Andrea Giuliacci: «Il clima è un argomento serio, ma niente ansia da meteo»

Andrea Giuliacci: «Il clima è un argomento serio, ma niente ansia da meteo»
di Laura PRANZETTI LOMBARDINI
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Sabato 1 Luglio 2023, 05:00

Nella famiglia Giuliacci il tempo è una questione seria. Fondamentale. Prima solo Mario divulgava il divenire meteorologico, poi anche il figlio Andrea. Entrambi docenti universitari, accompagnano gli italiani da decenni alla scoperta di che tempo farà. Chi è nato negli anni ’60 ricorderà la figura del colonnello Bernacca, il primo a familiarizzare generazioni di italiani con l’argomento e, soprattutto, con l’importanza di esso. Poi sono arrivati loro e la meteorologia è diventata più “empatica”, anche con l’evolversi del linguaggio televisivo. Andrea Giuliacci, per i più volto del tg Mediaset, è autore di diverse pubblicazioni ed è membro di Climate Without Borders, network mondiale di meteorologi televisivi, impegnati per una corretta informazione sul cambiamento climatico. Il suo ultimo libro, “Nella peggiore delle ipotesi” (Rizzoli), sarà presentato venerdì 7 luglio, alle 20.30, in piazza dell’Orologio, a Polignano, durante la rassegna de “Il Libro Possibile” che ha come slogan #pensopositivo.
 

Giuliacci, la previsione del tempo è solo scientifica?
«La previsione del tempo nasce da un percorso scientifico di interpretazione attraverso i computer di una mole di dati incredibili».
Esiste una piccola fetta di imponderabile?
«Il tempo non cambia all’ultimo.

Il processo che porta alla previsione è deterministico: causa-effetto. Il problema nasce dal fatto che per capire che tempo farà, devo sapere che tempo fa. Ma non posso avere una stazione meteo ogni dieci metri».

E allora nessuna certezza in fatto di previsioni?
«La miglior previsione è quella sul web perché è in costante aggiornamento. Ma ci deve essere la forza lavoro di molte persone che analizzano i dati. Nella maggior parte dei casi le previsioni non sono sbagliate, ma talvolta risultano tali per una comunicazione errata. In 30 secondi non si può descrivere il tempo di 8.000 comuni in tutta Italia. Se è prevista pioggia a Bari e Lecce mentre non lo è nel resto della Puglia, cosa diciamo? Pioggia qua e là». 
A Santa Maria di Leuca, in realtà poco più a nord, c’è l’abbraccio tra Ionio e Adriatico, con alto tasso di iodio, un fenomeno osservabile in pochi altri posti nel mondo intero, come Alaska, Nuova Zelanda e Grecia. Per il clima, è importante lo iodio?
«Chiaramente può influenzare il microclima, non la previsione intera. Però può far sì che in quella zona si creino alcune nuvole nel pomeriggio».
Il caldo è uguale per tutti?
«La differenza sta tra caldo secco e caldo umido. Quando il caldo è secco, noi sudiamo. Produciamo acqua che raffredda la pelle e di conseguenza tutto il corpo. Se nell’aria c’è tanta umidità, il sudore fa fatica ad evaporare perché non c’è più spazio. E allora facciamo fatica a rinfrescarci e abbiamo più caldo. Il termometro misura la temperatura effettiva mentre quella percepita dipende dai vari organismi. Ognuno ha un modo differente di percezione e tutti non “soffrono” alla stessa maniera. È un valore soggettivo».

Lamentarsi del caldo, serve?
«(sorride, ndr) Quando uno si lamenta tende a esorcizzare. Per cui …può servire».
Ci sono delle parole di moda. La bomba d’acqua è il nubifragio di un tempo?
«A noi meteorologi il termine non piace proprio. Quando si parla di bomba, si crea allarmismo. Se parliamo di tempo, ci può stare; se trattiamo di clima, è errato: mai esagerare, perché la gente si allontana da un problema troppo grande. Cresce un’ansia che si chiama amnesia ambientale generazionale. Invece bisognerebbe dire: inquina di meno e tornerai a vedere la neve; inquina di meno e tornerai a vedere dei boschi in salute. Insomma, rigirare il problema in forma propositiva».
 

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