Sono i fratelli Oscar Davide e Gianluca Pesce, Michela Altomare Caldarone, Giuseppe Loconte e Nicolas Nicolamarino le cinque persone fermate e detenute nel carcere di Trani per i reati, contestati a vario titolo, di estorsione e usura aggravati dal metodo mafioso, detenzione illegale e porto in luogo pubblico di pistola.
I fratelli Pesce sono considerati dalla gip di Trani, Lucia Anna Altamura, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare pur non convalidando il fermo della Dda di Bari, «esponenti di spicco dell'omonimo clan» di Andria e «organicamente inseriti negli ambienti della criminalità organizzata».
Gli episodi
Tra gli episodi contestati a Oscar Davide Pesce e a Caldarone vi sono le minacce con una pistola ad un uomo - di fronte alla sua famiglia e a bambini piccoli - per ottenere del denaro: «Ti devo sparare? Come dobbiamo fare, lo dobbiamo sistemare questo fatto? Se non stavano i bambini tu saltavi stasera», dice Pesce alla vittima come riportato nelle intercettazioni.
«Le modalità e le circostanze dei fatti-reato - scrive ancora la gip -, la protrazione nel tempo delle condotte, il ricorso alla violenza, l'avvalimento della forza di intimidazione derivante dall'appartenenza» dei fratelli Pesce o «dalla contiguità» degli altri alla famiglia Pesce, a capo dell'omonimo clan, sono indici della elevata pericolosità degli indagati.
Altri due sono i fatti contestati, tutti commessi tra giugno e settembre 2023. Nel primo caso, Oscar Davide Pesce e Caldarone avrebbero costretto con minaccia un agente della polizia locale in servizio a Barletta (e non ad Andria come si era appreso in un primo momento) a pagare per intero i danni di un incidente stradale in cui sarebbe stato coinvolto: «Tu mi devi aggiustare la macchina, come ti trovo in mezzo alla strada ti schiaccio la testa come un verme. Che la vita è delicata, la vita è una cosa seria», dice Pesce, intercettato, all'agente. Nel secondo episodio, in quattro avrebbero costretto «con percosse e intimidazioni» un uomo e i suoi familiari a restituire al clan 40mila euro a fronte di un prestito usurario da 23mila.