Edifici sicuri, buone intenzioni e poi il nulla

di Daniele DE FABRIZIO*
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Lunedì 29 Agosto 2016, 11:46
I terremoti, si sa, non si possono prevenire. Così come è altrettanto noto che il nostro Paese sia a costante rischio sismico. Ma ciò non significa che non si possa garantire comunque un maggiore livello di sicurezza per i cittadini. E gli ingegneri italiani lo urlano a gran voce da decenni: questa garanzia si sicurezza può passare solo attraverso la prevenzione. Ma anche e soprattutto attraverso l’adeguamento delle costruzioni e delle strutture esistenti. Non solo case, scuole, ospedali, edifici pubblici ma anche le grandi infrastrutture come la rete stradale, quella elettrodottistica e quella dei ponti. Le stesse che potrebbero garantire un agevole intervento dei soccorsi. Sino a oggi, però, le centinaia di milioni previsti e investiti nel sistema dell’edilizia di questo Paese non sono mai stati indirizzati in maniera sistematica in questo settore. Si è preferito, piuttosto, rincorrere le emergenze e intervenire solo dopo i disastri.

Eppure nella nostra storia recente sono scritti capitoli tanto drammatici quanto indelebili: i terremoti del Friuli, dell’Irpinia e poi dell’Abruzzo, dell’Umbria dell’Emilia e ora anche del centro Italia non sembrano averci dato alcuna lezione. Abbiamo pianto migliaia di connazionali che hanno perso la vita solo perché vivevano all’interno di edifici poco sicuri mentre la necessità di investire sulla prevenzione e sulla sicurezza continuava a risuonare come un macabro refrend. Intanto la realtà resta la stessa: resistiamo impreparati. E anche in Puglia, seppure le probabilità che si verifichi un sisma di notevole intensità siano basse, non possiamo continuare ad affidarci al destino. I nostri edifici e l’intero patrimonio artistico e ingegneristico è gravemente esposto a rischi.

Ecco perché in cima all’elenco delle priorità dello Stato dovrebbe esserci la prevenzione. L’Ordine nazionali degli Ingegneri in tutte le sedi e con ogni strumento continua a chiedere a gran voce normative che prevedano un regime di adeguamento antisismico del patrimonio edilizio esistente in Italia. Ma è mortificante comprendere che sino a questo momento le nostre sono rimaste istanze inascoltate. Anche in Puglia gli ingegneri hanno condotto una battaglia sull’introduzione obbligatoria e l’istituzionalizzazione del Fascicolo del Fabbricato che garantisce il mantenimento dei livelli di sicurezza di un edificio e abbiamo chiesto una legge regionale ad hoc. Norma di cui ancora oggi non c’è traccia. Così come manca ancora una normativa specifica sull'adeguamento sismico delle volte e delle coperture degli edifici. A oggi i tecnici possono fare riferimento solo ad alcune linee guida emanate dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici che, tuttavia, dovrebbero essere fatte proprie in sede di modifica delle norme sulle costruzione. Modifica che attendiamo ancora da almeno quattro anni. Non basta. Le linee guida tracciate non trattano la specificità relativa alle volte leccesi, uniche al mondo. All'interno dei sistemi voltati, infatti, le nostre coperture rappresentano una specificità a cui non si possono applicare le regole che valgono per le altre volte. Da qui l'urgenza di individuare un vademecum normativo specifico che indichi ai tecnici secondo quali sistemi di messa in sicurezza occorre operare.

A fronte di questo panorama incerto e lacunoso, tuttavia, l’unico obbligo di legge che è stato introdotto è quello del libretto della caldaia. Mentre la terra continua a tremare, intere aree del Paese finiscono per essere cancellate sotto le macerie e si piangono centinaia di morti, il legislatore continua infatti, a normare e finanziare il settore del risparmio energetico. Settore di rilevante importanza, per carità. Peccato, però, che nessuno si sia preoccupato di comprendere se tale efficientamento, seppur di grande importanza, venga realizzato su edifici sicuri o su infrastrutture che rischiano di crollare. E allora dopo il cordoglio, le promesse di non lasciare da soli i sopravvissuti e l’assunzione dell’impegno di ricostruire in fretta, ora si cominci a fare sul serio. Lo Stato ci dimostri che la “prevenzione” e la “messa in sicurezza” non sono concetti che non appartengono al frasario istituzionale della circostanza. Se prevenzioni e messa in sicurezza sono le priorità, allora che si cominci a fare sul serio già da domani mattina.

*Presidente Ordine ingegneri di Lecce
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