Autigno, Formica e Micorosa: tre discariche come bombe ecologiche per il territorio

Mezzi al lavoro nella discarica di Formica Ambiente
Mezzi al lavoro nella discarica di Formica Ambiente
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Giovedì 11 Aprile 2024, 05:00

Quando si parla di bonifiche, a Brindisi, il pensiero va sempre alla zona industriale ed agli effetti dello sfruttamento del territorio da parte delle grandi - e meno grandi - aziende. Eppure, insieme a tutta la zona a sud del capoluogo, tra Costa Morena e Cerano, c’è un altro luogo che è stato sfruttato per decenni. Si tratta del “triangolo” Formica-Autigno-Mascava, tre contrade che fanno parte del territorio di Brindisi ma che si trovano al confine con i territori di San Vito dei Normanni, Carovigno, Latiano e San Michele Salentino.

Formica Ambiente

Qui si trovano due discariche attive, anche se una delle due, quella ex Nubile, di proprietà comunale, non accoglie più rifiuti da una decina di anni ormai. All’interno di questa si trova stoccato materiale proveniente dalla raccolta dei rifiuti, principalmente nella città di Brindisi. In quella di Formica Ambiente, a poche decine di metri, vengono stoccati invece rifiuti speciali non pericolosi, anche se per diversi mesi, durante l’emergenza rifiuti pugliese, qui furono smaltite migliaia di tonnellate di rifiuti solidi urbani. Proprio nella falda al di sotto della discarica di Formica, poco meno di dieci anni fa, emersero preoccupanti superamenti di sostanze pericolose come dicloretilene, tricloretilene, dicloropropano, cromo esavalente e cianuri, anche se la presenza di questi ultimi due elementi non era stata poi confermata dalle analisi successive.

Contenziosi

Ad ogni modo, negli anni successivi, è stato prima approvato e poi messo in atto un complesso piano di caratterizzazione della discarica e dei suoi dintorni che aveva evidenziato la necessità di un intervento di bonifica “atteso il rischio ambientale non accettabile della matrice acquifera”. Investigazioni rispetto alle quali erano state poi richieste ulteriori integrazioni per verificare il rischio anche della matrice suolo. Subito dopo, partiva l’iter per valutare ed autorizzare il piano di messa in sicurezza dell’area, previa verifica delle migliori tecnologie per il trattamento delle acque di falda. Nel 2020, poi, a seguito di un sopralluogo da parte dell’Arpa, la Provincia aveva emesso una diffida nei confronti del gestore della discarica, accusato di inosservanza alle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale.

Procedimento chiusosi con la presa d’atto di una modifica non sostanziale alla stessa Aia.

Ex Nubile

Simili le problematiche che hanno interessato la discarica di Autigno, con la differenza che gli errori ed i comportamenti non adeguati nella gestione del sito hanno aggravato ulteriormente la situazione di contaminazione delle falde acquifere sottostanti. Una situazione che, anche alla luce della presenza di sostanze inquinanti in alcuni siti molto distanti come la ex base Usaf tra Brindisi e San Vito dei Normanni, ha fatto ipotizzare la contaminazione di buona parte della piana degli ulivi brindisina. Ma soprattutto ha portato alla revoca delle autorizzazioni e, pochi mesi dopo, al sequestro della discarica. Che fino ad oggi ha prodotto milioni e milioni di euro di costi a carico del Comune di Brindisi. La rottura, in diversi punti, dei teloni plastici che dovrebbero provvedere, alla base e in cima al corpo rifiuti, ad isolare i materiali dalle acque piovane, hanno causato la produzione di quantità enormi di percolato, un liquido altamente inquinante che deve essere necessariamente raccolto e poi inviato in appositi impianti di trattamento.

I fanghi di Micorosa

Di tutt’altro tipo è Micorosa, nella zona industriale, una discarica a cielo aperto di proporzioni spaventose ma soprattutto totalmente abbandonata, dunque in grado di contaminare per decenni non solo i terreni e la falda acquifera ma anche il mare, visto che l'area è affacciata sull'Adriatico. Micorosa è, per la precisione, una enorme discarica abusiva e a cielo aperto "ripiena" di fanghi industriali e scarti di produzione: 1,5 milioni di metri cubi di fanghi e scorie di ogni tipo, provenienti dal polo petrolchimico, sparsi su una superficie di quasi 50 ettari e sotterrati fino ad una profondità di circa cinque metri. Una bomba ambientale di proporzioni spaventose all'interno della quale è stata verificata la presenza assolutamente fuori controllo di enormi quantità di agenti inquinanti: cloruro di vinile in quantità di 7,7 milioni volte oltre il limite; 1,1 dicloretilene 198 milioni di volte superiori al limite; benzene 50mila volte oltre il limite, diossina 40 volte oltre il limite. In questo caso, però, i lavori di messa in sicurezza, per un costo di 22 milioni di euro, sono iniziati diversi anni fa e dovrebbero essere ormai vicini alla conclusione.

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