L’affaire degli incidenti falsi: stangata da mezzo milione

L’affaire degli incidenti falsi: stangata da mezzo milione
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Martedì 17 Ottobre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 16:07
Una stangata da mezzo milione di euro. Rifilata a 18 compagnie di assicurazioni grazie alla denuncia di sinistri falsi. Una storiaccia nella quale figurano ben 144 indagati, otto dei quali accusati anche di associazione per delinquere finalizzata alla truffa. 
Sono impressionanti i numeri dell’indagine con la quale la squadra di polizia giudiziaria della Polizia Stradale jonica, agli ordini del vice questore aggiunto Nicola Manzari, ha scatenato un vero e proprio terremoto giudiziario con epicentro a Grottaglie. 
L’inchiesta “Creta”, coordinata dal pm Lanfranco Marazia, ha inquadrato una raffica di raggiri basata proprio sulla denuncia di sinistri falsi, con conseguenti indebiti risarcimenti. Punto di partenza del procedimento la denuncia presentata dagli ispettori della Sara assicurazioni. Ad insospettirli i dati riguardati sei incidenti, nel giro di soli due mesi, tutti con al centro la stessa macchina.
I sospetti sono stati illuminati dal dispositivo “Movi Truk”, installato dalla compagnia su quella vettura. Il sistema ha evidenziato discrasie sui dati degli incidenti soprattutto sulla posizione del mezzo indicato dal satellitare rispetto a quanto si raccontava nella denuncia. Anomalie che hanno convinto gli uomini della Sara a contattare la Polizia. La documentazione fornita dalla compagnia assicurativa è stata incrociata con gli elementi estrapolati dalle banche dati della Polizia. Quel primo passo ha allargato il campo investigativo evidenziando sospetti su altri 61 sinistri stradali. Tamponamenti, in larga parte, tutti dalla dinamica sostanzialmente sovrapponibile. In particolare, quasi tutti gli incidenti stradali venivano denunciati a Grottaglie o nelle zone vicine. A renderli particolari, però, c’era proprio quella dinamica simile. Ad essere coinvolti c’erano quasi sempre tre veicoli, con un iniziale tamponamento e successivo coinvolgimento del terzo mezzo. 
 
Una ricostruzione dei fatti, organizzata a tavolino che, a parere degli investigatori della Polstrada, garantiva la possibilità di chiedere e di spillare un duplice indennizzo riconosciuto da compagnie del calibro di Sara, la Donau, Allianz, National Suisse, Axa, Unipol-Sai, Novit, Aviva, Cattolica, Fata, Helvetia, Assimoco, Generali, Groupama, Cattolica, Lloyd Adriatico, Intesa San Paolo, Toro Assicurazioni e Alleanza Toro. 
A questo va aggiunto che negli incidenti non vi era mai la richiesta di intervento delle forze dell’ordine e che venivano denunciati esclusivamente danni materiali, finalizzati ad ottenere un rapido risarcimento con la procedura d’indennizzo diretto. E non è tutto.
Secondo gli inquirenti, le macchine utilizzate per gli incidenti bluff venivano acquistate appositamente dagli indagati per denunciare, in un breve periodo, una serie di falsi incidenti stradali. E per eludere i controlli si evitava di procedere alla registrazione presso gli Uffici Pra ed Mctc, degli atti di vendita. Questo per “annegare” la effettiva proprietà e soprattutto le responsabilità in ordine agli incidenti sospetti. L’indagine, particolarmente lunga e complessa, ha fatto registrare la vera e propria svolta grazie alle intercettazioni telefoniche. Le “cimici”, nel dettaglio, sono state piazzate nell’apparecchio di uno studio legale, il cui titolare, l’avvocato Arcangelo Danucci, è indicato come uno dei promotori del presunto raggiro. Per quattro mesi quelle microspie hanno registrato quello che avveniva nel suo ufficio.
I dialoghi ascoltati dagli investigatori sono uno dei pilastri dell’inchiesta nella quale sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, truffa, fraudolento danneggiamento di beni assicurati e falsa testimonianza. 
Come si diceva il reato associativo è contestato ad otto persone. Nell’inchiesta, peraltro, figurano indagati altri tre avvocati, tra i quali anche il legale di una delle compagnie assicurative. I 144 indagati sono stati tutti raggiunti dal canonico avviso di conclusione delle indagini preliminari, con valore di informazione di garanzia.
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