Un vaccino contro la violenza

di Ferdinando BOERO
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Domenica 22 Gennaio 2017, 20:21
Pierluigi Battista, sul Corriere della Sera, scrive di rancore e aggressività e cita una serie di conclamati episodi di odio in tempi recenti. Sembra uno di quegli articoli sui bei tempi andati, che si chiedono: ma dove andremo a finire? Konrad Lorenz ha scritto un capolavoro, si chiama L’Aggressività. Spiega da naturalista (con Premio Nobel) come mai nella nostra specie, a differenza di molte altre, sia così frequente l’uccisione di propri simili.
Battista parla di istinti animaleschi, ma gli animali fanno proprio l’esatto contrario. L’aggressività tra individui della stessa specie è ritualizzata. Se due cani stanno lottando, e uno si arrende, mettendosi sulla schiena e offrendo il collo all’avversario, la lotta finisce. Noi non ci fermiamo. E arriviamo a compiere i nostri omicidi in modo freddo: si chiamano esecuzioni capitali. Il fascismo e il nazismo hanno esaltato la nostra naturale aggressività verso i nostri simili, e così fanno, da sempre, le dittature più sanguinose.
Con i moderni mezzi di comunicazione sociale, quello che prima si esprimeva al bar, tra pochi amici, può raggiungere numeri enormi di persone. Ma è solo un modo nuovo di esprimere vecchi istinti. La differenza, rispetto al passato, consiste nell’eccesso di difesa dei giovani dalla violenza. Sto per scrivere qualcosa che mi attirerà odio e insulti. Ho fatto le elementari negli anni Cinquanta. Un solo maestro. Si chiamava Bellisario. E’ morto, e quindi posso rivelare il suo metodo senza danneggiarlo legalmente. La mia classe era di più di trenta maschi. Passavamo i giorni per strada (niente televisione), in un quartiere operaio di Genova. Eravamo molto turbolenti. Bellisario aveva un metodo infallibile per tranquillizzarci. Prima ci richiamava, gentilmente, poi con più fermezza, e infine ci prendeva a schiaffoni. Non ci ha mai traditi, però. Se avesse detto ai nostri genitori del nostro comportamento, avremmo preso ulteriori razioni di mazzate, per rinforzare il messaggio di Bellisario, detentore indiscusso della verità, a noi mentitori seriali sempre in vena di combinarne qualcuna. Ogni tanto rivedo i miei compagni di elementari. Nessuno di noi è diventato violento, e tutti ricordiamo con enorme affetto il maestro Bellisario. Ce li meritavamo quegli schiaffoni. Come ci meritavamo quelli che ci davano i nostri genitori.
Oggi i ragazzi non si possono toccare con un dito. E i genitori li difendono, aggredendo gli insegnanti che osano dare brutti voti. Sono stato sempre rimandato, a partire dalla prima media, e bocciato due volte. Me lo meritavo. Oggi non usa più. Vengono turbe psichiche ad essere puniti se si fa qualcosa di sbagliato.
C’erano i bulli anche allora, ma venivano subito identificati e presi a sonori ceffoni, dopo di che diventavano mansueti. L’aggressività innata nella nostra specie, come spiega il premio Nobel Lorenz, veniva in qualche modo incanalata verso lidi di maggiore tranquillità.
Paradossalmente, essere messi al riparo da punizioni corporali esemplari, e anche da rimproveri o riprovazione, non rende più miti e ragionevoli. Pare che si acquisti, invece, una presunzione di intoccabilità e di innocenza da qualsiasi colpa. Il nucleo familiare giustifica e protegge.
Chi, tra noi, aveva poca voglia di studiare è andato a fare lavori manuali e non l’ha vissuto come una sconfitta. Oggi il cammino verso la laurea è spianato e si trova degradante il solo pensiero di fare un lavoro manuale, se si è in possesso di un diploma o di una laurea (a volte regalati).
La corruzione diffusissima nel nostro paese deriva da una cultura mafiosa in cui i rapporti amicali e familiari prevalgono sul merito e le capacità. Il lavoro si trova per raccomandazione, per appartenenza a società più o meno occulte, attraverso reti di relazioni che proteggono i sodali. Le banche prestano i soldi ad “amici” che non li restituiscono (e che magari ne hanno dato parte agli stessi banchieri che hanno concesso i prestiti) ma i nomi degli “amici” devono restare segreti. Andiamo, c’è la privacy!
Il principio dei vaccini è di immettere in piccole dosi gli agenti che provocano malattie, in modo che si sviluppino gli anticorpi per renderci immuni dalle forme virulente. Il maestro Bellisario mi ha vaccinato contro la violenza, con qualche schiaffone, e mi ha reso immune dall’essere violento. Tanto per stare tranquillo, comunque, ho praticato la boxe francese (si chiama savate) per 12 anni, in modo da essere in grado di rispondere a possibili violenti, per difendermi. Ma non ho mai dovuto farne uso. Certo, se i violenti di Facebook avessero preso qualche sonoro calcio in culo al momento dei primi sintomi del malore che li affligge, forse sarebbero più rispettosi, e meno vigliacchi, perché di solito si nascondono dietro pseudonimi. Comunque, siamo la specie che ha inventato la guerra, e l’aggressività è parte della nostra natura istintiva. Lo spiega anche Irenäus Eibl-Eibesfeldt, un altro Nobel, nel suo Etologia della Guerra. I bei tempi andati, quelli rimpianti da Battista, sono sempre stati così ma, a confortare la sua tesi, è venuto meno il vaccino.
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