Fondi europei e progetti sbagliati: lo sviluppo non è questo

di Ferdinando BOERO
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Martedì 19 Luglio 2016, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 11:10
I soldi ci sono, perché non vengono spesi? Non possiamo sempre lamentarci, come se lo stato di cose non fosse spesso determinato dalle nostre stesse scelte, come se la volontà venisse da altre parti. I soldi ci sono. A volte non vengono spesi, altre volte vengono spesi male (le opere sono fatte male e a prezzi altissimi), altre volte ancora sono spesi bene (le opere sono fatte bene, anche se di solito a prezzi altissimi) ma per fini che non sono funzionali agli interessi del territorio, altre volte sono fatte bene e per scopi coerenti con l’interesse pubblico (ognuno di noi è in grado di fare il proprio elenco). Ci sono decine di milioni di euro per fare i porti. L’altro giorno, a Castro, c’era un enorme yacht in rada. Che disdetta, non c’era un porto dove potesse ormeggiare. Pensa quanti ce ne sarebbero se ci fosse un bel sistema di megaporti, con infrastrutture adeguate! I soldi per farli ci sono! Decine e decine di milioni, quasi cento. E allora facciamoli, no? I costruttori si fregano le mani. Quando si fanno questi programmi si devono effettuare serissime analisi costi benefici, pensando ai fondi pubblici come se fossero privati. Il guadagno deve essere l’interesse pubblico, non necessariamente il lucro.
Per mettere in sicurezza quel tratto di ferrovia, per esempio, il guadagno è la sicurezza dei viaggiatori. Vale la pena di sostenere i costi.
Ma in altri casi? L’Università del Salento ha speso decine, forse centinaia, di milioni di euro per costruire edifici. Erano disponibili, quei fondi… sarebbe stato un peccato non utilizzarli, no? Così ora ci sono enormi edifici belli pronti che non si stanno utilizzando perché non ci sono i soldi per il trasloco, o perché non possiamo permetterci i costi di funzionamento. Quale è stato il guadagno, nel fare quelle opere? Ma è chiaro: il guadagno è andato a chi ha gestito gli appalti. Le costruzioni sono state fatte, hanno lavorato le ditte, hanno lavorato gli operai, ma la gran parte del profitto è andata agli appaltatori. Poi l’opera non viene utilizzata e chi viene “dopo” si trova a dover gestire la proverbiale cattedrale nel deserto. Quanti eoni ci vorranno perché l’utilizzo pubblico e il minore inquinamento (il beneficio presunto) pareggino il costo monetario di aver costruito il filobus? Ma il costo è anche la selva di pali che ha stravolto il paesaggio urbano. L’impressione è che l’unico affare nel fare il filobus sia stato fare il filobus. E così è per i nuovi edifici universitari (mentre quelli vecchi vanno in malora, vedi Ecotekne).
Così sarà per i porti. Un porto stravolge l’assetto della costa e comporta enormi cambiamenti ambientali. Cambia il regime delle correnti, si alterano i fondali e i flussi di sedimentazione. Si tratta di un costo. Si altera il paesaggio, e si modifica la possibilità di utilizzare la costa. Un tratto di costa dove non c’è “niente” è un’attrattiva turistica formidabile. Il tratto Otranto-Leuca ha questa caratteristica, anche se ogni “marina” di paese interno ha l’ambizione di stravolgere la costa e farci passare una bella strada. Alcuni lo hanno già fatto. Ora tutti vogliono il porto. Qualcuno, al posto di quel “niente” vede già tante belle infrastrutture. Porti, alberghi, litoranee, villaggi. In alcuni si sta già operando. I soldi pubblici servono per fare l’infrastruttura, poi i privati usano l’infrastruttura per la speculazione edilizia. Hanno ucciso Renata Fonte perché si opponeva a questa visione dello sviluppo, se non sbaglio. Bene, questa visione dello sviluppo prospera.
Il primo problema, ora, è di capire chi è che decide dove debbano andare quei fondi europei. Chi è che ha deciso che devono essere spesi per fare porticcioli turistici, o superstrade, o bici di scambio, o filobus? Perché, ve lo assicuro, un privato non sosterrebbe il costo di costruire un porticciolo avendo come beneficio i guadagni con la gestione del porticciolo stesso. Scommettiamo? I soldi devono sempre essere pubblici. Si dice sempre che pubblico significa spreco, mentre privato significa efficienza! Infatti: efficienza nello sprecare il denaro pubblico, per scopi che non portano a pubblici vantaggi ma solo a privati guadagni.
Intanto una domanda ai politici: scusate, potete fare una ricognizione di quanti soldi siano disponibili, e per fare che cosa? E possiamo fare una bella analisi costi benefici sull’utilizzazione di quei soldi? E sarebbe per caso possibile capire come mai, se all’analisi venisse fuori che i costi sono maggiori dei benefici, quei soldi sono stati destinati a quei fini? Chi è che ha deciso dove destinarli?
Il Sud ha ingoiato una quantità immane di finanziamenti pubblici, destinati a generare sviluppo. Pare che la cosa che si sia maggiormente sviluppata è la criminalità organizzata. Che si è arricchita a dismisura utilizzando proprio quei fondi. In combutta con la massoneria, ci dicono i magistrati calabresi. E con la forza di esprimere senatori. Quanti politici onesti hanno mai denunciato infiltrazioni massonico malavitose all’interno dei partiti in cui militano? Quante volte i partiti sono arrivati prima della magistratura a fare pulizia al proprio interno? Il caso di Roma è emblematico. Ma anche a Torino stanno avvenendo cose strane. Ora ci si accorge che un tratto non indifferente della TAV potrebbe essere fatto sul vecchio tracciato ferroviario, senza devastare l’ambiente per farlo da zero. Ma guarda un po’. Scommettiamo che lo volevano fare nel modo più costoso possibile perché più soldi pubblici si spendono, maggiore è il guadagno privato? Calabria, Roma, Piemonte, vogliamo parlare delle banche toscane? Ogni regione e ogni città ha le sue storie. Certo, al nord il San Raffaele è un covo di malaffare ma l’ospedale comunque funziona. Anche al sud ci sono i covi di malaffare, ma le cose proprio non funzionano. Ma non preoccupatevi, il paese sta rapidamente omogeneizzando le sue caratteristiche. Falliscono le banche del centro e del nord, per esempio. Sono covi di malaffare e non funzionano. Certo, il piano era di far diventare il sud come il centro e il nord. E invece sono il centro e il nord che stanno diventando come il sud. In un modo o nell’altro l’unità d’Italia è in rapida realizzazione.
Quei fondi, comunque, non vengono dall’Europa, vengono dai nostri bilanci. I soldi dell’Europa sono il frutto dei contributi dei vari paesi. E noi siamo tra quelli che contribuiscono di più. Ogni anno l’Italia dà 100 per finanziare la ricerca europea, e la progettualità italiana riporta a casa 60. Siamo dei fessi, e stiamo fottendo il nostro paese. Pensando di essere furbi.
 
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