Un'area urbana metropolitana per far crescere il Grande Salento

di Lino DE MATTEIS
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Mercoledì 1 Febbraio 2017, 16:16
Qualcosa di positivo sembrano aver suscitato i frutti avvelenati del crescente baricentrismo regionale, amplificato dalla Città metropolitana di Bari: aver avviato un dibattito sul futuro delle tre province di Brindisi, Lecce e Taranto, un’area geografica, storicamente identificata con l’antica “Terra d’Otranto”, che oggi viene indicata con l’espressione “Grande Salento”.
Il dibattito, da parte di esponenti politici e cittadini di diversa proveniente, ha portato ad analisi convergenti sui pericoli del baricentrismo, avanzando diverse proposte e suggerendo soluzioni.
È opportuna perciò una riflessione sulle idee in campo per il futuro del territorio salentino, idee che delineano percorsi e orizzonti differenti, ma tutti concordanti sulla necessità di dare maggiore rappresentatività alla “terra a sud di Bari”, rompendo il crescente isolamento del Salento e rivendicando, invece, la sua centralità nel Mediterraneo.
Vediamo allora quali sono queste proposte e gli scenari che esse delineano.
Grande Salento. Fu l’idea maturata, una decina di anni fa, tra i presidenti dell’epoca delle Provincie di Brindisi, Lecce e Taranto, di dar vita ad un coordinamento stabile per la definizione di un programma infrastrutturale comune da sostenere unitariamente nei confronti della Regione Puglia. Dopo una lunga elaborazione, la bozza di accordo sul Grande Salento vide la luce ma, all’ultimo momento, non fu firmata.
Regione Salento. È la vecchia proposta discussa già in Assemblea costituente, riemersa negli anni ‘80 e rilanciata, qualche anno fa, da Paolo Pagliaro (oggi dirigente di Forza Italia), con la costituzione di un movimento per l’istituzione della “Regione Salento” attraverso un referendum, poi non andato in porto non essendo stato autorizzato il suo svolgimento.
Le 31 Regioni. Uno studio dell’autorevole Società Geografica Italiana ha individuato 31 aree per l’ottimizzazione dei territori regionali, in modo da assicurare una governance più prossima alle esigenze dei cittadini, rispetto alla “distanza” delle attuali venti Regioni. Una di queste aree sarebbe costituita proprio dalle tre province salentine, in pratica, quindi, la Regione Salento.
Riordino territoriale. Una proposta di legge per il Riordino territoriale e amministrativo dello Stato è stata presentata, come primo firmatario, dal deputato salentino del Pd Salvatore Capone. La proposta di rivedere i confini regionali ricalca, grosso modo, lo studio della Società Geografica e giace da tempo in Parlamento non avendo ancora trovato seguito.
Area urbana metropolitana. È l’idea lanciata, sabato scorso sulle pagine di questo giornale, dalla imprenditrice Chiara Montefrancesco, che sottolinea la necessità di un’iniziativa coordinata da parte delle istituzioni, del mondo culturale e imprenditoriale delle tre province per la crescita del territorio e l’affermazione della sua vocazione mediterranea. Non prevedendo modifiche istituzionali, l’area urbana metropolitana richiama, in sostanza, il tentativo programmatico fatto col Grande Salento.
Le proposte in campo, come si vede, sono complementari e delineano sostanzialmente due percorsi differenti e orizzonti diversi, tutti però miranti a dare più forza al Salento. Vediamoli.
I due percorsi. a) Per la istituzione della “Regione Salento”, che si rifà allo studio della Società Geografica, allo stato dell’opera c’è in piedi solo la proposta di legge Capone, che richiede passaggi istituzionali e legislativi che comportano tempi molti lunghi. D’altra parte, all’indomani della bocciatura della riformaza costituzionale, il tema del riordino territoriale e amministrativo dello Stato sembra essere completamete fuori dall’agenda politica italiana. Tempi lunghi e incerti ci sarebbero anche se si intendesse riprendere la strada referendaria, come è stato per il Molise; b) L’ “Area urbana metropolitana del Grande Salento” non prefigura invece mutamenti istituzionali, ma sollecita, già nell’immediato, una responsabile iniziativa della classe politica salentina, insieme alle istituzioni culturali, al mondo imprenditoriale e alla società civile, per fare fronte comune per la crescita del territorio. Un appello all’unità e all’iniziativa che, allo stato, sembra l’unica cosa concretamente perseguibile per contrastare il baricentrismo pugliese.
La Montefrancesco assegna all’ateneo salentino, con la sua vocazione internazionale e la sua integrazione con il territorio, un ruolo trainante per dar forma all’idea dell’area urbana metropolitana, ma, giustamente, aggiunge che la sfida per costruirla «dovrà trovare negli enti locali gli attori decisivi». L’idea dell’area urbana metropolitana, infatti, può crescere e svilupparsi solo se c’è la volontà politica di rappresentare unitariamente il territorio, con la consapevolezza che solo l’unità può far crescere il potere contrattuale delle tre province di fronte alla Regione Puglia e allo stesso Governo nazionale. Per dare corpo a questa “buona idea” non bastano, però, le dichiarazioni e le prese di posizione dei singoli esponenti politici, occorre che dalle parole si passi ai fatti, costituendo una “cabina di regia” trasversale, con soggetti pubblici e privati, in grado di definire le priorità da perseguire unitariamente, mettendo da parte gli interessi di parte. E’ necessario che ci sia una classe politica capace, in grado di saperlo e volerlo fare. Ci vogliano, insomma, le persone giuste. Se ci sono nel Salento, si facciano avanti.
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