Ex Ilva, che succede ora? Né firma né rottura. Nuovo vertice il 12 agosto e riparte la gara per la vendita

Ex Ilva, che succede ora? Né firma né rottura. Nuovo vertice il 12 agosto e riparte la gara per la vendita
di Domenico PALMIOTTI
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venerdì 1 agosto 2025, 09:21


Né rottura, né firma. Sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto, prosegue il confronto tra Governo, Regione Puglia ed enti locali. Intanto riparte la gara per vendere l’azienda. Il 12 agosto al ministero delle Imprese ci sarà una nuova riunione e si dovrebbe decidere come decarbonizzare. Se realizzando tre forni elettrici, quattro impianti di preridotto (Dri) e altrettanti impianti per la cattura e lo stoccaggio della CO2 (il cosiddetto scenario A), ma c’è il nodo del gas da sciogliere. Oppure costruendo i soli forni elettrici (ed è lo scenario B). O, ancora, installando i tre forni elettrici ed un solo impianto di preridotto ed uno per la CO2 (proposta C).

Le prime due proposte, A e B, sono del Governo e ieri sono state confermate. A regime, e su base annua, hanno rispettivamente bisogno di 5,1 miliardi di metri cubi e di 1,3-1,4 miliardi di metri cubi di gas. La terza proposta, la C, è invece del Comune di Taranto. L’ha presentata al tavolo il sindaco Piero Bitetti, tornato in campo dopo la revoca delle dimissioni di lunedì, ed ha il sostegno della sua maggioranza di centrosinistra che ha firmato anche un documento. Questa proposta fa leva sul gas che oggi, con le infrastrutture esistenti, arriva alla fabbrica: 2 miliardi di metri cubi l’anno. Ma per fare ciò che il Comune propone, osservano fonti tecniche, 2 miliardi di metri cubi di gas non basterebbero in quanto alla quota di 1,3-1,4 miliardi di metri cubi per i tre forni elettrici, bisognerebbe sommare altri 900 milioni di metri cubi per un solo Dri, quindi si va oltre i 2 miliardi. E così, non essendo ancora chiaro se gli impianti del Dri potranno farsi a Taranto e come far arrivare il gas, la bozza di accordo di programma data agli enti locali affinché la valutino, prevede solo i tre forni elettrici. Si specifica che “la completa decarbonizzazione degli impianti verrà realizzata nell’arco temporale di sette anni, con possibilità di proroga di 12 mesi”. E si aggiunge che “le diverse fasi del processo di decarbonizzazione inizieranno nel 2026 e saranno completate entro il 2032 e consisteranno nella graduale sostituzione degli attuali altiforni con unità produttive a basse emissioni, mantenendo costante la produzione durante tutto il periodo”. Ieri, però, si è deciso di far partire nella prossima settimana la gara - a lanciarla saranno i commissari - per portare sul mercato gli asset di Acciaierie d’Italia. Una prima gara fu lanciata esattamente un anno fa, ha visto proporsi, nella fase delle offerte, tre gruppi (gli azeri di Baku Steel Company, gli indiani di Jindal International e gli americani di Bedrock, con la proposta dei primi giudicata la più valida) e adesso si riparte. Poiché gli “obiettivi di piena decarbonizzazione” sono “condivisi da tutti i rappresentanti istituzionali”, si “dà mandato ai commissari di AdI in AS affinché tali obiettivi siano recepiti nell’aggiornamento della gara in corso con la previsione di termini perentori e rappresentino per gli aggiudicatari la base del riesame dell’Aia”. È quanto si legge nel verbale della riunione di ieri.

Verbale che non é stato firmato, ma che comunque vede la condivisione delle parti.

Invece su come fare la decarbonizzazione, tutto rinviato, come detto, al 12 agosto “per consentire agli enti locali, come da loro richiesta - ed é un altro passaggio del verbale - di riunire gli organi assembleari al fine di esprimere compiutamente le loro posizioni sul piano di decarbonizzazione ed anche, eventualmente, in merito alla migliore collocazione del polo del Dri per garantire la sostenibilità dello stabilimento e l’autonomia strategica del Paese”. In sostanza, si attende che il Consiglio comunale di Taranto si riunisca (avrebbe dovuto farlo l’altroieri ma la seduta è saltata per le dimissioni di Bitetti), esprima il suo orientamento e dia il mandato al sindaco. E in attesa del Consiglio, nella nuova bozza si rinvia anche la scelta anche sull’eventuale arrivo della nave di rigassificazione. Approdo a cui il Comune ha ribadito il suo no, ma che nelle valutazioni del comitato tecnico gas insediato al Mimit, serve per arrivare ai 5 miliardi di metri cubi di gas necessari ad alimentare l’insieme impiantistico compreso nel cosiddetto scenario A. Il ministro Urso, che oggi a Palazzo Chigi vedrà i sindacati insieme agli altri ministri interessati per un punto di situazione, dichiara che «si procederà assolutamente con la decarbonizzazione della fabbrica. Noi andiamo avanti nell’augurio di raggiungere il maggior consenso possibile sul piano di decarbonizzazione che farà della siderurgia italiana, la prima in Europa ad acciaio green. Il negoziato proseguirà ad oltranza».

Commenta il governatore pugliese Michele Emiliano: «La battaglia della Regione Puglia sulla totale decarbonizzazione dell’ex Ilva durata dieci anni, è giunta alla sua positiva conclusione. Il ministro Urso ha dato istruzione ai commissari di Acciaierie d’Italia di inserire la totale decarbonizzazione nelle clausole contrattuali del nuovo bando di vendita della fabbrica di Taranto. Si tratta di un risultato storico che la Regione ha conseguito. Vedremo all’esito della gara secondo quali modalità la decarbonizzazione dovrà avvenire». Mentre per il sindaco Bitetti, «noi proponiamo una decarbonizzazione totale in cinque anni che consenta di chiudere la fabbrica del 1960. Ora il rinvio ci consente di approfondire i documenti, di guardarli con attenzione perché riguardano il territorio, e di coinvolgere il Consiglio comunale». Prima della fine della riunione, a margine il presidente della Provincia, Gianfranco Palmisano, aveva annunciato che comunque non avrebbe firmato il verbale, cosa che poi nessuno ha fatto, perché, non essendoci le dichiarazioni espresse al tavolo, era un preaccordo.

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