modo, anche in altri ambiti. Non possiamo morire per interessi che vanno al di là della Puglia: il Paese deve farsi carico di questo. Senza bluff da parte di nessuno, come è successo per Tap: il candidato della sinistra bluffa, sa benissimo di essere d’accordo con l’impianto a San Foca. Dicesse allora che se non cambia l’approdo entro tre mesi si dimette».

Tutto da buttare il decennio vendoliano?

«No: salvo l’onestà intellettuale di Vendola e l’impegno nel creare un’immagine della Puglia portata all’attenzione internazionale. Ha fatto una bella cornice, ma manca il quadro: me ne occuperò io. Vale anche per i livelli amministrativi onesti e capaci: non guarderò ai colori politici. Se valgono, non avranno problemi. Diversamente vadano subito a casa. È in quest’ottica che dovrò depoliticizzare la sanità: i manager dovranno accedere agli incarichi attraverso una società europea specializzata che vaglierà i curricula sulla base di criteri meritocratici, e quando i dg firmeranno i contratti dovranno accettare di rinunciare ai compensi se alla verifica degli obiettivi non saranno adempienti».

Non salva nemmeno le politiche di incentivo alle imprese?

«Non scherziamo, abbiamo l’Irap più alta d’Italia: la abbatterò facendo risparmiare alle imprese 872 milioni».

Se non fosse candidato chi voterebbe?

«Se fossi di sinistra, pregherei Vendola di ricandidarsi, proprio in virtù della sua onestà intellettuale: non è responsabile di questo sfascio, è il Pd guidato da Emiliano in questi anni il vero colpevole».

Le precedenti interviste:

1- Riccardo Rossi (leggi)

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