Crollo della falesia nel Salento: corsa contro il tempo per l'agibilità/foto

Crollo della falesia nel Salento: corsa contro il tempo per l'agibilità
di Maria Grazia FASIELLO
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Venerdì 9 Maggio 2014, 16:08 - Ultimo aggiornamento: 16:12
LECCE - ancora emergenza erosione a poche settimane dall'inizio della stagione estiva. L'ordinanza della Capitaneria di Porto di Otranto, che ha interdetto circa 13 chilometri di litorale nel territorio di Melendugno, ha mostrato il vero volto della costa pugliese: falesie che si sgretolano e spiagge che si consumano, da nord a sud del Tacco, compongono il paesaggio di ampie aree a rischio indicate in rosso sulle mappe del Piano di Assetto Idrogeologico. Gli enti locali corrono ai ripari e invocano l'intervento della Regione Puglia. Un intervento da realizzare in tempi brevi per evitare un duro colpo all'economia turistica. Ma i tempi si riducono sempre di più, con la stagione balneare alle porte. Problemi relativi al crollo della falesia sono presenti anche lungo le coste a Nord a e Sud di Brindisi.







Il primo comune a cercare il confronto con Bari è stato Melendugno, colpito dalla prima discussa ordinanza della Capitaneria (cui è seguita un'ordinanza relativa alla costa alta di Santa Cesarea e l'interdizione di una fascia di circa 200 metri a Vernole). Divieti di balneazione, sosta, transito e pesca fino a cinquanta metri dalla riva in buona parte del Comune, emessi in seguito ai provvedimenti del Comando di polizia locale firmati dopo un nuovo cedimento della falesia di San Foca. L'elenco stilato dall'Ufficio circondariale marittimo di Otranto sulla base del Piano di Assetto Idrogeologico (Pai) ha offerto un'idea sull'entità del fenomeno. Sette i tratti inseriti. La prima marina ad essere citata è Torre Sant'Andrea, la piccola baia di pescatori dove lo scorso anno si registrò il crollo più importante. Uno sfaldamento che ha tagliato in due il suggestivo tragitto delle grotte, e costretto il Comune di Melendugno ad intervenire con un progetto di messa in sicurezza e la realizzazione di un percorso panoramico alternativo. Il pericolo che si ripetano movimenti franosi di tale entità ha spinto, quindi, la Capitaneria a vietare la navigazione, la sosta e l'ancoraggio, nonché la balneazione, la pesca e ogni attività subacquea nello specchio acqueo segnalato dalle coordinate geografiche, entro una distanza di 50 metri dal tratto di costone roccioso a picco sul mare e della piccola baia, presa d'assalto ogni anno dai turisti e bagnanti del posto.

Stessi limiti e divieti per la marina di Torre Dell'Orso intorno allo "Scoglio dell'Orso", la pineta a sud della celebre spiaggia, vicino agli scogli delle "Due Sorelle" e alla "Grotta di San Cristoforo". Problemi anche a nord, ai piedi del lungomare, a partire dal costone sotto la torre. Cinquanta metri di divieti anche davanti a Roca, dove sorge la "Poesia", inserita nella classifica delle più belle piscine naturali del mondo. Se l'ordinanza rimanesse in vigore, non sarebbe possibile tuffarsi in quelle acque, ma anche nei pressi delle "Grotte Basiliane", della "Madonna di Roca", della torre di "Roca Li Posti", "Portulignu" e sotto il lungomare.



Il divieto si accorcia fino a 30 metri nel tratto di San Foca Sud, cioè in località "Li Marangi" (tra la spiaggia omonima e il porto) dove è avvenuto un nuovo crollo solo poche settimane fa. Ma ritorna a 50 metri in località "Fontanelle", cioè tra il tratto finale della spiaggia e tutta l'area delle "Isole asce" e "Scoglio grosso". Poco più a nord, si vietano balneazione e pesca fino a 30 metri dalla riva delle spiagge in località "Bunker", "Cassano" e "La Ajannara". L'elenco si chiude con Torre Specchia, la marina più a nord. Qui il divieto, sempre a 30 metri, riguarda la zona della torre, ormai soggetta a continue frane cui il Comune cerca di porre rimedio in questi giorni con un progetto di messa in sicurezza, e la località "Fincari".



Un team di esperti del Politecnico di Bari, nominato dal Comune di Melendugno e guidato dal professore di Geotecnica Antonio Federico, sta già monitorando la costa. Entro il 30 maggio sarà presentata alla Regione e alla Capitaneria di Porto una relazione sullo stato dei luoghi e sugli interventi necessari. Ma, soprattutto, sarà messo nero su bianco un invito a declassificare le aree segnalate in rosso sul Pai (almeno i codici Pg2, a media pericolosità) che sono alla base dell'ordinanza. Lunedì ci sarà un nuovo incontro tra Federico, il segretario dell'Autorità di Bacino Disanto e i tecnici della Regione e della Provincia di Lecce.



Il problema, però, è molto più vasto e destinato a non esaurirsi in una stagione estiva. Il fenomeno erosivo riguarda gran parte della costa alta regionale. Tanto che il professore Federico ha proposto all'assessore regionale ai Lavori pubblici Giovanni Giannini di valutare un progetto di monitoraggio satellitare permanente su tutto il perimetro pugliese, dalle province più a nord che si affacciano sull'Adriatico fino ai limiti territoriali delle città ioniche. «In linguaggio tecnico, si chiama Sar - afferma Federico - radar ad apertura sintetica che può essere utilizzato per studiare le deformazioni della linea di costa. Serve a prevenire e prevedere eventuali crolli della falesia».
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