Uccisione di Filippo Limini, nove a giudizio per la maxi rissa di ferragosto

Nella foto Filippo Limini. Nel riguardo il tenente colonnello Marco Vetrulli, comandante dei carabinieri di Assisi
Nella foto Filippo Limini. Nel riguardo il tenente colonnello Marco Vetrulli, comandante dei carabinieri di Assisi
di Ilaria Bosi
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Sabato 13 Febbraio 2021, 12:29 - Ultimo aggiornamento: 12:33

Rissa aggravata, omicidio preterintenzionale e omicidio stradale aggravato. Sono queste le accuse formulate dalla procura di Perugia nei confronti dei 9 ragazzi indagati a vario titolo per la maxi rissa di ferragosto, sfociata nell’uccisione del 25enne spoletino Filippo Limini Senapa. Una tragedia consumata all’alba, nel parcheggio della discoteca di Bastia Umbria dove i ragazzi avevano trascorso la serata. Per quella vicenda il giudice per le indagini preliminari Natalia Giubilei ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Paolo Abbritti e ha firmato il decreto di giudizio immediato a carico dei nove. Salvo scelta del rito abbreviato (che dovrà eventualmente essere richiesto entro 15 giorni), l’udienza in Corte d’Assise è fissata per il 10 marzo.

LA SERATA

Una serata sopra le righe, qualche bicchiere di troppo e una certa velleità di contrapposizione reciproca, condizionata sicuramente da quel temporaneo stato di alterazione.

In questo contesto sono bastati uno sguardo o qualche parola di troppo a originare la zuffa, iniziata davanti al locale e proseguita nel parcheggio. Una tragedia consumata in pochi minuti e che ha distrutto tante famiglie, prima fra tutte quella di Filippo, uscito per andarsi a divertire con gli amici e mai rientrato a casa.

IL FATTO

Secondo la ricostruzione effettuata nei giorni che hanno seguito la tragedia dai carabinieri di Assisi, al comando del tenente colonnello Marco Vetrulli, e suffragata dalle testimonianze raccolte (anche di recente) dal magistrato titolare delle indagini, la rissa si sarebbe consumata per motivi a dir poco futili. Il cosiddetto gruppo degli spoletini, di cui faceva parte anche Filippo, dopo uno screzio davanti al locale, avrebbe seguito i rivali nel parcheggio. Brendon Kosiqi, 19 anni, è già al volante della Opel quando inizia l’aggressione. Seduto accanto a Brendon c'è il 23enne Kevin Malferteiner, mentre nel sedile posteriore c’è Denis Hajderlliu, vent’anni. Il gruppo degli spoletini avrebbe assalito la Opel, mandando in frantumi parabrezza e lunotto per poi colpire con una chiave inglese il conducente e prendere a calci e pugni l’auto. In quel contesto decisamente fuori controllo si consuma la tragedia: Denis scende dalla Opel e colpisce con un pugno in testa Filippo, facendolo cadere a terra. Il giovane spoletino, caduto dietro l’auto, prova a rialzarsi ma viene colpito con calci al volto da un quarto del gruppo di Bastia, Valentino George Neculai, 20 anni. Filippo resta a terra e viene investito dalla Opel, impegnata nella manovra di retromarcia per guadagnare la fuga. Saranno poi i traumi da schiacciamento – secondo quanto filtra dall’autopsia – a uccidere il povero venticinquenne, appassionato di caccia e vaporetti. Cinque, oltre a Filippo, gli spoletini coinvolti nella folle rissa: Daniel Tardea (19 anni), che insieme a Denis Radi (19) si sarebbe procurato gli oggetti contundenti prima di circondare la Opel; Emanuel Dedaj (23), Altin Lacaj (22) e Renato Hasi (25), tutti impegnati nell’ipotizzato assalto all’utilitaria. Nel parapiglia, secondo l’accusa, Tardea ferisce pure il conducente Brendon con la chiave inglese.  

LE ACCUSE

A tutti viene contestato il reato di rissa aggravata, mentre sono differenziate le posizioni del gruppo di Bastia. Ad Hajderlliu e Neculai (quest’ultimo riuscito inizialmente a fuggire e poi arrestato in Germania) viene contestato l’omicidio preterintenzionale, per i ripetuti colpi dati a Filippo prima dell’investimento. L’omicidio stradale aggravato (anche dall'alcol) viene invece contestato a Kosiqi, conducente della Opel, e al ragazzo seduto al suo fianco, Malferteiner. Kosiqi, Malferteiner e Hajderlliu vengono arrestati poche ore dopo il fattaccio e – secondo quanto risulta agli atti - sono attualmente ai domiciliari. È invece in carcere, a Capanne, Neculai, fuggito proprio mentre i carabinieri attendevano l’ok per bloccarlo. Del gruppo degli spoletini, solo per Tardea è scattato qualche settimana fa l'obbligo di firma. 

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