Illegittimi, ma essenziali. I parcheggi “salvano” i lidi: «Se chiudono, è finita»

Illegittimi, ma essenziali. I parcheggi “salvano” i lidi: «Se chiudono, è finita»
di Antonella MARGARITO
5 Minuti di Lettura
Sabato 17 Luglio 2021, 05:05

«Se dovessero chiudere i parcheggi? Per noi sarebbe un disastro, la fine». Perché per sei lidi del litorale sud di Gallipoli, il lavoro - e di conseguenza la sopravvivenza di tante famiglie - si lega strettamente a quei parcheggi: altra strada non c’è per accedere alle proprie attività. Anzi sì, forse via mare. Parcheggi abusivi, parcheggi legali, a Gallipoli sembra essere questo il tormentone dell’estate, dopo che il Comune non ha concesso le autorizzazioni (e il Tar ha rigettato la richiesta di sospensiva dei parcheggiatori) e nemmeno messo a punto il bando per autorizzare i posteggi auto sui litorali. E allora si va al mare per scommessa, “Troverò i parcheggi aperti? Saranno chiusi? Saranno liberi? A pagamento? E perché devo pagare, se non sono stati autorizzati?”.

Il viaggio

Quindi proviamo, proviamo a fare come i turisti. Per raggiungere l’eldorado occorre transitare per la Statale Gallipoli-Leuca e prendere l’uscita Li Foggi, prima di arrivare all’incrocio che immette sul litorale che porta verso Mancaversa. Sulla destra, ecco aprirsi una stradina, nemmeno molto visibile e senza segnaletica: si va a naso fino a raggiungere il fatidico cancello dove, davanti ad un banchetto, c’è il parcheggiatore che stacca i bigliettini: 5 euro per l’intera giornata. Lui è gentilissimo e pronto a dare qualunque informazione ai turisti, oltre a convogliare il traffico in entrata e uscita delle auto.

Il parcheggio


Il parcheggio è davvero immenso, una piazza a perdita d’occhio con una capacità di migliaia di posti auto, mentre intorno la vegetazione si intravede lussureggiante. La si attraversa calpestando passerelle di legno per arrivare poi sulla famosa, tanto amata, tanto odiata, tanto chiacchierata litoranea pedonale: di fronte i lidi e il mare di Gallipoli. La litoranea è davvero una sorpresa: non proprio completa (manca ancora l’illuminazione, non si intravedono cestini), ma, da brutto anatroccolo è diventata un cigno. Si passeggia in modo agevole, ci si perde nel verde e nel colore dei fiori di oleandro e di tante altre specie, mentre le aiuole raccontano storie al profumo di lavanda e timo. La natura è rigogliosa e, ad onor del vero, sembra ringraziare per quella sorta di isolamento lontano dallo smog delle auto. Lunghe panchine perfettamente inserite nell’ambiente si snodano qua e là e il pensiero va a quel parcheggio. Ne è valsa la pena lasciare l’auto e godere a piedi di tutto questo.

Le difficoltà 


Per chi può e quando si può, però. Per chi ha difficoltà di deambulazione, infatti, quel bel posto è off-limits. Perché non pensare ad un qualsiasi mezzo, magari anche a un trenino elettrico, che faccia il giro della litoranea con fermate ai lidi? Il problema non è tanto questo, ma come dicono i gestori dei lidi è piuttosto la cattiva programmazione, la mancanza di lungimiranza. «Prima di realizzare il capolavoro - dicono riferendosi alla litoranea pedonale - bisognava creare le infrastrutture, una viabilità alternativa e parcheggi pubblici affrancandosi dai privati.

Occorreva dare la serenità a chi, come noi, lavora e crea lavoro facendo campare tante famiglie».

La serenità perduta


La serenità, oggi non c’è, perché i parcheggi - unica via d’accesso ai lidi - sono su quella linea spartiacque tra legalità e abusivismo. E se dovessero chiudere i battenti? «Sarebbe un disastro, ma a quel punto chi ha creato il problema lo deve risolvere, ne ha l’obbligo. Non puntiamo il dito contro nessuno, ma abbiamo il diritto di lavorare perché paghiamo le tasse e se possibile vorremo lavorare anche fino a novembre. Il problema non dobbiamo risolverlo noi che siamo in spiaggia e ogni giorno ne dobbiamo risolvere mille: dalla strada in poi non è affar nostro, l’importante è che la gente arrivi e senza lamentarsi». Lamentarsi? Qualcuno si lagna di dover pagare 5 euro, anche magari per stare in spiaggia un’ora o, come in passato, vorrebbe solo fare un salto al lido per la colazione e un’occhiata al mare. «Ma il parcheggio costa più della colazione – dice il titolare di un lido – e questo tipo di utenza, quella della pausa pranzo o del caffè, l’abbiamo perduta». In tanti, gli affezionati giornalieri, chiedono di poter accedere ad un abbonamento anziché pagare 5 euro al giorno, che per trenta giorni sono 150 euro. Ma nemmeno questo, quest’anno, si può fare.

I parcheggiatori

È ora di andare via e con gli occhi ancora colmi di colori, verde e rosa delle piante e dei fiori, azzurro del mare, il bianco candido degli ombrelloni, si torna a casa. Un giro per l’enorme e “illegale” parcheggio per incontrare il sorridente bigliettaio. Come va? E qui si scopre l’altra faccia della medaglia, quella di un lavoratore che aspetta anche lui questo lavoro estivo per poter sbarcare il lunario. «E come va, qui se non ci fossimo noi sarebbe il delirio, ora con questa storia dei permessi ne sentiamo di tutti i colori, qualcuno ci chiama anche delinquenti, io ci sto male, ho due bambini a casa». Ma gli abbonamenti? «E con questa situazione di precarietà come si fa? Abbiamo bisogno di certezze. Possiamo prendere i soldi della gente e poi magari essere costretti a chiudere? Con quale faccia, con che coraggio?».

E qui le parole finiscono, rimane il sorriso di un parcheggiatore buono e incolpevole, di un gestore di lido lungimirante e accogliente, di una litoranea che esplode di colori e di natura, bella da vedere e da vivere. Gallipoli e le sue potenzialità: peccato non incanalarle nella giusta direzione.

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