Alitalia, 3 miliardi per salvarla, ma la Puglia resta a terra. L'ira dei sindaci e la conferma della Regione: «Da luglio, un volo per Milano e due per Roma»

Alitalia, 3 miliardi per salvarla, ma la Puglia resta a terra. L'ira dei sindaci e la conferma della Regione: «Da luglio, un volo per Milano e due per Roma»
di Paola COLACI
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Venerdì 19 Giugno 2020, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 13:06

«Aeroporti di Puglia mi ha appena comunicato che dall'1 luglio, da Brindisi partiranno anche due voli Alitalia per Roma e uno per Milano. A questi si aggiungono i voli di Easyjet, Volotea, Transavia, Swiss e RyanAir, in 15 giorni abbiamo messo in piedi un servizio essenziale per il turismo». Lo scrive sul suo profilo Facebook, l'assessore regionale Loredana Capone, confermando le notizie pubblicate nei giorni scorsi e anche oggi da Quotidiano, ma senza tuttavia riuscire a sollevare l'animo di imprese e amministratori locali che, da giorni ormai, lamentano la scarsità dei collegamenti da e per la Puglia offerti dalla compagnia di bandiera, prossima a un nuovo salvataggio da parte dello Stato.

Sui radar di Brindisi, per il momento, non c'è ancora traccia di Alitalia. Le nebbie dell'incertezza che - dalla riapertura dello scalo salentino lo scorso 3 giugno - tengono a terra gli aerei tricolore non accennano a diradarsi. E sulla pista dell'aeroporto Papola Casale continuano a decollare e atterrare solo le compagnie low cost che coprono alcune tratte internazionali. La ripartenza di Alitalia quella vera, e non la beffa delle due tratte giornaliere andata e ritorno garantite dal 1° luglio con Malpensa e Roma Fiumicino - tarda ancora ad arrivare. E al momento manca una data certa che possa garantire alla Puglia e al Salento di uscire da quell'isolamento al quale il vettore italiano sta condannando il territorio dall'inizio di giugno. Eppure quei tre miliardi di euro di fondi pubblici con cui il Governo si appresta a salvare ancora una volta la compagnia di bandiera, come sottolineano i più, sono soldi dei cittadini. Anche di quelli pugliesi e salentini.

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Tra loro quegli imprenditori, i professionisti e i manager, come denunciano i sindacati, che hanno urgenza di tornare a viaggiare per risollevare i destini di centinaia di aziende finite in ginocchio dopo il Covid e di migliaia di lavoratori in bilico. Ma quei fondi pubblici sono anche i soldi dei 30 milioni di italiani che, secondo i dati elaborati dal Codacons, hanno già manifestato la volontà di andare in ferie tra giugno e settembre. E il 28% degli aspiranti vacanzieri ha già in mente di trascorrere l'estate nel Salento e nel Gargano. Dalle intenzioni, però, è difficile passare ai fatti e prenotare le vacanze se gli aerei non decollano e i collegamenti mancano.

Da settimane ormai classe politica e rappresentanti delle istituzioni parlamentari e presidenti delle tre Province di Lecce, Brindisi e Taranto in testa ma anche sindacati e mondo delle imprese chiedono al Governo e al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli di intervenire con urgenza per garantire il ripristino di voli e collegamenti sospesi e scongiurare l'isolamento del territorio. Una denuncia plurale a cui ora si aggiunge anche la voce dei sindaci. In testa gli amministratori dei tre capoluoghi di provincia del Grande Salento: Carlo Salvemini per Lecce, Riccardo Rossi per Brindisi e Rinaldo Melucci per Taranto.

«Si chiamerà Tai, la nuova Alitalia dopo ingresso dello Stato nel capitale sociale con versamento di 3 miliardi di euro: acronimo di Trasporto Aereo Italiano interviene sulla questione Salvemini -, ennesimo tentativo di evitare il fallimento a quella che si definisce compagnia di bandiera, per sottolineare interesse strategico del Paese di avere un vettore nazionale». Dunque l'affondo del numero uno di Palazzo Carafa: «Nonostante in questi anni, e tuttora, per milioni di italiani Tai abbia avuto altro significato: Tanti aeroporti ignorati, con collegamenti insufficienti e a tariffe proibitive, come sappiamo bene noi salentini. Non c'è interesse nazionale ad avere compagnia aerea pubblica che non si mette al servizio di tutto il Paese - conclude il sindaco di Lecce -, non è più tollerabile un sistema aereo e ferroviario che non rimedia al deficit infrastrutturale del Mezzogiorno e non riconosca identici diritti a spostamenti comodi ed efficienti a tutti gli italiani».

Stessa linea di pensiero di Riccardo Rossi. Già nei giorni scorsi il sindaco di Brindisi, nelle vesti istituzionali di presidente della Provincia, aveva sottolineato come: «Potendo contare su un budget di tre miliardi euro di fondi pubblici, Alitalia non può più immaginare di operare come un privato, ma dovrà adeguarsi al sistema di trasporto nazionale e andare incontro alle esigenze dell'utenza. Per questo chiederemo al ministro De Micheli che vengano potenziate il più possibile, e il prima possibile, tutte le rotte e i collegamenti cancellati nei mesi passati».
A Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto, la vicenda Alitalia ricorda da vicino quella dell'Ilva: «Aiuti di Stato, salvataggio con i soldi di tutti per essere al servizio di alcuni, pochi, magari dimenticando proprio il Sud. Non ci siamo, non è così che si superano le divergenze del Paese» tuona il primo cittadino del capoluogo ionico.

«Serve rispettare il Mezzogiorno d'Italia e serve che anche Alitalia parta da subito con voli da e per il Sud, magari coinvolgendo anche l'aeroporto di Grottaglie.

Se il governo vuole dare un primo segnale di concretezza ed evitare che la pur lodevole iniziativa degli Stati Generali non si concluda con una generica dichiarazione di intenti può cominciare proprio da qui, dalle infrastrutture al Sud. E dimostrare che dal disastro Ilva almeno ha imparato qualcosa».

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