Chiese chiuse, ci risiamo
Il Comune: «Nostra proposta all’esame della Curia»

Chiese chiuse, ci risiamo Il Comune: «Nostra proposta all’esame della Curia»
di Stefania DE CESARE
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Venerdì 7 Aprile 2017, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 13:26
LECCE - Chiese chiuse, ci risiamo. Anche quest’anno, infatti, mentre la città si prepara ad accogliere l’ondata di vacanzieri del fine settimana pasquale, i principali luoghi di culto del centro storico rischiano di presentarsi a portoni sbarrati nelle ore centrali della giornata. Tesori negati ai turisti in visita nel capoluogo salentino, costretti a lunghe ore di attesa per poter ammirare l’interno delle chiese cittadine. Un copione che si ripete e che genera già i primi malumori tra i vacanzieri a passeggio per Lecce in questi giorni, niente affatto contenti di non poter visitare liberamente i principali monumenti della città.
Attualmente, infatti, la maggior parte delle chiese sono inaccessibili dalle 12 alle 17 (in alcuni casi dalle 12.30 alle 16.30). Chiusa la cattedrale, chiusa la basilica, chiuse la chiese di Sant’Irene, San Matteo, chiesa del Rosario, Sant’Anna, chiesa della Alcantarine. Tanti gioielli, fiori all’occhiello del barocco leccese, fruibili sono in alcune fasce orarie che non coincidono con le esigenze dei visitatori. Un problema non nuovo per Lecce che da anni, con l’arrivo della bella stagione, si ritrova a dover affrontare la solita “grana”, costretta a corse contro il tempo e a soluzioni tampone dal budget risicato mentre altrove - si pensi a Trani - il problema è stato superato da tempo.
L’anno scorso, l’intesa tra Curia e Comune per l’apertura di alcune delle chiese del centro storico - orfane degli Open Days e quindi prive dei finanziamenti regionali - non fu facile e, infatti, Lecce si trovò impreparata ad accogliere i vacanzieri primaverili.
 
Quest’anno il Comune prova a giocare d’anticipo per permettere ai turisti di poter sfruttare al massimo il proprio tempo in città. «Basta affacciarsi nel centro storico per vedere una città che pullula di turisti che vengono principalmente per le chiese e questo è un fatto innegabile – afferma il consigliere Roberto Martella, presidente della commissione Cultura, riunita ieri mattina proprio per avviare un confronto sul tema -. Se non fosse per le chiese, nel centro storico non verrebbe nessuno. Sono vent’anni che cerchiamo di fare questo protocollo d’intesa con la Curia e ogni anno siamo sempre punto e a capo».
La strada da percorrere per aprire le chiese più a lungo potrebbe essere quella della tassa di soggiorno. Secondo Martella, infatti, è impossibile che una città come Lecce «si presenti inaccessibile ai turisti. Per questo l’amministrazione comunale si deve spendere nel miglior modo possibile con la Curia e, nel caso, investire parte degli incassi della tassa di soggiorno, tenendo conto che aprire le chiese dalle 13 alle 18 o magari dalle 20 alle 22.30 è un investimento perché il passaparola fatto dai turisti è importante. Se invece i visitatori trovano una città chiusa il passaparola è negativo e non ci porta a niente. Quindi investiamo, sono piccoli sacrifici che però portano a un ritorno economico, di presenze e di immagine alla città».
A quanto pare, però, il Comune ha già pronto un piano per non farsi trovare impreparato ed evitare figuracce. «Il dialogo con la Curia è già stato avviato e probabilmente si concluderà nei prossimi giorni – spiega l’assessore alla Cultura, Luigi Coclite -. Non stiamo pensando solo a Pasqua, ma anche ai ponti del 25 aprile e del primo maggio, e ovviamente stiamo ragionando anche per l’estate».
Obiettivo: aprire le chiese anche durante l’ora di pranzo, ovvero nella fascia oraria dalle 12 alle 14 durante la quale la città è solitamente in mano ai turisti che, così, non saranno costretti a vagare in attesa della riapertura delle porte.
«Le chiese della città sono aperte di mattina, ma chiuse al pomeriggio fino alle 17 o alle 18 – spiega Coclite -. Il Comune dovrebbe coprire la fascia che va dalle 12 fino alla riapertura per le funzioni religiose. Almeno questa è la proposta. Stiamo aspettando una risposta da parte della Curia».
Quattro le chiese che dovrebbero essere oggetto del nuovo protocollo: «Duomo, Santa Croce, Santa Chiara e chiesa del Rosario – aggiunge l’assessore -, con aperture affidate di nuovo a personale ecclesiastico e di fiducia delle Curia. Ricalchiamo l’offerta degli altri anni con chiese aperte non solo durante gli orari di funzione, ma anche negli orari di maggiore fruibilità turistica».
 
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