Dall'altare del Duomo il cardinale Semeraro abbraccia il Salento: «Questa, terra di santi come don Tonino»

Dall'altare del Duomo il cardinale Semeraro abbraccia il Salento: «Questa, terra di santi come don Tonino»
di Leda CESARI
3 Minuti di Lettura
Lunedì 21 Dicembre 2020, 09:05

«Eccomi». Il segreto è tutto qui, nella parola-chiave che ogni buon cristiano deve pronunciare mettendosi nelle mani del Signore, e rispondendo, come Maria all'Arcangelo Gabriele nel Vangelo di ieri, «avvenga per me secondo la tua parola». Bisogna infatti «lasciarsi costruire dal Signore», non immaginare un Dio «a servizio dei propri progetti, tentazione sempre in agguato». Al contrario, «se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori», avverte don Marcello Semeraro nel Duomo di Lecce, nella sua prima visita in terra di Puglia dopo aver ricevuto la dignità cardinalizia da Papa Francesco, solo pochi giorni fa. Con lui a concelebrare una messa carica di emozione e di ricordi il padrone di casa, l'arcivescovo di Lecce Michele Seccia: «Ci rallegriamo di poterti vedere nel cuore della Chiesa della nostra Lecce».

Ma dietro l'altare siedono anche il cardinale Salvatore De Giorgi, l'arcivescovo emerito Domenico D'Ambrosio, i vescovi di Otranto Donato Negro, di Nardò-Gallipoli Fernando Filograna, Domenico Caliandro di Brindisi-Ostuni, Vito Angiuli di Ugento-Santa Maria di Leuca, Luigi Renna di Cerignola-Ascoli Satriano e Cristoforo Palmieri, vescovo emerito di Rreshen, nonché molti sacerdoti che lo hanno avuto come maestro di teologia. Il Salento, d'altronde, è una terra di santi che hanno sperimentato personalmente la potenza della chiamata divina, «da Fra' Giuseppe Ghezzi a don Tonino Bello», va fuori omelia il nuovo cardinale, omaggiando il vescovo di Molfetta nativo di Alessano il cui fratello è presente alla celebrazione. Cita don Tonino per invitare tutti a non aver paura nonostante i tempi bui, come ha fatto anche nell'omelia di saluto alla diocesi di Albano: «Se la paura bussa alla porta del tuo cuore, manda ad aprire la tua fede, la tua speranza, la tua carità, e vedrai che fuori non c'è nessuno».

Da Monteroni a Oria, da Oria ad Albano, da Albano al concistoro del 28 novembre scorso, quello che ha decretato la sua porpora, «segno della benevolenza divina nei confronti della nostra Chiesa di Lecce» e favorita dall'amicizia con Bergoglio, «ma forse anche dallo stile semplice e discreto del nostro Salento», commenta il cardinal De Giorgi. «Questo eccomi, ha detto una volta il Papa, è la parola-chiave della vita.

Segna il passaggio da una vita orizzontale a una vita verticale, slanciata verso Dio», avverte ancora Semeraro. «Eccomi è essere disponibili al Signore. Eccomi è il rimedio contro l'invecchiamento del peccato, è la terapia per restare giovani dentro». Gli antichi lo dicevano con altre parole: «L'uomo propone, Dio dispone». E nella vita, prima o poi, la chiamata arriva sempre: basta solo dire di sì, ammette anche monsignor Seccia che fa dono al neo cardinale di una Natività in cartapesta: «Sono un collezionista», rivela il neo cardinale a fine messa: il primo donatogli dalla città di Monteroni per la sua ordinazione episcopale, un altro comprato a San Gregorio Armeno «con i pupi di terracotta di quando ero bambino: sta nella mia casa paterna». E poi quello arrivato da Papa Francesco per il suo 70esimo compleanno, sempre napoletano, «e questo che si aggiunge come un altro carissimo ricordo di questa Chiesa», aggiunge Semeraro ricordando l'usanza di monsignor Ruppi e del cardinal De Giorgi, «che però ora preferisce stare a Vernole, e fa bene», di chiamarlo per dire «Prego per te» passando dalle parti di Oria o di Albano Laziale: «E così anche gli altri: un'affezione che ha una madre comune, il seminario regionale adesso, però, mi commuovo». Applausi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA