Premio Strega, Desiati il più votato tra i finalisti. E per la prima volta sono sette i candidati

Premio Strega, Desiati il più votato tra i finalisti. E per la prima volta sono sette i candidati
di Idalgo Maria BALDI
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 8 Giugno 2022, 14:50 - Ultimo aggiornamento: 9 Giugno, 15:05

Sono sette, quest'anno, i finalisti del Premio Strega 2022 e la Puglia, con "Spatriati" di Mario Desiati, porta a casa un bel risultato: DEsiati è stato il più votato. Ancora un breve tempo di speranze e di pazienza e il 7 luglio, con l'estate ormai a pieno regime, si avrà il vincitore della LXXVI edizione della competizione letteraria più attesa.


Arrivare alla selezione dei dodici papabili non è stato indolore, considerando che i titoli in lizza erano settantaquattro. Tra questi, tre scaturiti dalla penna di autori e autrici di origini pugliesi: Michela Marzano con Stirpe e vergogna (Rizzoli), Andrea Donaera con Lei che non tocca mai terra (Nne) e Mario Desiati con Spatriati (Einaudi).

Per la prima volta nella storia del premio, i finalisti sono 7 e non 5: Mario Desiati con Spatriati (Einaudi) ha ottenuto 244 voti, cosa che fa ben sperare nella possibile vittoria; Claudio Piersanti con Quel maledetto Vronskij (Rizzoli), 178 voti; Marco Amerighi con Randagi (Bollati Boringhieri), 175 voti; Veronica Raimo con Niente di vero (Einaudi), 169 voti. A pari merito Fabio Bacà con Nova (Adelphi) e Alessandra Carati con E poi saremo salvi (Mondadori), 168 voti; infine Veronica Galletta con Nina sull’argine (minimum fax), 103 voti.


Per Desiati non si tratta della prima volta: questa candidatura, infatti, arriva a undici anni da Ternitti, che nel 2011, da finalista, aveva racimolato 63 voti, piazzandosi al quarto posto.

E in questa edizione c'è chi punta su di lui per la vittoria, anche se molto quotata è pure Veronica Raimo, che ieri si è aggiudicata lo Strega Giovani con il suo Niente di vero.

"Spatriati" di Mario Desiati aspira alla Cinquina


Spatriati, storia di chi lascia la propria terra per l'altrove, ha avuto una gestazione piuttosto lunga: Desiati ci ha messo mano nel 2015, in un continuo lavorio di stesure e riscritture che traspare limpidamente dalla sua prosa curatissima, dove nulla è lasciato al caso, dove nulla c'è più del necessario.
Gli spatriati del romanzo, anzi gli spatrièt come li chiama in dialetto lo stesso autore, sono Claudia e Francesco: entrambi di Martina Franca, si conoscono a scuola, riconoscendosi subito come irregolari, fuori dal coro monocorde della vita di provincia. Eccentrica, sicura di sé e piena di iniziativa, Claudia è il complemento esistenziale di Francesco, ripiegato su sé stesso, devoto a un cattolicesimo intimista e paesano. La loro amicizia si snoda attraverso gli anni e i decenni, dalla vicinanza dei banchi di studio alla distanza che li separa quando Claudia, con bruciante impazienza, lascia Martina in un peregrinare che finisce per portarla a Berlino. Un'amicizia tenace, però, che non si affievolisce, anche se fatta a lungo di sottintesi, come ammette Francesco, voce narrante della storia. Nel perdersi e ritrovarsi di lunghe telefonate e letture comuni, il loro rapporto giunge finalmente a maturazione quando i due si riuniscono nella capitale tedesca: sì, perché anche Francesco, messi da parte il rassicurante attaccamento al paese e l'apparente desiderio di normalità, dalla Valle d'Itria si trasferisce a Berlino, dove la sua condizione di straniero riesce finalmente a liberarlo. Qui, tra le infinite possibilità di una città all'avanguardia e l'atmosfera disinibita di locali underground, lontanissimi dal mondo rurale martinese, prende forma il volto di tutta una generazione che fatica a trovare la propria identità e cerca il senso dell'appartenenza e dell'accettazione di sé.


Spatriati di Desiati ci racconta, insomma, di legami, legami d'amicizia, certo, ma anche legami con le proprie origini, quelle origini che, come dice Francesco, ci rimangono addosso come una voglia gigante sulla pelle, che puoi coprire con tutti i vestiti che vuoi, ma resta sotto e quando ti spogli la vedi. E ce li racconta con parole tesissime e affilate, piene di partecipazione e di senso, come le tante poesie che compaiono nel romanzo e che per Claudia sono finestre sulle scrivanie.
Chissà che non siano proprio queste finestre, aperte senza infingimenti sul difficile mondo di una generazione dispersa, a far volare Spatriati verso l'ambito Premio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA