Anche i canadesi di Stelco hanno visitato gli impianti di Acciaierie d’Italia prossimi alla vendita e la visita li ha lasciati soddisfatti.
Stelco, che sta per passare al produttore siderurgico americano Cleveland-Cliffs, è stato l’ultimo a farsi vivo dopo gli indiani di Vulcan Steel (gruppo Jindal) e Steel Mont, gli ucraini di Metinvest e gli italiani Marcegaglia e Sideralba, che in questa fase sono più interessati ai tubi che all’insieme del gruppo.
Adesso è dunque configurata la platea dei potenziali investitori interessati al ritorno dell’ex Ilva sul mercato dopo la gestione commissariale, ma si è ancora in una fase iniziale. Primo, perché bisogna vedere se chi ha visitato gli impianti, entro il 20 settembre esprimerà la manifestazione di interesse ed entro novembre formalizzerà l’offerta. Dovrebbe essere così, ma allo stato non c’è certezza. Secondo, perché ai sei gruppi che si sono palesati, potrebbero aggiungersene altri. Esempio, Arvedi, che è un grande produttore siderurgico, sinora non ha battuto colpo. E non ha visitato gli impianti. Questo però non vuol dire che Arvedi non sia interessato ad Acciaierie d’Italia. Ambienti vicini al dossier dicono che Arvedi la manifestazione di interesse la lancerà e se, al contrario degli altri, non ha visitato gli impianti, questo si spiega col fatto che gli impianti li conosce e che il gruppo di Cremona è già avanti per conto suo nell’innovazione tecnologica e nel forno elettrico, che con la decarbonizzazione sarà il futuro approdo del siderurgico di Taranto.
La ripartenza
A Taranto, intanto, la cura somministrata all’altoforno 4 lo ha fatto riprendere. L’impianto, l’unico in marcia, è ora stabilmente sopra le 5mila tonnellate di ghisa al giorno. L’1 agosto, per esempio, ne sono state colate 5.270 e a luglio, per 20 giorni, l’altoforno 4 si è collocato sopra le 5mila tonnellate. Certo, ci sono stati giorni in cui si è prodotto meno, 2.320 tonnellate il 22 luglio, o anche meno in altri giorni, tra le 1.700 e le 1.800 tonnellate, ma il passo di marcia più spinto sembra essere intrapreso. E questo dovrebbe portare tra settembre e ottobre al riavvio di un secondo altoforno, l’1, sino ad arrivare nel 2026 con tre altiforni stabilmente in marcia e con la fine della cassa integrazione, decisa nei giorni scorsi, con un accordo sindacati-Acciaierie, per 4.050 dipendenti del gruppo di cui 3.500 a Taranto.
Ieri, al Mimit, il ministro Adolfo Urso ha incontrato i sindacati confederali e metalmeccanici nazionali per un punto complessivo di situazione sui settori dell’automotive e della siderurgia. Ovviamente si è parlato anche di Acciaierie e il Governo ha ribadito quanto già illustrato in questi giorni a partire dal bando di vendita.
«Non abbiamo ricevuto nessuna risposta concreta sulle numerose vertenze aperte, che interessano da anni migliaia di lavoratori, e sulla gestione degli effetti della transizione ecologica, in particolare nell’automotive - rileva Rocco Palombella, segretario generale Uilm -. Per quanto riguarda l’ex Ilva, vogliamo verificare ed essere aggiornati costantemente fino alla vendita della più grande azienda siderurgica italiana perché vogliamo garanzie reali su ambiente, occupazione e produzione. Anche per quanto riguarda Piombino registriamo dei rallentamenti per arrivare a una soluzione, in particolare resistenze nel cedere aree ai nuovi investitori». Quest’ultimo è Metinvest, che ha messo in cantiere un forno elettrico insieme a Danieli.
Negativo il giudizio sull’incontro con Urso anche di Maurizio Landini, numero 1 della Cgil, che chiede che la discussione sia trasferita a Palazzo Chigi con scelte di cambio di passo sull’industria italiana a partire dalla prossima legge di Bilancio. «Un Paese industriale senza una seria industria dell’acciaio e di qualità, non va da nessuna parte», sottolinea Landini. «Abbiamo ribadito la nostra contrarietà rispetto al fatto che non siamo stati coinvolti sul bando - osserva Ferdinando Uliano, segretario generale Fim Cisl -. Per noi diventa fondamentale evitare situazioni spezzatino e avere garanzie industriali e di occupazione per questo settore. Ci è stato ribadito che le manifestazioni di interesse verranno presentate entro il 20 settembre e questa sarà l’occasione per aprire una contrattazione con i nuovi soggetti. Abbiamo infine ribadito la necessità di avere un ruolo importante dello Stato in quanto le politiche di decarbonizzazione presentano investimenti di tale portata che ad oggi non vediamo un privato all’altezza di quest’impegno».
Infine, anche l’Usb «pone dentro alle grandi vertenze il tema del ruolo dello Stato come regista e garante. Tema che emerge con forza in vertenze chiave come Acciaierie d’Italia».
D.Pa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA