Non ci sono dubbi, nessuno li aveva in effetti. «Ci sono elementi per contestare la premeditazione» nel delitto di Vanessa Ballan da parte di Bujar Fandaj. Lo ha detto il procuratore capo di Treviso, Marco Martani, parlando con i giornalisti. Martani ha riferito che Fandaj aveva attivato una nuova utenza telefonica il giorno prima del delitto.
«Si è avvicinato alla casa - ha aggiunto - con la bicicletta e non con la sua auto, probabilmente per non farsi riconoscere, e aveva un borsone dove aveva un martello, due coltelli, e altri attrezzi da scasso, con un coltello simile a quello che è stato trovato in cucina, e che è l'arma del delitto». Per il procuratore ci sono anche «indubbi profili di pericolosità sociale anche per la particolare ferocia» dell'omicidio, ha continuato.
Il martello e gli elementi di premeditazione
È stato trovato «il martello con cui è stata sfondata la porta a vetri laterale della villetta». Trovato anche «un coltello, rinvenuto nel lavandino dell'abitazione, ancora con tracce ematiche» ed «è sicuramente quello utilizzato per compiere il delitto», ha spiegato il procuratore aggiungendo che si tratta di un «coltello simile a quelli nell'abitazione di Bujar (il fermato ndr) e che non faceva parte delle posate usate dalla famiglia di Vanessa». Ora rischia l'ergastolo Bujar. Nei suoi confronti la Procura ipotizza i reati di omicidio volontario pluriaggravato dalla premeditazione, dai pregressi rapporti affettivi, dall'aver ucciso una donna incinta e al termine di atti di persecuzione. «Restando fermi questi elementi - ha aggiunto - la pena è l'ergastolo e viene precluso il ricorso al rito abbreviato».
Il caso ritenuto "non urgente"
«C'erano elementi forse per un pericolo di attività persecutoria e molesta, ma non per un divieto di avvicinamento» da parte di Bujar Fandaj nei confronti di Vanessa Ballan. «Dopo una perquisizione eseguita nella sua abitazione dopo la querela, da parte di Fandaj non c'erano più stati episodi di molestie, di avvicinamenti o minacce», ha aggiunto. «La valutazione fatta - ha concluso Martani - era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata».
Il depistaggio
«Ci sono indizi gravi di un pericolo di fuga insito nel suo comportamento dopo l'omicidio e indubbi elementi di pericolosità sociale, per il fatto e la ferocia con cui ha agito. Ci aveva telefonato ieri sera - ha proseguito Martani - intorno alle 21.00, ammettendo il fatto, e questo per noi ha valore confessorio. Aveva detto che si sarebbe costituito ai carabinieri di Riese, ma per noi era un tentativo di depistaggio. Aveva detto che si trovava nei campi lì intorno, ma era in una zona diversa. I carabinieri non hanno mai cessato di sorvegliare l'abitazione con una pattuglia in borghese, e si sono accorti del suo rientro a casa in ora notturna e lo hanno sottoposto a fermo. Non si è detto disponibile all'interrogatorio del pm, ed è stato associato alla casa circondariale».
Gli orari
Sarebbe avvenuto tra le 11.21 e le 11.47 di ieri il femminicidio di Vanessa: questo si è saputo in base al traffico di messaggi whatsapp tra la vittime e il compagno, Nicola Scapinello. Il secondo messaggio risulta non ricevuto né letto. Alle ore 12.00 Scapinello è arrivato a casa e ha trovato Vanessa morta a terra. Per recarsi all'abitazione della donna risulta che Bujar abbia utilizzato una bicicletta con cui ha portato con sé un borsone in cui aveva riposto il martello usato per sfondare la porta a vetri di accesso all'abitazione. Nella casa dell'omicida sarebbero stati trovati coltelli simili a quello utilizzato per colpire la donna. Già una prima volta, secondo quanto si è appreso, Bujar, incensurato, aveva tentato di accedere alla casa, scavalcando la recinzione, poche settimane fa.
IL CODICE ROSSO
Dal femminicidio di Vanessa Ballan «ne vien fuori una storia inquietante, una storia che aveva già dei segnali. Probabilmente dovremo metter mano anche alla legge che stabilisce il Codice rosso, perché la tempestività è fondamentale». Lo ha affermato il presidente del veneto, Luca Zaia. Secondo Zaia «a questo punto va inasprita ancora di più la legge. Alle ragazze che trovano in queste condizioni dico di contattare gli sportelli che ci sono, ne abbiamo 39 in Veneto; abbiamo peraltro uno sportello che si chiama “InOltre” che garantisce a tutti l'anonimato, abbiamo 70 posti letto a disposizione per ospitare le donne che subiscono percosse, maltrattamenti o che devono allontanarsi da casa, anche con minori. Sedici di questi posti letto sono anonimi e quindi molto segreti e riservati. Ma soprattutto dico a tutte di denunciare, denunciare, denunciare».