La SuperLega divide gli allenatori, anche quelli dei club interessati al nuovo progetto europeo che potrebbe cambiare completamente il calcio. Più guardinghi i nostrani Stefano Pioli (Milan) e Andrea Pirlo (Juventus), meno diplomatici Jurgen Klopp (Liverpool) e Pep Guardiola (Manchester City). Sintomo probabilmente anche del dibattito molto acceso che si sta tenendo in Inghilterra, con molte tifoserie inviperite all'idea della nuova SuperLeague.
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«Ascolto i consigli del mio club che mi ha chiesto di focalizzarci sul lavoro e sul presente. Su quello che sarà il futuro si vedrà. Ma non è questo il momento di pensare ad altro», ha detto Pioli in conferenza stampa alla vigilia della gara col Sassuolo, dribblando l'argomento. Più loquace il tecnico juventino Pirlo: «È uno sviluppo per il mondo del calcio, ci sono stati cambiamenti in questi anni: è cambiato tutto, è una novità ma non sono io il più adatto a spiegare, abbiamo un presidente all'avanguardia, è giusto che sia lui a farlo», ha detto. «Il presidente è venuto questa mattina a parlarci della cosa, è in prima linea per questo ma noi abbiamo la testa al presente e alla qualificazione in Champions».
Klopp e Guardiola critici
Dalla Premier League invece arriva una doppia bocciatura da parte di quelli che sono forse i due allenatori migliori al mondo in questo momento.
Giudizio simile dal'allenatore del Liverpool, Jurgen Klopp, primo tesserato di uno dei sei club inglesi coinvolti nella formazione della Superlega a opporsi al progetto. In un'intervista del 2019, il tecnico tedesco si era detto contrario alla creazione di una competizione che prevedesse la partecipazione garantita a certi club, Liverpool compreso. Un giudizio che ha confermato oggi. «Non ho cambiato opinione - dice, riferendosi all'intervista di due anni fa -. La gente non è felice, posso capire perché, anche se non posso dire molto di più. Non siamo stati coinvolti in questo progetto, nè io nè i giocatori. Non ci resta che attendere sviluppi».