Scuola, notifiche in tutte le ore e troppi compiti. Il dirigente: «Disconnettiamo i ragazzi»

Famiglie stressate, la proposta di un preside

Scuola, notifiche in tutte le ore e troppi compiti. Il dirigente: «Disconnettiamo i ragazzi»
Scuola, notifiche in tutte le ore e troppi compiti. Il dirigente: «Disconnettiamo i ragazzi»
di Maurizio TARANTINO
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Domenica 14 Gennaio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 09:08

Notifiche e avvisi a tutte le ore dalla scuola. Per non parlare di compiti a casa. È la vita dello studente medio (e della sua famiglia) costretto, con un certo stress, a restare sempre collegato per non perdere le comunicazioni di docenti iperconnessi: dai gruppi whatsapop, all’uso di Classroom, fino alle notifiche del registro elettronico per non perdere gli avvisi dei compiti, degli appuntamenti, dei voti e di tutto il resto. Il rapporto non idilliaco tra le famiglie italiane e la scuola si riflette anche nella scarsa capacità di rispettare i propri ambiti, sancendo come da tempo viene invocato da molti, un sacrosanto “diritto alla disconnessione”.

Una linea guida per i docenti: niente compiti durante le feste

Una riflessione che per Pantaleo Conte, dirigente dell’istituto comprensivo di Vernole e Castrì, è già partita un anno fa proponendo al collegio dei docenti delle linee guida per ottenere una migliore gestione dei compiti a casa e di conseguenza una migliore qualità della vita. 

Il dirigente: «I ragazzi hanno diritto al riposo»

«L’idea è nata da un’esigenza pratica - spiega Conte -.

Abbiamo il tempo pieno da 40 ore per la Primaria e di 36 ore per la Secondaria di primo grado. I ragazzi passano già otto ore a scuola, chiusi nelle aule. Hanno il diritto di vivere le loro esperienze lontani dai libri. Il compromesso che abbiamo trovato è quello di inserire nelle indicazioni la durata presunta dello svolgimento dei compiti in base alla classe frequentata e soprattutto devono rispettare il tempo libero degli alunni». Nel documento, si legge che i compiti «non devono essere assegnati nel fine settimana e durante i periodi di vacanza o sospensione delle lezioni (i così detti “compiti per le vacanze” sono un ossimoro logico e pedagogico). Agli alunni deve essere permesso di ricrearsi (deve essere garantito il “diritto al riposo e al gioco”), e alle famiglie di ritrovarsi, senza l’assillo stressante dei compiti. Inoltre, è bene ricordare che un sano sviluppo sociale e psicologico passa necessariamente anche dalla sperimentazione di esperienze nuove, non strettamente di natura scolastica, ma altrettanto fondamentali per il processo di crescita». 

Tante le famiglie stressate

Un ragionamento che ovviamente presuppone la stretta collaborazione dei genitori. «Abbiamo raccolto una esigenza che arriva dalle famiglie - aggiunge Conte - stressate dalla mole di compiti che spesso arrivavano nel fine settimana. In sede collegiale abbiamo ribadito che non è la quantità di compiti che qualifica l’apprendimento. E ci sono state delle buone risposte. Però nessuno ha la bacchetta magica. Se a casa invece di fare i compiti, il ragazzo è parcheggiato davanti alla tv o alla console, non si è risolto nulla. Bisogna essere consapevoli e propositivi». 
Il documento elaborato dal preside Conte è stato ripreso dal più importante sito che parla di istruzione, cioè OrizzonteScuola, come esempio di buone pratiche da applicare nei confronti degli alunni e che commenta in maniera molto chiara lo scopo di queste linee guida. «Il diritto alla disconnessione e quello inviolabile al riposo nascono per proteggere i lavoratori -commenta il sito-, dunque, va estesa anche agli studenti e ai familiari degli stessi. Serve a proteggerli dal rischio di essere sempre connessi con il proprio datore di lavoro e, nel caso degli studenti, con i propri docenti che hanno deciso di investire il tempo dedicato a famiglie e amici per assegnare compiti fuori dall’orario scolastico e, cosa peggiore, senza averli mai comunicati verbalmente agli alunni. Questo diritto garantisce il diritto a non utilizzare apparecchiature che connettono ininterrottamente il lavoratore e lo studente alla propria prestazione lavorativa e al proprio banco (la sera virtuale) per permettergli di organizzare e vivere compiutamente il tempo libero». Non solo. Un tema sentito vista la proliferazione di gruppi social nei quali vengono riportate esperienze di grande disagio da parte di madri o padri costretti a fare i tutor dei loro figli per evitare che vadano a scuola senza compiti fatti.

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