L'intervista/Luciano Canfora: «Invecchiare ci aiuta a leggere la complessità»

L'intervista/Luciano Canfora: «Invecchiare ci aiuta a leggere la complessità»
di Alessandra LUPO
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Lunedì 6 Giugno 2022, 01:07 - Ultimo aggiornamento: 7 Giugno, 01:54

«Invecchiare aiuta a leggere meglio la complessità, bianco e nero sono spiegazioni facili ma quasi mai vere».
Parola di Luciano Canfora che oggi compie 80 anni. La sua carriera di filologo e studioso è immensa così come la sua attenzione ai fatti del presente, a quelli della politica e della società in generale.
A un gigante come Luciano Canfora, in occasione del suo compleanno, gli editori Laterza hanno voluto dedicare un omaggio pubblico.
Professore, domani l'università di Bari la festeggia. Si parla di una sua
eredità anche se lei ha chiarito di non aver certo concluso il suo percorso di studio.
«Certo, anzi forse gran parte dei progetti che avevo sono ancora da sviluppare e quindi mi do ancora un po' di tempo. Come dire, mi applico».
Come per gli architetti e per i registi, si resta per gran parte della carriera giovani filologi insomma.
«Questo lo penso anch'io, non voglio sopravvalutare il mio lavoro, ma certamente invecchiando si capiscono tante cose che da giovani sembrano più facili. La ricerca si complica e questo è un buon segno. Poi si amplia, con altre indagini. Oggi ci sono strumenti molto veloci: un tempo si andava in biblioteca a fare le fotocopie adesso basta un attimo e arriva su uno schermo un interno articolo ed è un grande vantaggio».
Lei è un grande fruitore della tecnologia?
«Sì, ma con l'aiuto di persone più brave di me. Uno dei segnali del passaggio d'epoca è che uno non riesce ad essere sempre al passo con gli sviluppi ammirevoli della tecnologia ma accade di avere aiuti molto validi e quindi lo svantaggio generazionale viene superato».
Recentemente lei si è espresso sulla questione russa attirandosi molte critiche, crede che in questo momento storico sia ancora possibile un confronto sereno sui temi senza incorrere in ondate emotive, soprattutto da social?
«Più che ritenerlo, lo spero. D'altra parte c'è un elemento comunque chiarificatore ed è il passare del tempo che smorza le certezze troppo nette e l'indignazione precipitosa e consente una valutazione che dinanzi a un fatto tragico come la guerra deve essere necessariamente perplessa, equilibrata e non manichea. Questo io lo raccomando in generale di fronte a qualunque fatto storico, anche remotissimo, come può essere la conquista araba di Alessandria D'Egitto o la Guerra del Peloponneso: le posizioni bianco/nero sono facili ma per lo più sbagliate. E prima o poi tutti se ne rendono conto quindi io sono del parere che non c'è da preoccuparsi per le critiche troppo veloci e troppo violente. Perché poi lasciano il tempo che trovano e la ragione prevale».
L'idea di festeggiarla con un incontro pubblico è degli editori Laterza cui la lega una lunghissima storia di pubblicazioni, tra cui il fortunatissimo libro su Giulio Cesare. Ma in realtà il legame esisteva già tra le vostre famiglie ed era germogliato durante l'opposizione al ventennio fascista...
«Sì, io ho memoria indiretta di tutto ciò perché quando cadde Mussolini avevo un anno e purtroppo Giovanni Laterza che era personaggio di prim'ordine, non ebbe il piacere di vedere tutto questo ma i suoi eredi furono coraggiosi e tenaci. Mio padre aveva pubblicato con loro in un momento non politicamente favorevole le Lettere slave di Mazzini. Un testo che era piaciuto anche al conte Carlo Sforza che era in esilio per antifascismo. Da lì nacque anche il sodalizio con Guido De Ruggiero, l'autore di una gloriosa storia della filosofia. Una storia lunga e impegnativa, spero di non deludere quello che gli altri hanno fatto già meglio».
Lei si è occupato a più riprese delle analogie storiche. Sulla guerra in Ucraina prese a esempio il modo in cui Tucidide descrisse la guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta, insistendo sul fatto che le colpe andassero distribuite equamente tra i due schieramenti. Lo stesso Concetto Marchesi, grande studioso di Tacito da lei molto amato, usava gli Annali per descrivere il presente. Che opera dell'antichità userebbe per descrivere la situazione odierna in Italia?
«Se posso lasciarmi andare a uno scherzo, ci vorrebbe un nuovo Arisfofane per descrivere il ceto politico attuale. Aristofane è un tale gigante della comicità che gli si perdona tutto».
Insieme ad Antonella Agnoli e Franco Cardini  all'incontro in ateneo ci sarà anche Gianni Cuperlo, tra le voci critiche del Partito democratico che oggi dialogano apertamente sui grandi temi, compreso il controverso civismo che a molti livelli - anche qui in Puglia - sembra essere diventato un po' un giogo per la politica. Come la vede?
«Cuperlo gode della mia massima stima proprio per la sua serietà nel dire quello che pensa, senza conformismi, e questo cinismo onnivoro in virtù del quale ci allea con tutti e per tutto in vista in un potere effimero mi fa pensare a un famoso verso del poeta romano Lucrezio che nel terzo libro del De Rerum Natura dice che si insegue il potere ma il potere in realtà non esiste. Una frase molto forte in un poeta che aveva visto con i suoi occhi la ferocia della lotta politica romana. Suggerisco ai nostri di leggere un po' di Lucrezio».
Torniamo a lei, ha coperto con il suo lavoro di filologo e studioso un arco temporale enorme. Ma è ancora in piena attività e abbastanza giovane per proseguire. C'è qualcosa o qualcuno che le sarebbe sempre piaciuto indagare ma non ha avuto modo di farlo? Una sorta di ricerca nel cassetto?
«Sì, una ricerca sul pentimento politico. Mi sono applicato anni fa a una ricerca che è rimasta effettivamente nel cassetto, anzi in molti cassetti perché è piuttosto ampia. Ma non dispero di trovare alla fine tempo e forza per metterla in pulito, come si dice. E riguarda la generazione che era abbastanza adulta quando esplose in Francia la rivoluzione e fu una bufera terribile per tutti. E molti attraversarono questi 25 anni micidiali, dal 1789 alla fine di Bonaparte, assumendo volta per volta l'abito giusto, conforme alla situazione. La cosa non passò inosservata e un buontempone pubblicò un piccolo libro intitolato Dizionario delle banderuole, in cui metteva una bandierina a ogni cambio di schieramento a una serie di grandi e meno grandi personaggi politici. Questa ricerca sarà fatta da me in tempi spero non biblici e riguarda due o tre personaggi anche di un certo rilievo, le loro opere e i loro comportamenti pubblici. Io ho molta comprensione per le debolezze umane, per la sofferenza. Però il pentimento politico mi lascia sempre un po' a disagio. Quando vedo la sua strumentalità».
Ci lascia con la curiosità di sapere chi sono?
«Se mi concentrerò nel tempo giusto li scoprirete molto presto».
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