Rio 2016, Di Francisca: «La mia vita a muso duro»

Rio 2016, Di Francisca: «La mia vita a muso duro»
di Gianluca Cordella
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Venerdì 12 Agosto 2016, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 12:26

L'INTERVISTA
dal nostro inviato
RIO DE JANEIRO I Giochi brasiliani e le cerimonie di premiazione che fanno discutere. Così, da un lato c'è il tiratore Fehaid Aldeehani, che vince l'oro nel double trap e si arrabbia perché sul podio non risuonerà l'inno del suo Paese, il Kuwait. Questioni di protocollo: il Kuwait è stato sospeso dal Cio per sospetti legami tra politica e sport e sul podio va suonato l'inno olimpico. E poi c'è chi, come Elisa Di Francisca già ripartita per l'Italia, l'inno del suo Paese non può sentirlo solo perché in finale ha messo a segno una stoccata in meno della sua avversaria, ma che sceglie comunque la festa del podio per mandare un messaggio forte. Contro il terrorismo, scacciato via dallo sventolare di una bandiera dell'Europa.
Partiamo da quella bandiera
«Ho voluto farlo per dare un messaggio. Che l'Europa esiste, che è unita e che solo essendo uniti possiamo superare tante barriere, tante paure, e non fare quello che vogliono loro. Cioè chiuderci in casa. Mi riferisco a quello che è successo a Bruxelles, a Parigi e via dicendo. Bisognerebbe cercare di essere uniti, di volersi bene. Ogni volta che viaggio vedo spesso che ci si guarda intorno con sospetto. Non dobbiamo avere paura l'uno dell'altro perché in quel modo facciamo il loro gioco e non è giusto».
Un messaggio pubblico importante. In privato invece come ha festeggiato?
«Ho brindato, ho festeggiato con quelli che sono qua, poi festeggerò con quelli che sono a casa, con la famiglia. Farò un festone. Mi ero ripromessa: se vinco smetto di fumare (e ride per quella pausa thrilling, ndi). Non ho vinto e quindi ci proverò più in là. Con la scherma non smetto. Faccio quello che sento, non riesco a programmarmi la vita. Già è tutta programmata: sveglia alle otto, colazione alle nove, alle dieci ti alleni Quello che c'è di naturale, come i figli, come l'amore, come un lavoro o una nuova sfida, lascio che sia naturale, non programmo nulla».
Ha un rammarico per la finale?
«Di non aver sfruttato bene il tempo. Solo questo. Per il resto ho dato tutto quello che avevo. Di più non potevo».
Tante stoccate dubbie. Perché non ha mai chiesto la moviola?
«Per non perdere la concentrazione. Ho cercato di mantenere la concentrazione che avevo all'inizio quando sono andata 3-0 ma che poi ho perso, purtroppo. Poi è rivenuta, poi l'ho ripersa. Alla fine anche la concentrazione non mi è servita granché, però ce l'ho messa tutta, giuro».
Non è stata l'unica ad avere a che fare con arbitraggi pro-Russia
«C'è qualcosa che va oltre. Io ho la coscienza pulita nel senso che cerco di essere sempre nel giusto. Di comportarmi bene, di non doparmi, di non pagare qualcuno per farmi vincere. Tutto quello che faccio, nel bene e nel male, lo faccio facendo dei sacrifici. E quando ottieni delle cose facendo dei sacrifici ha tutto un altro sapore».
C'è però quella sensazione di dover fare sempre il colpo perfetto, perché se c'è un minimo dubbio la stoccata la danno ai russi
«Questo si sa. E' così. Ci sono cose che vanno oltre. Come i soldi, come le case farmaceutiche, ci sono potenze che sono quelle e basta. Il mio non è dire fanno bene. E' accettare tutto, perché poi alla fine sta ad ognuno di noi riuscire a comportarsi bene».
Con tutto quello che è successo allo sport russo, questa medaglia potrebbe diventare d'oro tra un paio d'anni?
«Non penso. Certo se diventasse d'oro sarei contenta ma a me piace sempre combattere per le mie cose. Sarebbe bello rifare l'assalto, più che avere la medaglia d'ufficio».
Appuntamento con l'oro fra quattro anni?
«Non lo so, vediamo. Se c'è da combattere, io combatto, pure con una gamba sola».
Questo argento pesa come l'oro di Londra?
«A Londra ho vinto per una stoccata, qui ho perso per una stoccata. Il caso non esiste. E' bello vincere, ma è normale perdere. In ogni cosa che faccio ci sono coraggio e paura. Quando le cose riescono bene è perché trovi l'equilibrio tra le due. Dopo Londra sono cambiata tanto. Il divorzio con Stefano (Cerioni, andato ad allenare la Russia, ndi). Ho scelto Giovanna Trillini. Poi l'infortunio. Ma tutto quello che è successo e le persone che ho incontrato hanno fatto in modo che qui a Rio fossi pronta, fisicamente e mentalmente».
Vuoi mandare un messaggio ad Arianna Errigo?
«Se avesse vinto, le avrei fatto i migliori complimenti. Sarebbe stato il migliore dei finali per lei. Perdi le Olimpiadi a Londra per una stoccata, fai quattro anni di fuoco e fiamme e poi qua Forse era troppo carica mentalmente. Comunque è una persona che stimo, che rispetto e alla quale voglio bene».