Treni bloccati, caos per Pasqua/ La frana in galleria e la fragilità di un sistema

La voragine che ha determinato la frana in galleria lungo la linea ferroviaria
La voragine che ha determinato la frana in galleria lungo la linea ferroviaria
di Rosario TORNESELLO
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Domenica 17 Marzo 2024, 10:32 - Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 18:21

La frana scopre le fragilità di un territorio e, con esse, quelle di un sistema. Ci voleva un incidente di percorso per rendere evidente e concreto il filo sottile che lega il Sud a una prospettiva di ripresa, prima ancora che di sviluppo. L'ostruzione della linea ferroviaria che risale da Lecce verso Roma passando da Bari e Caserta, stazioni intermedie incluse, dimostra quanto sia delicato, senza alternative e fin troppo deficitario il sistema di infrastrutture al quale agganciare progetti e speranze capaci di accorciare i divari e invertire definitivamente la rotta.

Il paradosso è nella contestualità degli avvenimenti: il cedimento del terreno nella galleria ferroviaria irpina, poco dopo il confine tra Puglia e Campania, avviene nei giorni in cui l'accidente naturale incrocia i dati Istat e Svimez sull'andamento dell'economia territoriale. E gli indicatori, in arrivo da fonti diverse, delineano uno scenario coerente e incoraggiante: una regione – la nostra – dinamica, in ripresa, con occupazione in aumento, export in risalita, seconda fra tutte quelle del Sud; in più, col fiore all'occhiello dell'area metropolitana di Bari, risultata prima assoluta nel panorama vasto del Meridione. Un'effervescenza che attraversa vari settori, dalla tradizione all'innovazione, dall'agricoltura all'aerospazio, dalla produzione materiale all'offerta culturale. Non è poco per una regione tutto sommato periferica, che solo nell'iconografia di maniera è ponte tra mondi diversi e snodo di culture differenti: la realtà è altra. Per il governatore Emiliano, il successo di un sistema.

Visto da fuori, il risultato (non il punto di arrivo) di un percorso che parte da più lontano. Fin qui le note positive.

Perché poi – ricordarlo è utile per non vivere di illusioni – i problemi sono tanti: le inefficienze notevoli, gli scandali imbarazzanti, le cointeressenze sorprendenti (ma anche no), le commistioni avvilenti, le connivenze preoccupanti. L'amministrazione pubblica – nella componente politica e in quella tecnica – dovrebbe procedere sempre e comunque su altri binari, se la similitudine – considerato il periodo – non suona fin troppo ironica. Per il resto – e non in quota marginale – scontiamo ritardi, arretratezze, carenze di strutture e infrastrutture in misura tale che un Pnrr da solo è poco (ma due sarebbero francamente troppi). Vogliamo parlare di strade, scali merci, treni e altro ancora? Ricordare i ritardi per la statale 275 verso Leuca o la miopia (e l'ostruzionismo) per la Bradanico-Salentina verso Taranto? Fare l'elenco delle opere in attesa, dei territori isolati, delle occasioni perdute? Dettagliare le opposizioni pretestuose, i tempi morti o anche solo persi, i no a prescindere? Storia e geografia giocano un ruolo importante, ma il Sud come artefice del proprio destino assomma errori passati e presenti con cui bisogna imparare a fare i conti. Queste le note negative. 

La manifestazione plastica dei processi innescati e dei percorsi compiuti è nella desertificazione demografica come risultato di due forze convergenti: nascite in vorticoso calo e fuga dei giovani. Le famiglie non credono che qui ci sia un futuro (e si tengono stretto quello che hanno). Soprattutto, non lo credono i ragazzi e i giovani. E questo al di là di qualsiasi indicatore ammantato di ottimismo. In dieci anni abbiamo perso 80mila studenti: hanno preferito seguire corsi universitari fuori dalla Puglia. Di per sé non necessariamente un elemento negativo: la mobilità arricchisce, poiché facilita gli scambi e porta in dote nuove esperienze. Ma il flusso in uscita non è controbilanciato da uno – eguale – in entrata. Il problema è questo. C'è da lavorare, e anche molto. L'assessore allo Sviluppo economico Delli Noci ne fa un obiettivo: riportiamo a casa i ragazzi. Un proclama di guerra, in altre parti del mondo. Non sarà facile.

Si tratta di riguadagnare terreno, recuperare tempo. Il clima da campagna elettorale perenne non aiuta: le contrapposizioni a uso e consumo del consenso immediato e le scorciatoie dialettiche in forma di slogan non agevolano intese, accordi e progetti. Esattamente ciò che invece, più di qualsiasi altra cosa, servirebbe ora. Avere un'idea e agire insieme. Impresa difficile, non impossibile. L'urgenza e l'emergenza dovrebbero favorire la coesione. Cosa sarebbe successo se una frana avesse bloccato una linea strategica del nord-est o del nord-ovest? In quanto tempo si sarebbe posto rimedio? Quali sarebbero state le mobilitazioni e la solidarietà? 
In gran parte della Puglia abbiamo una drammatica carenza di collegamenti strategici: lenti lungo la ferrovia, lontani da tutto in auto e in attesa di un aereo (pochi, spesso a orari improbabili e sempre più cari). Da qui ripartiremo, ma solo quando si sarà posto rimedio al crollo nella galleria: un mese, se tutto va bene. L'ultimo divario di una serie infinita. Non c'è più un solo istante da perdere. Altro che autonomia, differenziata o no.
 

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