Bombardieri (Uil) attacca l'esecutivo Meloni: «Al Sud pochi investimenti e il governo pensa ad altro»

La Uil lancia la sfida a tutto campo al governo Meloni e lo fa con uno sguardo particolare al Sud

Bombardieri (Uil) attacca l'esecutivo: «Al Sud pochi investimenti e il governo pensa ad altro»
Bombardieri (Uil) attacca l'esecutivo: «Al Sud pochi investimenti e il governo pensa ad altro»
di Giuseppe ANDRIANI
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Giovedì 16 Novembre 2023, 05:00

«Sono ancora pochi gli investimenti al Sud e gli interventi in campo per risolvere le tante crisi aperte non bastano». Pierpaolo Bombardieri, segretario nazionale della Uil, domani sarà a Roma per lo sciopero generale (e ribadisce con forza il significato di questo termine) e l’1 dicembre a Bari, in una delle due piazze del Sud, con la Cgil e alcuni comitati studenteschi. La crescita dell’occupazione, che pure c’è stata, è troppo fragile. Il precariato rappresenta una piaga in particolare nel Mezzogiorno. E poi c’è il tema dell’emigrazione, quello della sicurezza sul lavoro con la Puglia maglia nera per numero di morti bianche. La Uil lancia la sfida a tutto campo al governo Meloni e lo fa con uno sguardo particolare al Sud. 
Segretario Bombardieri, siete stati chiari: avanti con lo sciopero generale di otto ore, quattro per il settore trasporti. Giusto?
«Il nostro è un atto di rispetto nei confronti dei lavoratori che non vogliamo mettere in condizione di rischiare sanzioni disciplinari o economiche. Lo sciopero va avanti comunque: di otto ore negli altri comparti e di quattro ore in quello dei trasporti. A questo punto, poi, la manifestazione in piazza del Popolo si terrà ancor più numerosa di prima». 
Perché è uno sciopero generale e non intersettoriale?
«Perché è uno sciopero di otto ore, comprende i trasporti, la pubblica amministrazione e la sanità. Anzi, devo dire che avevamo pensato a uno sciopero in una sola giornata però scenderemo in piazza nelle prossime settimane e abbiamo pensato allo stop ai trasporti solo per domani. Per la prima volta la Commissione di Garanzia interviene dando un giudizio sul fatto che lo sciopero non è generale ma intersettoriale. Ma la nostra è una scelta per fare un qualcosa di articolato. È incredibile che la Commissione entri nel merito della proclamazione di uno sciopero sulla valutazione di un gruppo di lavoro composto da gente che ha avuto ruoli nel centrodestra negli anni passati».
Quali sono le rivendicazioni più urgenti se viste dal Sud?
«Intanto c’è un tema che riguarda il lavoro. Ci sono ancora pochi investimenti al Sud per creare nuove occasioni di occupazione. Non ci sono interventi decisivi per affrontare le tante crisi aperte. Una su tutte, quella dell’ex Ilva. Non arrivano decisioni utili ad affrontare questa situazione. Complessivamente avvertiamo la sensazione che dall’agenda politica sia sparito il tema del Mezzogiorno. A questo, chiaramente, aggiungiamo i temi generali che stiamo trattando nel confronto con il Governo».
Lei dice che il Sud è sparito dall’agenda di governo, ma l’Autonomia resta un progetto in atto. La vostra posizione non è cambiata, vero?
«Siamo sempre stati assolutamente contrari all’Autonomia differenziata. Le diseguaglianze territoriali hanno una ricaduta sulla vita dei giovani, degli anziani, dei lavoratori. La scelta dell’Autonomia è sbagliata, parte dal presupposto dell’identificazioni di alcuni valori, come Lep e Lea ma non ci sono i soldi. Prima di parlare di Autonomia bisogna far sì che tutte le regioni partano dallo stesso punto».
È solo un’impressione il fatto che il gap tra Nord e Sud anziché diminuire continui ad aumentare?
«L’Istat ha certificato che le retribuzioni del Nord sono decisamente più alte rispetto a quelle del Mezzogiorno. Al Sud sembrano negate la dignità lavorativa ed economica. Dobbiamo intanto recuperare questo».
Come si fa?
«Applicando i contratti, parlando di sviluppo, creando occasioni di crescita. Tutto questo non mi pare che sia previsto nella manovra».
Occupazione in crescita ma il contesto resta fragile, precario. 
«Abbiamo contestato le visioni e le chiavi di lettura tutte rose e fiori fatte dalla presidente del Consiglio. Restare chiusi nella stanza dei bottoni allontana molti politici dal Paese reale. Il lavoro precario è sempre più presente nella società. Noi non possiamo che cercare progetti per migliorare le condizioni dei lavoratori. Avevamo chiesto di firmare un patto che eliminasse l’occupazione a tempo determinato. Le sacche di precariato colpiscono soprattutto giovani, donne e uomini del Mezzogiorno. Dietro questi numeri ci sono le persone».
Resta forte anche il tema dei giovani che scappano dal Sud. È anche questa una delle urgenze del Paese?
«Non c’è solo un tema dell’emigrazione da Sud verso Nord, ma anche dall’Italia verso l’estero. È chiaro che tantissimi giovani del Mezzogiorno sono costretti a spostarsi altrove a caccia di prospettive. La mancanza di crescita del Sud non può far altro che peggiorare questa situazione. C’è anche il rischio che la qualità della vita, per alcuni aspetti, sia più bassa nel Mezzogiorno».
Sicurezza sul lavoro: Puglia maglia nera. Che sta succedendo?
«Succede che nessuno sta facendo nulla. Il governo non aumenta gli ispettori, non aumenta neppure gli investimenti in sicurezza. Si considera la possibilità di perdere la vita al lavoro come fosse un fatto naturale. Abbiamo lanciato una campagna in questa direzione ma dobbiamo incalzare la politica e il governo, altrimenti è dura».
Segretario, l’1 dicembre lei chiuderà dal palco la manifestazione di Bari. Ci anticipa i tre temi del suo discorso?
«I grandi temi delle nostre piattaforme: il lavoro, che parte dai salari e dalla sicurezza; il fisco, perché in questo Paese c’è il 40% di persone che non pagano; la previdenza, e non mi riferisco solo alle pensioni ma a come lo stato sociale oggi risponde ai giovani e alle donne.

Su questo ci confrontiamo da un anno con il governo, ma non abbiamo risposte incoraggianti».

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